Ciclo
del Contatto gestaltico dell’esperienza
Relazione
Aprile 2010 a cura di Mariacristina Guardenti e Valeria Zoppi
Dentro e fuori dal bidone della spazzatura
Io metto la mia creazione,
Che sia viva o moritura,
Sia tristezza o esaltazione.
Gioia e dolore che io ha avuto
Vorrò riesaminare;
Sentirmi assennato ed essere alienato,
Mi si accetti o mi si voglia rifiutare.
Robaccia o caos, giungete a un alt!
Invece di una sfrenata confusione,
Formate una sensata Gestalt
Nella mia vita a conclusione
( Fritz Perls
“Qui e Ora” pag 13 Sovera)
La
teoria della Gestalt viene elaborata a partire dagli anni ’40 dallo psichiatra
e psicoanalista tedesco Fritz Salomon Perls (1893-1970). La parola Gestalt, di
origine tedesca, significa letteralmente forma, schema, rappresentazione,
configurazione globale,
ed
ha influenzato tutta la psicologia moderna, generando un nuovo approccio, dove
i
disturbi
psicologici vengono considerati come “ rottura di Gestalt” ed interruzione
nell’unità
dell’essere. La Psicoterapia della Gestalt vede l’organismo umano in una
prospettiva
ecologica ed unificatrice della Persona. La piena realizzazione della
personalità avviene attraverso l’integrazione creativa delle sue dimensioni:
corporea, emotiva, intellettiva, sociale,spirituale. ( Psicoterapie della
Gestalt pag. 48 Sovera )
La
Gestalt si è sviluppata all'interno del movimento della psicologia umanistica e
poggia i suoi fondamenti teorici nella Fenomenologia
e nell'Esistenzialismo.
Friz
Perls, il suo fondatore, partendo dalla sintesi di varie scuole di psicologia
ed operando una sintesi originale tra il pensiero occidentale e quello
orientale, ha dato forma ad una pratica terapeutica basata sull'attenzione
continuativa al presente in un contesto di relazione.
Attualità,
Consapevolezza, Responsabilità "dell'esser-ci nell'esperienza" sono i
tre presupposti fondamentali del processo di crescita terapeutica gestaltica.
Contatto,
Espressione, Creatività, costituiscono il percorso da compiere per ritrovare la
propria forma e la propria interezza di vita.
La
Gestalt ha inizio negli anni '50 per mano del suo padre fondatore: Fritz Perls.
Perls
psichiatra e psicoanalista berlinese, e' noto per aver aperto nel 1935 (con
l'aiuto di E. Jones), l'Istituto Sudafricano di Psicoanalisi.
Nel
1951 pubblica, insieme a R. Hefferline e P. Goodman, Gestalt Therapy
("Terapia della Gestalt"), un testo fondamentale della psicologia
gestaltica.
La
terapia della Gestalt e' una sintesi di molte correnti di pensiero e puo'
essere collocata all'incrocio fra varie altre teorie gia' esistenti: la
psicoanalisi, le terapie psicocorporee di ispirazione reichiana, lo
psicodramma, il sogno da svegli guidato, i gruppi di incontro, l'approccio
fenomenologico e quello esistenziale, fino ad arrivare alle filosofie
orientali.
Gestalt: i concetti
fondamentali
Il termine "Gestalt" rimanda alla nozione di
“struttura e di totalita'”. In
realtà il significato della psicologia della Gestalt è più complesso: l’idea
portante di questo approccio psicologico è che il tutto è diverso dalla somma
delle singole parti. “ La percezione di una totalità – ad esempio un volto
umano – non può ridursi alla semplice somma degli stimoli percepiti, in quanto
il tutto è diverso dalla somma delle parti. Per comprendere un comportamento, è
importante non solo analizzarlo ma, anche e soprattutto, averne una visione
sintetica, percepirlo nell’insieme più vasto costituito dal contesto globale,
avere cioè uno sguardo non più puntato ma allargato” ( Serge Ginger, 1989).
Lo
scopo della Gestalt e' di far scoprire alla persona la "sua propria
forma", il suo modello e la sua interezza.
L'analisi puo' costituire una parte del
processo ma lo scopo della terapia della Gestalt e' l'integrazione di tutte le
parti della persona.
In
questo modo l'individuo puo' far emergere liberamente tutte le proprie
potenzialita' rimaste, fino a quel momento, sopite o represse.
Il
trattamento,
che facilmente puo' essere eseguito in gruppo, e' centrato su tentativi di
allargare la consapevolezza del se' delle persone mediante l'uso delle esperienze
passate, dei ricordi, degli stati emotivi, delle sensazioni corporee etc.
In
breve, tutto cio' che potrebbe contribuire a migliorare la consapevolezza
dell'individuo e' una parte consistente del processo terapeutico.
Una
caratteristica fondamentale della Psicoterapia della Gestalt consiste quindi
nel metodo operativo che si fonda prevalentemente sull'esperienza, sia nel
comprendere i problemi dell’ utente che nella scoperta ed esplorazione delle
possibili soluzioni.
Ogni
piccolo cambiamento viene vissuto nel “percorso” come una esperienza viva, dove
il cliente ha la possibilita' di esplorare le soluzioni ai suoi problemi non
mediante delle comprensioni intellettuali e razionali ma attraverso una
comprensione di tipo fenomenologico, dove sono incluse
sia le emozioni che le esperienze corporee.
La
sua base
contrattuale (legata cioe' ad obiettivi concordati inizialmente) e la
possibilita' di articolare gli strumenti operativi, fanno della Psicoterapia
Gestaltica un approccio duttile ed in continua evoluzione.
Per
questo i principi e le tecniche gestaltiche trovano ormai valida applicazione
anche in ambiti diversi dalla psicoterapia: nelle relazioni di aiuto, nel
colloquio clinico, nelle terapie di sostegno e in campo educativo. Mediante la terapia della Gestalt gli
utenti sperimentando piu' chiaramente cosa desiderano, sentono e percepiscono,
e potendo muoversi cosi' nel mondo con maggiore assertivita', diventano piu'
coscienti di se stessi e del loro mondo interno.
La
Gestalt viene oggi praticata in contesti e con obbiettivi assai diversi: nella
psicoterapia individuale faccia a faccia, nella terapia di coppia con entrambe
i partners presenti contemporaneamente, nella terapia familiare, nei gruppi
continuativi di terapia, nei gruppi di sviluppo personale del potenziale
individuale o in seno ad istituzioni (scuole, istituti per giovani disadattati,
ospedali psichiatrici e cosi' via) o infine sia nell'ambito di aziende sia
industriali che commerciali.
Evidenziamo qui di
seguito alcuni degli assunti base della psicoterapia della Gestalt.
1)IL TUTTO E’ PIU’ DELLA
SOMMA DELLE PARTI
Uno
dei concetti base della Psicoterapia della Gestalt è sintetizzato
dall’enunciato "il tutto è più della somma delle parti", esso spiega
la modalità del funzionamento di base non solo del processo percettivo, ma
anche dell’apparato psichico in generale.
L’uomo non percepisce le
cose come elementi distinti e sconnessi, ma le organizza in insiemi
significativi, mediante il processo percettivo.
Immaginiamo
che Mario si rechi ad una festa, quando entra nella stanza piena di
persone
non le percepisce come macchie, colori e movimenti ma come unità
significative,
in cui può predominare un elemento ( con funzione di “ figura ” ), rispetto
agli
altri che retrocedono nello sfondo ( funzione di sfondo ). L’elemento figura è
scelto
in base all’interesse individuale, e fino a quando permane quella motivazione
la
scena apparirà organizzata in modo significativo in relazione ad essa.
Ogni
invitato che partecipa alla festa, porta con sé un diverso interesse e la sua
percezione della stanza e degli elementi così come il suo comportamento sono
coerenti con tale motivazione. Ad
esempio la persona assetata desidererà bere e
cercherà
immediatamente qualcosa che soddisferà questo suo desiderio, la pittrice
osserverà
e studierà con occhio attento e critico i quadri presenti nella casa, mentre
il
ragazzo che sa di incontrare lì la sua ragazza, la cercherà all’interno della
folla.
“Si evince che ciò per cui
una persona nutre interesse, organizza la scena e le
fornisce
un significato (F. Perls, 1969) “.
2)DOTTRINA OLISTICA
La
Psicoterapia della Gestalt considera l’uomo come un organismo unificato capace
di funzionare su più livelli qualitativamente diversi e apparentemente
indipendenti, ma non per questo scissi: il livello del pensiero (mente)
e il livello dell’azione (corpo).
La
visione olistica si basa sul principio che il tutto è più grande o diverso
della somma delle sue singole parti. L’insieme non è semplicemente il
risultato di un accumulo di parti, ha piuttosto una propria unità intrinseca,
una particolare struttura ed integrazione delle parti. Vedere la persona come
una totalità più grande della somma delle sua parti significa vederla come
composta da tutte le parti: corpo, mente, pensieri, sentimenti, immaginario,
movimento. ma non come il frutto della semplice addizione di queste bensì come
un nuovo insieme unitario, integrato in cui ciò che fa la differenza è il modo
in cui queste parti si aggregano e danno forma all’unità persona.
La
persona è costituita dal funzionamento integrato nel tempo e nello spazio dei
vari aspetti del tutto. Da questo punto di vista curare esclusivamente un aspetto
della persona o identificare una parte come la causa del problema significa
frammentare artificialmente ciò che in realtà è qualcosa che funziona come
unità.
3)PROCESSO OMEOSTATICO E
L’AUTOREGOLAZIONE ORGANISMICA
La
Psicoterapia della Gestalt pone particolare attenzione a quello che la scienza
definisce “processo omeostatico”. Tale processo governa le funzioni
basilari della vita al fine di conservare l’equilibrio organismico e quindi la
sua salute in condizioni variabili. Da esso discendono comportamenti coerenti e
adeguati, atti a soddisfare i molteplici bisogni.
Mentre
la scienza si occupa e studia i bisogni fisiologici (ad esempio la regolazione
fisiologica del livello di zucchero nel sangue), la psicologia tratta dei
bisogni di natura psicologica dell’individuo e dei meccanismi omeostatici o
adattativi con cui vengono soddisfatti, riconoscendo, comunque, che i due
processi (biologico-fisiologico e psicologico) sono sempre interconnessi.
Normalmente
l’organismo fa fronte a diversi bisogni che si manifestano simultaneamente, ma
dal momento che può svolgere adeguatamente solo una funzione alla volta, deve
operare una scelta entro una scala gerarchica di valori, seguendo uno schema
che dà priorità al bisogno in primo piano, in “figura”, quello che
preme con maggiore urgenza per il proprio appagamento, lasciando retrocedere
temporaneamente nello “sfondo” gli altri bisogni.
La
Psicoterapia della Gestalt descrive il funzionamento organismico come
l’organizzazione di questa dinamica figura/sfondo.
La
formazione di figure di interesse ci spingono a cercare un loro completamento
nell’ambiente attraverso il comportamento, il cui effetto porta al
conseguimento dell’autoregolazione, di un nuovo equilibrio del campo
organismo/ambiente.
Nell’
osservare il processo organismico di base si nota che all’emergere di un
bisogno impellente, cioè di una figura di interesse che si stacca dallo sfondo
(ad esempio: la sete) corrisponde l’organizzazione di un comportamento (vado
verso il frigorifero) che porta al contatto con l’ambiente (bevo) al fine di
completare il bisogno emergente (sono dissetato). Una volta raggiunto il completamento
e ristabilito un nuovo equilibrio omeostatico si osserva il ritirarsi della
figura nello sfondo, in questo modo viene dato spazio alla successiva figura di
interesse emergente.
5)LA RELAZIONE
ORGANISMO-AMBIENTE E IL CONFINE DI CONTATTO
Secondo
la concezione della Psicoterapia della Gestalt nessun individuo è separato dal
“campo ambientale” in cui è
inserito e di cui è parte. Infatti
il “campo totale” comprende sia l’organismo
che l’ambiente, esso è costituito da due elementi che apparentemente
sembrano separati, ma che in realtà esistono in uno stato di reciproca interdipendenza. Il comportamento dell’essere umano è
considerato come funzione del campo totale, ed è influenzato dalla natura di
tale rapporto. Nello specifico la Psicoterapia della Gestalt studia “come” funziona
l’essere umano nel suo ambiente e cosa accade al confine del contatto tra i due
elementi, dove hanno luogo gli eventi psicologici. Le
“modalità” di contatto o di resistenza al contatto con l’ambiente, il
“come” il soggetto affronta e sperimenta questi eventi di confine, dà
origine a emozioni, pensieri, azioni, e pattern comportamentali.
Tale
visione tende al superamento delle scissioni derivanti dalle categorie
concettuali tipicamente occidentali: individuo/ambiente, esperienza
interna/esterna, sé/altro, soggetto/oggetto, e considera tali categorie come
“indivisibili” in quanto parte del campo totale.
“Anche
se è possibile dividere la frase “io vedo un albero”, in soggetto, verbo e
complemento oggetto, nell’esperienza non si può suddividere il processo in
questo modo” (Terapia della Gestalt - Perls, 1969).
Uno
dei criteri che attiva nell’individuo un comportamento di contatto o di ritiro
è legato alla desiderabilità o indesiderabilità di un oggetto presente
nell’ambiente, desiderabilità connessa alla soddisfazione dei propri bisogni e
al ripristino dell’equilibrio omeostatico disturbato.
Il
contatto e il ritiro, l’accettazione e il rifiuto, costituiscono le funzioni
più importanti della personalità totale, e derivano dalla capacità di
discriminazione dell’individuo. Contatto e ritiro, in una struttura ritmica,
sono parti del ciclo di contatto così come il sonno e la veglia sono parti di
un ciclo più complesso, essi sono i mezzi per soddisfare i nostri bisogni, per
continuare i processi costanti della vita stessa.
Se
il contatto è troppo prolungato può diventare inefficace o doloroso, e
analogamente se il ritiro è protratto nel tempo interferirà andando a scapito
dei processi vitali.
6)IL POTERE DEL
"QUI ED ORA”
La
Psicoterapia della Gestalt è una terapia del “Qui-e-Ora”, in cui è posto l’accento sul presente come segmento
espressivo della totalità dell’esperienza, come il luogo in cui si incrociano
le tensioni verso il futuro e gli influssi del passato.
Si
tratta di un trattamento sperimentale, piuttosto che verbale o interpretativo,
attraverso il quale il cliente può apprendere come vivere con consapevolezza
nel presente. Egli può imparare a rivolgere la sua attenzione a ciò che fa,
sperimenta o sente nel presente, nel qui-ed-ora, diventando gradualmente
consapevole dei suoi gesti, della sua respirazione, delle sua emozioni, della
sua voce, delle sue espressioni facciali, o dei suoi pensieri pressanti.
Infatti per chiudere definitivamente il libro sui problemi passati non basta
ricordarli semplicemente, ma ci si deve ritornare “psicodrammaticamente”, e
questo è possibile farlo solo nel presente. Solo nel presente i sistemi
sensorio e motorio dell’individuo possono funzionare, ed è solo nel presente
che la consapevolezza e l’esperienza possono avere luogo.
Durante IL COLLOQUIO le diverse dimensioni
temporali sono, quindi trattate come fossero “Qui e Ora”, anche quando il CLIENTE sta ricordando qualcosa del
passato, l’oggetto del lavoro è nel presente delle sue emozioni e delle sue
propriocezioni (il senso cinestesico muscolare si può sperimentare nel
Qui-e-Ora).
La
Psicoterapia della Gestalt riconosce l’azione del ricordare e del programmare
come funzioni del presente, anche se si riferiscono al passato e al futuro.
7)TEORIA DEL SE’
Per “organismo” nella Psicoterapia della
Gestalt si intende l’individuo che è in relazione con l’altro sé, cioè con l’”ambiente”. L’interazione IO - TE
avviene attraverso ciò che viene definito “ confine del contatto”.
Come
nella psicoanalisi si parla di “sé” e
“oggetto” altrettanto nella
Psicoterapia della Gestalt si parla di “organismo” e “ambiente”; qui il sé non
è inteso come negli altri modelli psicologici. Nella psicoanalisi e nella
psicologia analitica il Sé (scritto maiuscolo), rappresenta una struttura
centrale, nucleare dell’individuo, molto profonda e fondamentale. Al
contrario nella Gestalt la parola “sé” si scrive in minuscolo perché non ha
niente a che fare, senza escluderne importanza o esistenza, con una qualche
struttura “nobile” di tipo archetipo come l’anima o lo spirito o con un qualche
nucleo centrale e primario della persona che ne definisce la natura innata e
specifica.
Si
potrebbe dire che il sé è come un “ organo ” della
persona, uno strumento che ha insita la capacità di regolare l’organismo o che
presiede a risolvere i suoi problemi per mezzo della sua caratteristica
principale che è quella di essere “un processo permanente di adattamento
creativo ” dell’uomo al proprio ambiente, interiore ed esteriore ( vedi
Goodman ). Quindi un ” processo “ non si intende più
qualcosa di statico, fermo, sempre uguale a se stesso ma qualcosa che è in
movimento che cambia continuamente con il mutare delle situazioni interne ed
esterne, attraverso questa sua funzione creativa di organizzarsi e
riorganizzarsi in base alle diverse circostanze, con lo scopo di ristabilire
l’integrità organistica. Questa funzione ci permette di ritrovare il
benessere quando lo perdiamo, possiamo pertanto intenderla come fondamentale
nella spinta alla vita e alla salute.
In
psicoterapia della Gestalt il sé ha 3 funzioni:
ES
IO
PERSONALITA’
Funzione ES:
Ha
una natura passiva ed ha a che fare con
“ ciò che succede ”, senza che
noi si abbia la possibilità di decidere o intervenire. Si sperimenta
principalmente con la “ sensazione ” e in genere si presenta
con dei segnali fisici quali contrazioni allo stomaco, modificazioni
della postura, alterazione del respiro, e così via. E’ quindi un automatismo di
base che si manifesta in tutte quelle pulsioni interne e bisogni vitali che ci
spingono ad organizzarci come schema corporeo nel fronteggiare l’ambiente,
nell’evitare gli ostacoli, nel prepararci all’azione, ecc.
La
funzione ES nel Ciclo del Contatto,
si manifesta con la fase del pre-contatto.
Funzione IO:
Ha
una natura fortemente attiva, noi esprimiamo la nostra “soggettività” potendo
accettare o rifiutare ciò che proviene dal nostro ambiente. Possiamo attraverso
questa funzione scegliere se respingere, limitare o aumentare il
nostro contatto sia con il mondo esterno che con quello interno. I cosiddetti disturbi di questa
funzione sono chiamati “resistenze”, altrimenti definiti da Goodman
come “ perdita della funzione Ego ” .
La
funzione IO nel Ciclo del Contatto, si manifesta nella presa di contatto e nel contatto
pieno
Funzione PERSONALITA’:
Ha
una natura soggettiva, è l’idea che ci siamo fatti di noi stessi, attraverso le
nostre esperienze di vita. E’ il modo in cui ci rappresentiamo, la nostra
immagine interna che vuol dire la somma delle esperienze di vita che abbiamo
accumulato e che hanno creato il nostro senso d’identità, che ci permette di
riconoscerci e di integrare le nostre esperienze.
La
funzione PERSONALITA’ nel Ciclo del
Contatto, si manifesta nel post-contatto o ritiro
CICLO DEL CONTATTO
“Il
contatto è l’umore vitale della crescita, vuol dire cambiare se stessi e
l’esperienza di sé nel mondo.” (Poster & Poster, 1986).
L’aspetto più pervasivo del nostro
funzionamento è costituito dalla nostra interazione con l’ambiente, dall’ ”entrare
in contatto con” esso, così da trovare compimento ai nostri bisogni. Questo
processo di interazione organismo/ambiente, sebbene fenomenologicamente appaia
fluido e continuo, è caratterizzato da alcuni elementi basilari che formano una
“sequenza
di contatto”. Infatti si possono contraddistinguere dei “segni di
punteggiatura” che costituiscono le fasi del processo, segni più facilmente
individuabili in quei cicli di contatti difficoltosi, in cui viene interrotta
la sequenza naturale.
Il “ciclo
di contatto” o “ciclo
dell’esperienza” può essere considerato una mappa generica di ogni episodio
di contatto, una rappresentazione della sequenza di percezione e comportamento
volta al completamento di una figura di interesse nell’interazione organismo/ambiente.
La sensazione è l’ingrediente base dell’esperienza, lo sfondo dal quale
partiamo per organizzare il nostro funzionamento. Attraverso la combinazione
delle sensazioni, l’astrazione del loro significato in termini di bisogno, e
l’integrazione dell’esperienza in un’unità significativa in relazione con
l’ambiente avviene la formazione della figura o Gestalt. Successivamente
l’organismo può mobilizzare (mobilizzazione) il flusso di energia o di
interresse in modo da prepararsi all’azione. Il comportamento o movimento che
porta al contatto con i propri bisogni corporei e al loro soddisfacimento,
favoriscono il completamento della figura, in seguito al quale può aver luogo
il ritiro dal contatto e quindi il dissolversi di quella figura nello sfondo.
Queste fasi del ciclo non sono così separate e definite come possono apparire,
anzi in alcune fasi si possono incontrare elementi e aspetti di altre.
Ci
sono situazioni in cui il flusso che porta dalla formazione della figura al
completamento di questa nell’ambiente non può essere così scorrevole. Alcuni
ambienti possono non sostenere il soddisfacimento di certi bisogni, in quanto
sprovvisti delle risorse sufficienti, oppure il comportamento che corrisponde a
quel bisogno può evocare una reazione ostile. Per questo motivo a volte si fa
necessario rimandare l’adempimento dei bisogni e interrompere alcuni cicli di
esperienza per far sì che il ritmo e la forma di contatto si adattino alla
circostanze mutevoli del mondo e del nostro organismo.
Nella
Psicoterapia della Gestalt la capacità di interrompere temporaneamente il
processo di contatto viene considerata utile e sana, quale adattamento creativo
alle vicissitudini dell’esperienza e dell’ambiente. Tuttavia la difficoltà
sorge quando il ciclo di contatto viene interrotto abitualmente, in maniera
inconsapevole, così che i nostri bisogni non riescono a trovare risoluzione, e
questa incompletezza si manifesta come disturbo e malattia.
Alcuni
descrivono il Ciclo del Contatto come articolato in 4 fasi, altri in 6, 7 oppure
8.
Perls identifica 5 fasi nel ciclo del
contatto, che vengono suddivise in: precontatto, presa di contatto, contatto
pieno, post-contatto o ritiro, vuoto fertile.
PRIMA
FASE:
PRE-CONTATTO cosa sento ora : il mio primo vissuto
nell’entrare nel ciclo dell’esperienza
Nel momento in cui l’organismo
percepisce una sensazione ed è mobilitato da uno stimolo interno o esterno, si
entra nella fase del pre-contatto.
In questa fase l’organismo raduna
tutte le proprie energie per soddisfare il proprio bisogno. In questa fase
confluiscono sensazioni dapprima indifferenziate e poi sempre più chiare, è il
momento in cui la figura emerge dallo sfondo ed il confine con l’ambiente
esterno è ancora debole e permeabile.
SECONDA
FASE:
PRESA DI CONTATTO cosa voglio e cosa non voglio : il mio
desiderio e scopo implicito di tale vissuto
Nella seconda fase, quella del contatto, il
soggetto prende coscienza del proprio bisogno, inizia a delinearsi con maggiore
chiarezza qual è il desiderio e come ci si può muovere per soddisfarlo. In
questa fase, quindi, c’è un primo momento di orientamento in cui l’organismo
focalizza il proprio bisogno ed emerge una sorta di eccitazione per sostenere
l’azione necessaria per realizzare il proprio desiderio. In questo frangente
l’organismo è pronto per l’esperienza di contatto.
TERZA
FASE:
CONTATTO PIENO cosa sto facendo ora : definito dalla
mia scelta e azione per soddisfare tale bisogno
Si passa dunque alla terza fase, quella del
contatto finale o contatto pieno, in cui l’individuo si fonde in una “confluenza sana” con l’oggetto
desiderato, in un momento di forte e pieno contatto con l’ambiente esterno. Il
confine con l’ambiente in questo momento è totalmente permeabile. “Il contatto
finale è la meta ultima dell’instaurazione di tutto il processo di contatto, è
il momento in cui organismo ed ambiente, totalmente presenti e carichi di
energia adeguata entrano in una relazione di confluenza, creano e sono
assorbiti da una nuova Gestalt, in cui non si sovrappongono, ma si intersecano
ed integrano. L’organismo e l’ambiente perdono i propri confini e vivono
pienamente l’esperienza del “noi” (…) Terminato questo momento il campo si
differenzia di nuovo e quando si sono compiute le reciproche intenzionalità e
organismo ed ambiente si sono soddisfatti, l’energia si riduce e i due soggetti
si staccano, si separano e si avviano ad una dimensione di ritiro”. (E. Giusti,
V. Rosa, Psicoterapea della gestalt, Pag.102-103).
QUARTA FASE:
POST-CONTATTO cosa sento dopo averlo fatto, cosa sono
diventato : la mia esperienza dell’eventuale appagamento e soddisfazione
conseguente alla mia azione.
Nella quarta fase, quella del ritiro o
post-contatto, i confini tra l’organismo e l’ambiente esterno si sono
ristabiliti e si può iniziare a rielaborare il vissuto. Se l’esperienza è stata
buona, può facilitare una crescita ed uno sviluppo sano, integrandola nel
proprio bagaglio di esperienze personali.
QUINTA FASE:
VUOTO
FERTILE
Arriva infine la quinta fase, quella
del vuoto fertile, in cui il ciclo si è chiuso e ci si rende disponibili per un
nuovo bisogno. “Affinché l’organismo riesca a ritirarsi con naturalezza ed
armonia è importante che esso abbia raggiunto il suo scopo, che possa
sperimentare senza angoscia lo stato di solitudine che il ritiro comporta, fiducioso
nell’ambiente e nella propria capacità di stabilire nuovi contatti nel momento
in cui sentirà emergere nuovi bisogni” (E. Giusti, V. Rosa, Psicoterapia della
gestalt, pag. 103).
MECCANISMI
DI INTERRUZIONE DEL CICLO DEL CONTATTO
Un ciclo di contatto sano costituisce
il presupposto per una crescita ed uno sviluppo sano della personalità.
Permette all’individuo di saper riconoscere i propri bisogni e di poter
soddisfarli in modo nutritivo ed arricchente, accrescendo le funzioni
relazionali e sociali che consentono un aumento del proprio benessere.
Nella realtà tuttavia non sempre le
cose procedono in modo lineare e congruo. Spesso accade che i cicli del
contatto vengano interrotti, sia per motivi interni della personalità
dell’individuo, sia per motivi esterni, cioè dall’ambiente. Queste interruzioni provocano delle gestalt incompiute e favoriscono a
volte l’insorgenza di disagi psicologici o di psicopatologie. “Il bisogno
principale dell’organismo è di completare le gestalt e quando, in una
determinata situazione, la persona evita ciò, allora l’energia che dovrebbe
essere distribuita in altri ambiti della vita, viene assorbita tutta da questa
esperienza. L’ansia causata da questa situazione diventa cronica e può
raggiungere un punto in cui la causa specifica della tensione viene rimossa,
dando luogo a situazioni non risolte che influenzano la capacità dell’organismo
di funzionare efficacemente nel proprio ambiente”. (Integrazione nelle
psicoterapie e nel counseling, pag. 144).
Si può parlare dunque di meccanismi
di interruzione del ciclo gestaltico, che consiste in una difesa attuata in
modo inconsapevole che blocca la consapevolezza e impedisce una crescita sana
ed armoniosa. I principali meccanismi di interruzione sono i seguenti: introiezione, proiezione, retroflessione,
deflessione, confluenza, egotismo, proflessione.
1) INTROIEZIONE.
Nell’introiezione si verifica un
meccanismo in base al quale la persona inghiottisce tutto ciò che viene
dall’ambiente esterno, senza mettere in atto una masticazione e digestione
utili all’assimilazione dell’esperienza. In pratica la persona soggetta ad
introiezione viene influenzata da tutto ciò che deriva dall’esterno, senza
prima aver fatto un’operazione di comprensione e scelta di ciò che è buono per
l’individuo e ciò che invece non lo è. “Quando (…) tutte le norme, i principi,
le idee e le abitudini che l’individuo trova nell’ambiente vengono “ingoiati”
interi, senza essere destrutturati e trasformati prima di essere assimilati,
l’introiezione diventa patologica. Può succedere che l’organismo scambi le
pressioni ambientali per propri bisogni e desideri e che si lasci guidare da
una serie di condizionamenti che niente hanno a che vedere con la sua vera
natura.” (E.Giusti, V. Rosa, Psicoterapie della Gestalt, pag. 141). Secondo
Perls, dunque, “nell’introiezione abbiamo spostato tanto al nostro interno il
confine tra noi e il resto del mondo che non rimane quasi nulla del nostro vero
essere”. (Perls, 1973, pag.42).
2) PROIEZIONE
Nella proiezione si innesca il
meccanismo secondo il quale si attribuisce all’ambiente ciò che in realtà
appartiene all’individuo. Questa attribuzione agli altri delle proprie emozioni
e sentimenti avviene in quanto l’individuo non è in grado di accettarli come
propri. La proiezione diventa patologica quando diviene un meccanismo di difesa
abituale, prescindendo dal comportamento effettivo degli altri, mentre è sana
quando permette all’individuo di mettersi nei panni dell’altro favorendo una
comprensione empatica.
3)
RETROFLESSIONE
Il meccanismo della retroflessione si
verifica quando la persona rinuncia ad esprimere ciò che pensa riversando su di
sé tutte le emozioni che prova. “Quando è sana la retroflessione marca
l’educazione sociale, la maturità ed il controllo di sé, la capacità di contattare
l’ambiente e di trarne il massimo beneficio attraverso lo spostamento delle
gratificazioni e consente all’individuo di darsi da solo ciò che si aspettava
dagli altri ma che non ha ottenuto (affetto, gratificazioni, sostegno,
conferme, ecc.)”. (E. Giusti, V. Rosa, Psicoterapie della Gestalt, pag. 144).
La retroflessione diviene invece patologica quando l’individuo rinuncia
completamente allo scambio con l’ambiente esterno, isolandosi ed evitando
qualsiasi contatto con l’altro.
4)
DEFLESSIONE
La deflessione avviene quando
l’individuo evita il confronto ed il contatto diretto: la persona dunque non
riesce a creare una relazione con il proprio ambiente, attuando dei meccanismi
di fuga o esitamento o semplicemente cambiando il soggetto delle proprie emozioni
(per esempio picchio mio figlio, quando in realtà sono arrabbiato con il mio
capo).
5)
PROFLESSIONE
La proflessione è una sorta di fusione
tra la proiezione e la retroflessione. Si realizza quando l’individuo fa
all’altro ciò che vorrebbe gli fosse fatto. “In questo caso c’è un’eccessiva
permeabilità in uscita, connotata dai corollari clinici dell’incapacità a
trattenere gli impulsi e quindi a dilazionare nel tempo il soddisfacimento dei
bisogni ed il raggiungimento dei desideri” (E. Giusti, V. Rosa, Psicoterapie
della Gestalt, pag. 147).
6)
CONFLUENZA
Nella confluenza si realizza una
vicinanza disfunzionale. L’individuo si abbandona e si lascia trasportare dalla corrente e
diviene incapace di scegliere e di decidere autonomamente, diventa “senza confini”.
Secondo Perls, la confluenza avviene quando l’individuo non avverte o riconosce
i confini tra sé e l’altro, quando sente che l’ambiente diviene un tutt’ unico
con se stesso, non riuscendo più a distinguere le parti dall’intero. Anche qui
ci sono momenti sani di confluenza: pensiamo agli amanti, al senso di
appartenenza con la comunità o ai momento di spiritualità. Successivo ai
momenti di confluenza, però, ci deve essere il ritiro, che permette di
masticare ed assimilare l’esperienza fatta, ma se il ritiro diventa difficile o
non avviene affatto, allora la confluenza può diventare patologica, poiché non
avviene mai una distinzione o differenziazione tra il sé e l’ambiente.
“L’identificazione totale ed onnicomprensiva, sia dal punto di vista della relazione
duale che di quella sociale, comporta l’impossibilità di qualsiasi sviluppo o
crescita, perché si crea una confusione permanente che impedisce la formazione
dell’identità.” (E. Giusti, V. Rosa, Psicoterapie della Gestalt, pag. 139).
7)
EGOTISMO
Infine l’egotismo è il meccanismo
secondo il quale l’individuo si ritira prima di aver concluso l’esperienza e di
essersi dato il tempo di assimilarla. L’egotismo diviene patologico quando
l’individuo si chiude totalmente al mondo esterno, evitando qualsiasi contatto
nutriente. È sano invece, quando avviene in un momento particolare in cui
l’individuo vive un processo di riappropriazione di sé, quando “il soggetto
riacquista le proprie dimensioni più profonde, magari escludendo gli altri ed
alimentando la propria autostima ed assertività.” (E. Giusti, V. Rosa,
Psicoterapie della Gestalt, pag. 146).
SCHEMI ESEMPLIFICATIVI
DEL CICLO, SPIRALE DEL CONTATTO:
PRE-CONTATTO----------
SENSAZIONE-----COSA SENTO ORA
PRESA DI CONTATTO-----
EMOZIONE-------COSA VOGLIO O NO ORA
PIENO CONTATTO--------
AZIONE---------COSA FACCIO ORA
POST-CONTATTO-------ASSIMILAZIONE----COSA
SENTO DOPO AVERLO FATTO
RESISTENZE:
PRE-CONTATTO--------------------CONFLUENZA
e DESENSIBILIZZAZIONE
PRESA DI
CONTATTO---------------INTROIEZIONE e PROIEZIONE
PIENO
CONTATTO------------------RETROFLESSIONE ED EGOTISMO
FUNZIONI DEL CONTATTO,
SOTTOINSIEMI DELL’APPARATO SENSO-MOTORIO
GUARDARE-IL COME GUARDA-
COME MUOVE GLI OCCHI
ASCOLTO-INTONAZIONE-MUSICALITA’
LINGUAGGIO- COME
TRASFERISCE L’ESPERIENZA NELLE PAROLE CHE USA
MOVIMENTO-CHE TIPI DI
MOVIMENTO USA
POSTURA
CORPOREA-TOCCO-MOTILITA’-DISTANZE
APPARENZA- COME SI
VESTE, SI TRUCCA, SI CURA
Il
ciclo del contatto è un ottimo strumento per il counselor.
Scopi del Counseling sono il raggiungimento di una maggiore
consapevolezza e responsabilità, intesa come abilità a rispondere, che non vuol
dire dare la risposta giusta ma quella utile per raggiungere la soddisfazione
di un bisogno e per fare ciò si rende necessario sviluppare la conoscenza del cliente
delle proprie dinamiche attraverso un processo di auto-osservazione. Questa
crescita dovrebbe portare l’individuo a trovare soluzione ai suoi problemi
personali. Un buon lavoro in tal senso, aiuta la persona a trovare modi di
risposta diversi alle proprie abitudini poco o per nulla funzionanti. Aiutare
il cliente a sviluppare le “ sue
capacità di risposta “, la sua “
responsability”, così che possa modificare il proprio atteggiamento di
fronte ai vecchi problemi e trovare nuove risposte ad essi e/o rendere accettabili
limiti e sintomi. Anche i sogni sono un
modo per riportare l’attenzione delle cose non integrate, non masticate, non
digerite, così come quando si applica il lavoro delle due sedie, l’obiettivo è
trovare l’integrazione delle polarità, la chiusura appunto della gestalt.
Il
Ciclo del Contatto è un processo di adattamento creativo del sé,
per la soddisfazione di un bisogno, anche se non si può assicurarne il
risultato.
Per
molti studiosi e autori non possiamo fare a meno di risolvere le nostre gestalt
aperte perché abbiamo un processo di autoregolazione organismica, così come non
possiamo dire ad una ferita di cicatrizzarsi perché ha la sua tendenza innata a
farlo comunque, nonostante noi. Come diceva Socrate:“ Siamo condannati ad
essere uomini liberi “.
Quando
si cerca di impedire il processo della chiusura delle gestalt, diventiamo
nevrotici e si rimane all’interno di una cronica condizione che da un lato ci
ferma e dall’altro ci spinge.
Il
Counseling attraverso un colloquio consapevole, autentico e congruente può
sostenere l’individuazione dei bisogni, l’identificazione del soggetto con
essi, intuire come renderli attivi, separarli tra la molteplicità , aiutando la
persona ad occuparsene uno per volta. Il cliente diventando consapevole di ciò
che fa può aumentare il suo orientamento e la sua capacità di manovra.
Sperimentare ed essere se stessi consente di raggiungere una comprensione e un
buon contatto con sé e con l’ambiente, vedere la propria parte nel rapporto con
l’intero, vedere se stessi come parte del “campo totale”
BIBLIOGRAFIA:
Fritz Perls
- “Qui e ora” Psicoterapia
autobiografica – 1991 Sovera Multimedia
Edoardo Giusti e
Veronica Rosa –“ Psicoterapie della Gestalt “ Integrazione pluralistica- 2006
Sovera Multimedia
Appunti lezione “Ciclo
dell’esperienza di Contatto-Ritiro dal Contatto” Edoardo Giusti 17/01/09
“Gli aspetti del sé ( 3
Funzioni )”; “Le fasi del ciclo del contatto sano”; “Procedure gestaltiche”;”
Modelli Operativi nella terapia della gestalt”; Dispense ASPIC del 17/01/09
Olimpia Armenante
“Modalità di resistenza al contatto” Dispense lezione Aspic del 14/02/2009
“Ciclo del contatto e
teoria del sé” Sergio Mattei Direttore istituto Gestalt e Body Work
Clarkson P.1989 Gestalt Counseling in action, Sage Publication , London
trad. it:
“Gestal-Counseling, per una consulenza psicologica proattiva nella relazione
d’aiuto” a cura di Ciarlantini P. Roma- 1992 Sovera.
“Integrazione nelle
psicoterapie e nel counseling”, rivista semestrale di studi e ricerche, numero
13/14, 2003.
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