venerdì 26 febbraio 2016


Ciclo del Contatto gestaltico dell’esperienza

Relazione Aprile 2010 a cura di Mariacristina Guardenti e Valeria Zoppi

 

Dentro e fuori dal bidone della spazzatura

Io metto la mia creazione,

Che sia viva o moritura,

Sia tristezza o esaltazione.

Gioia e dolore che io ha avuto

Vorrò riesaminare;

Sentirmi assennato ed essere alienato,

Mi si accetti o mi si voglia rifiutare.

Robaccia o caos, giungete a un alt!

Invece di una sfrenata confusione,

Formate una sensata Gestalt

Nella mia vita a conclusione

( Fritz Perls  “Qui e Ora” pag 13  Sovera)

 

La teoria della Gestalt viene elaborata a partire dagli anni ’40 dallo psichiatra e psicoanalista tedesco Fritz Salomon Perls (1893-1970). La parola Gestalt, di origine tedesca, significa letteralmente forma, schema, rappresentazione, configurazione globale,

ed ha influenzato tutta la psicologia moderna, generando un nuovo approccio, dove i

disturbi psicologici vengono considerati come “ rottura di Gestalt” ed interruzione

nell’unità dell’essere. La Psicoterapia della Gestalt vede l’organismo umano in una

prospettiva ecologica ed unificatrice della Persona. La piena realizzazione della personalità avviene attraverso l’integrazione creativa delle sue dimensioni: corporea, emotiva, intellettiva, sociale,spirituale. ( Psicoterapie della Gestalt pag. 48 Sovera )

 

La Gestalt si è sviluppata all'interno del movimento della psicologia umanistica e poggia i suoi fondamenti teorici nella Fenomenologia e nell'Esistenzialismo.

Friz Perls, il suo fondatore, partendo dalla sintesi di varie scuole di psicologia ed operando una sintesi originale tra il pensiero occidentale e quello orientale, ha dato forma ad una pratica terapeutica basata sull'attenzione continuativa al presente in un contesto di relazione.

Attualità, Consapevolezza, Responsabilità "dell'esser-ci nell'esperienza" sono i tre presupposti fondamentali del processo di crescita terapeutica gestaltica.

Contatto, Espressione, Creatività, costituiscono il percorso da compiere per ritrovare la propria forma e la propria interezza di vita.

 

La Gestalt ha inizio negli anni '50 per mano del suo padre fondatore: Fritz Perls.

Perls psichiatra e psicoanalista berlinese, e' noto per aver aperto nel 1935 (con l'aiuto di E. Jones), l'Istituto Sudafricano di Psicoanalisi.

Nel 1951 pubblica, insieme a R. Hefferline e P. Goodman, Gestalt Therapy ("Terapia della Gestalt"), un testo fondamentale della psicologia gestaltica.

La terapia della Gestalt e' una sintesi di molte correnti di pensiero e puo' essere collocata all'incrocio fra varie altre teorie gia' esistenti: la psicoanalisi, le terapie psicocorporee di ispirazione reichiana, lo psicodramma, il sogno da svegli guidato, i gruppi di incontro, l'approccio fenomenologico e quello esistenziale, fino ad arrivare alle filosofie orientali.

 

 

Gestalt: i concetti fondamentali

Il termine "Gestalt" rimanda alla nozione di “struttura e di totalita'”. In realtà il significato della psicologia della Gestalt è più complesso: l’idea portante di questo approccio psicologico è che il tutto è diverso dalla somma delle singole parti. “ La percezione di una totalità – ad esempio un volto umano – non può ridursi alla semplice somma degli stimoli percepiti, in quanto il tutto è diverso dalla somma delle parti. Per comprendere un comportamento, è importante non solo analizzarlo ma, anche e soprattutto, averne una visione sintetica, percepirlo nell’insieme più vasto costituito dal contesto globale, avere cioè uno sguardo non più puntato ma allargato” ( Serge Ginger, 1989).

Lo scopo della Gestalt e' di far scoprire alla persona la "sua propria forma", il suo modello e la sua interezza.

L'analisi puo' costituire una parte del processo ma lo scopo della terapia della Gestalt e' l'integrazione di tutte le parti della persona.

In questo modo l'individuo puo' far emergere liberamente tutte le proprie potenzialita' rimaste, fino a quel momento, sopite o represse.

 

Il trattamento, che facilmente puo' essere eseguito in gruppo, e' centrato su tentativi di allargare la consapevolezza del se' delle persone mediante l'uso delle esperienze passate, dei ricordi, degli stati emotivi, delle sensazioni corporee etc.

In breve, tutto cio' che potrebbe contribuire a migliorare la consapevolezza dell'individuo e' una parte consistente del processo terapeutico.

 

Una caratteristica fondamentale della Psicoterapia della Gestalt consiste quindi nel metodo operativo che si fonda prevalentemente sull'esperienza, sia nel comprendere i problemi dell’ utente che nella scoperta ed esplorazione delle possibili soluzioni.

 

Ogni piccolo cambiamento viene vissuto nel “percorso” come una esperienza viva, dove il cliente ha la possibilita' di esplorare le soluzioni ai suoi problemi non mediante delle comprensioni intellettuali e razionali ma attraverso una comprensione di tipo fenomenologico, dove sono incluse sia le emozioni che le esperienze corporee.

La sua base contrattuale (legata cioe' ad obiettivi concordati inizialmente) e la possibilita' di articolare gli strumenti operativi, fanno della Psicoterapia Gestaltica un approccio duttile ed in continua evoluzione.

Per questo i principi e le tecniche gestaltiche trovano ormai valida applicazione anche in ambiti diversi dalla psicoterapia: nelle relazioni di aiuto, nel colloquio clinico, nelle terapie di sostegno e in campo educativo. Mediante la terapia della Gestalt gli utenti sperimentando piu' chiaramente cosa desiderano, sentono e percepiscono, e potendo muoversi cosi' nel mondo con maggiore assertivita', diventano piu' coscienti di se stessi e del loro mondo interno.

 

 

 

La Gestalt viene oggi praticata in contesti e con obbiettivi assai diversi: nella psicoterapia individuale faccia a faccia, nella terapia di coppia con entrambe i partners presenti contemporaneamente, nella terapia familiare, nei gruppi continuativi di terapia, nei gruppi di sviluppo personale del potenziale individuale o in seno ad istituzioni (scuole, istituti per giovani disadattati, ospedali psichiatrici e cosi' via) o infine sia nell'ambito di aziende sia industriali che commerciali.

 

 

Evidenziamo qui di seguito alcuni degli assunti base della psicoterapia della Gestalt.

 

1)IL TUTTO E’ PIU’ DELLA SOMMA DELLE PARTI

Uno dei concetti base della Psicoterapia della Gestalt è sintetizzato dall’enunciato "il tutto è più della somma delle parti", esso spiega la modalità del funzionamento di base non solo del processo percettivo, ma anche dell’apparato psichico in generale. L’uomo non percepisce le cose come elementi distinti e sconnessi, ma le organizza in insiemi significativi, mediante il processo percettivo.

Immaginiamo che Mario si rechi ad una festa, quando entra nella stanza piena di

persone non le percepisce come macchie, colori e movimenti ma come unità

significative, in cui può predominare un elemento ( con funzione di “ figura ” ), rispetto

agli altri che retrocedono nello sfondo ( funzione di sfondo ). L’elemento figura è

scelto in base all’interesse individuale, e fino a quando permane quella motivazione

la scena apparirà organizzata in modo significativo in relazione ad essa.

Ogni invitato che partecipa alla festa, porta con sé un diverso interesse e la sua percezione della stanza e degli elementi così come il suo comportamento sono coerenti con tale motivazione.  Ad esempio la persona assetata desidererà bere e

cercherà immediatamente qualcosa che soddisferà questo suo desiderio, la pittrice

osserverà e studierà con occhio attento e critico i quadri presenti nella casa, mentre

il ragazzo che sa di incontrare lì la sua ragazza, la cercherà all’interno della folla.

 

Si evince che ciò per cui una persona nutre interesse, organizza la scena e le

fornisce un significato (F. Perls, 1969) “.

 

2)DOTTRINA OLISTICA

La Psicoterapia della Gestalt considera l’uomo come un organismo unificato capace di funzionare su più livelli qualitativamente diversi e apparentemente indipendenti, ma non per questo scissi: il livello del pensiero (mente) e il livello dell’azione (corpo).

La visione olistica si basa sul principio che il tutto è più grande o diverso della somma delle sue singole parti. L’insieme non è semplicemente il risultato di un accumulo di parti, ha piuttosto una propria unità intrinseca, una particolare struttura ed integrazione delle parti. Vedere la persona come una totalità più grande della somma delle sua parti significa vederla come composta da tutte le parti: corpo, mente, pensieri, sentimenti, immaginario, movimento. ma non come il frutto della semplice addizione di queste bensì come un nuovo insieme unitario, integrato in cui ciò che fa la differenza è il modo in cui queste parti si aggregano e danno forma all’unità persona.

La persona è costituita dal funzionamento integrato nel tempo e nello spazio dei vari aspetti del tutto. Da questo punto di vista curare esclusivamente un aspetto della persona o identificare una parte come la causa del problema significa frammentare artificialmente ciò che in realtà è qualcosa che funziona come unità.

 

3)PROCESSO OMEOSTATICO E L’AUTOREGOLAZIONE ORGANISMICA

La Psicoterapia della Gestalt pone particolare attenzione a quello che la scienza definisce “processo omeostatico”. Tale processo governa le funzioni basilari della vita al fine di conservare l’equilibrio organismico e quindi la sua salute in condizioni variabili. Da esso discendono comportamenti coerenti e adeguati, atti a soddisfare i molteplici bisogni.

Mentre la scienza si occupa e studia i bisogni fisiologici (ad esempio la regolazione fisiologica del livello di zucchero nel sangue), la psicologia tratta dei bisogni di natura psicologica dell’individuo e dei meccanismi omeostatici o adattativi con cui vengono soddisfatti, riconoscendo, comunque, che i due processi (biologico-fisiologico e psicologico) sono sempre interconnessi.

Normalmente l’organismo fa fronte a diversi bisogni che si manifestano simultaneamente, ma dal momento che può svolgere adeguatamente solo una funzione alla volta, deve operare una scelta entro una scala gerarchica di valori, seguendo uno schema che dà priorità al bisogno in primo piano, in “figura”, quello che preme con maggiore urgenza per il proprio appagamento, lasciando retrocedere temporaneamente nello “sfondo” gli altri bisogni.

La Psicoterapia della Gestalt descrive il funzionamento organismico come l’organizzazione di questa dinamica figura/sfondo.

La formazione di figure di interesse ci spingono a cercare un loro completamento nell’ambiente attraverso il comportamento, il cui effetto porta al conseguimento dell’autoregolazione, di un nuovo equilibrio del campo organismo/ambiente.

Nell’ osservare il processo organismico di base si nota che all’emergere di un bisogno impellente, cioè di una figura di interesse che si stacca dallo sfondo (ad esempio: la sete) corrisponde l’organizzazione di un comportamento (vado verso il frigorifero) che porta al contatto con l’ambiente (bevo) al fine di completare il bisogno emergente (sono dissetato). Una volta raggiunto il completamento e ristabilito un nuovo equilibrio omeostatico si osserva il ritirarsi della figura nello sfondo, in questo modo viene dato spazio alla successiva figura di interesse emergente.

 

 

 

5)LA RELAZIONE ORGANISMO-AMBIENTE E IL CONFINE DI CONTATTO

Secondo la concezione della Psicoterapia della Gestalt nessun individuo è separato dal “campo ambientale” in cui è inserito e di cui è parte. Infatti il “campo totale” comprende sia l’organismo che l’ambiente, esso è costituito da due elementi che apparentemente sembrano separati, ma che in realtà esistono in uno stato di reciproca interdipendenza. Il comportamento dell’essere umano è considerato come funzione del campo totale, ed è influenzato dalla natura di tale rapporto. Nello specifico la Psicoterapia della Gestalt studia “come” funziona l’essere umano nel suo ambiente e cosa accade al confine del contatto tra i due elementi, dove hanno luogo gli eventi psicologici. Le “modalità” di contatto o di resistenza al contatto con l’ambiente, il “come” il soggetto affronta e sperimenta questi eventi di confine, dà origine a emozioni, pensieri, azioni, e pattern comportamentali.

Tale visione tende al superamento delle scissioni derivanti dalle categorie concettuali tipicamente occidentali: individuo/ambiente, esperienza interna/esterna, sé/altro, soggetto/oggetto, e considera tali categorie come “indivisibili” in quanto parte del campo totale.

“Anche se è possibile dividere la frase “io vedo un albero”, in soggetto, verbo e complemento oggetto, nell’esperienza non si può suddividere il processo in questo modo” (Terapia della Gestalt - Perls, 1969).

Uno dei criteri che attiva nell’individuo un comportamento di contatto o di ritiro è legato alla desiderabilità o indesiderabilità di un oggetto presente nell’ambiente, desiderabilità connessa alla soddisfazione dei propri bisogni e al ripristino dell’equilibrio omeostatico disturbato.

Il contatto e il ritiro, l’accettazione e il rifiuto, costituiscono le funzioni più importanti della personalità totale, e derivano dalla capacità di discriminazione dell’individuo. Contatto e ritiro, in una struttura ritmica, sono parti del ciclo di contatto così come il sonno e la veglia sono parti di un ciclo più complesso, essi sono i mezzi per soddisfare i nostri bisogni, per continuare i processi costanti della vita stessa.

Se il contatto è troppo prolungato può diventare inefficace o doloroso, e analogamente se il ritiro è protratto nel tempo interferirà andando a scapito dei processi vitali.

 

 

6)IL POTERE DEL "QUI ED ORA”

La Psicoterapia della Gestalt è una terapia del “Qui-e-Ora”, in cui è posto l’accento sul presente come segmento espressivo della totalità dell’esperienza, come il luogo in cui si incrociano le tensioni verso il futuro e gli influssi del passato.

Si tratta di un trattamento sperimentale, piuttosto che verbale o interpretativo, attraverso il quale il cliente può apprendere come vivere con consapevolezza nel presente. Egli può imparare a rivolgere la sua attenzione a ciò che fa, sperimenta o sente nel presente, nel qui-ed-ora, diventando gradualmente consapevole dei suoi gesti, della sua respirazione, delle sua emozioni, della sua voce, delle sue espressioni facciali, o dei suoi pensieri pressanti. Infatti per chiudere definitivamente il libro sui problemi passati non basta ricordarli semplicemente, ma ci si deve ritornare “psicodrammaticamente”, e questo è possibile farlo solo nel presente. Solo nel presente i sistemi sensorio e motorio dell’individuo possono funzionare, ed è solo nel presente che la consapevolezza e l’esperienza possono avere luogo.

Durante IL COLLOQUIO le diverse dimensioni temporali sono, quindi trattate come fossero “Qui e Ora”, anche quando il CLIENTE sta ricordando qualcosa del passato, l’oggetto del lavoro è nel presente delle sue emozioni e delle sue propriocezioni (il senso cinestesico muscolare si può sperimentare nel Qui-e-Ora).

La Psicoterapia della Gestalt riconosce l’azione del ricordare e del programmare come funzioni del presente, anche se si riferiscono al passato e al futuro.

 

 

 

7)TEORIA DEL SE’

 

Per “organismo” nella Psicoterapia della Gestalt si intende l’individuo che è in relazione con l’altro sé, cioè con l’”ambiente”. L’interazione IO - TE  avviene attraverso ciò che viene definito “ confine del contatto”.

Come nella psicoanalisi si parla di “sé” e “oggetto” altrettanto nella Psicoterapia della Gestalt si parla di “organismo” e “ambiente”; qui il sé non è inteso come negli altri modelli psicologici. Nella psicoanalisi e nella psicologia analitica il Sé (scritto maiuscolo), rappresenta una struttura centrale, nucleare dell’individuo, molto profonda e fondamentale. Al contrario nella Gestalt la parola “sé” si scrive in minuscolo perché non ha niente a che fare, senza escluderne importanza o esistenza, con una qualche struttura “nobile” di tipo archetipo come l’anima o lo spirito o con un qualche nucleo centrale e primario della persona che ne definisce la natura innata e specifica.

Si potrebbe dire che il è come unorgano della persona, uno strumento che ha insita la capacità di regolare l’organismo o che presiede a risolvere i suoi problemi per mezzo della sua caratteristica principale che è quella di essere “un processo permanente di adattamento creativo ” dell’uomo al proprio ambiente, interiore ed esteriore ( vedi Goodman ). Quindi un processonon si intende più qualcosa di statico, fermo, sempre uguale a se stesso ma qualcosa che è in movimento che cambia continuamente con il mutare delle situazioni interne ed esterne, attraverso questa sua funzione creativa di organizzarsi e riorganizzarsi in base alle diverse circostanze, con lo scopo di ristabilire l’integrità organistica. Questa funzione ci permette di ritrovare il benessere quando lo perdiamo, possiamo pertanto intenderla come fondamentale nella spinta alla vita e alla salute.

In psicoterapia della Gestalt il sé ha 3 funzioni:

 

ES

          IO

                    PERSONALITA’

Funzione ES:

Ha una natura passiva ed ha a che fare conciò che succede ”, senza che noi si abbia la possibilità di decidere o intervenire. Si sperimenta principalmente con lasensazione e in genere si presenta con dei segnali fisici quali contrazioni allo stomaco, modificazioni della postura, alterazione del respiro, e così via. E’ quindi un automatismo di base che si manifesta in tutte quelle pulsioni interne e bisogni vitali che ci spingono ad organizzarci come schema corporeo nel fronteggiare l’ambiente, nell’evitare gli ostacoli, nel prepararci all’azione, ecc.

La funzione ES nel Ciclo del Contatto, si manifesta con la fase del pre-contatto.

 

Funzione IO:

Ha una natura fortemente attiva, noi esprimiamo la nostrasoggettivitàpotendo accettare o rifiutare ciò che proviene dal nostro ambiente. Possiamo attraverso questa funzione scegliere se respingere, limitare o aumentare il nostro contatto sia con il mondo esterno che con quello interno. I cosiddetti disturbi di questa funzione sono chiamati “resistenze”, altrimenti definiti da Goodman come “ perdita della funzione Ego ” .

La funzione IO nel Ciclo del Contatto, si manifesta nella presa di contatto e nel contatto pieno

 

Funzione PERSONALITA’:

Ha una natura soggettiva, è l’idea che ci siamo fatti di noi stessi, attraverso le nostre esperienze di vita. E’ il modo in cui ci rappresentiamo, la nostra immagine interna che vuol dire la somma delle esperienze di vita che abbiamo accumulato e che hanno creato il nostro senso d’identità, che ci permette di riconoscerci e di integrare le nostre esperienze.

La funzione PERSONALITA’ nel Ciclo del Contatto, si manifesta nel post-contatto o ritiro

 

CICLO DEL CONTATTO

 

“Il contatto è l’umore vitale della crescita, vuol dire cambiare se stessi e l’esperienza di sé nel mondo.” (Poster & Poster, 1986). 

 

 L’aspetto più pervasivo del nostro funzionamento è costituito dalla nostra interazione con l’ambiente, dall’ ”entrare in contatto con” esso, così da trovare compimento ai nostri bisogni. Questo processo di interazione organismo/ambiente, sebbene fenomenologicamente appaia fluido e continuo, è caratterizzato da alcuni elementi basilari che formano una “sequenza di contatto”. Infatti si possono contraddistinguere dei “segni di punteggiatura” che costituiscono le fasi del processo, segni più facilmente individuabili in quei cicli di contatti difficoltosi, in cui viene interrotta la sequenza naturale.

Il “ciclo di contatto” o “ciclo dell’esperienza” può essere considerato una mappa generica di ogni episodio di contatto, una rappresentazione della sequenza di percezione e comportamento volta al completamento di una figura di interesse nell’interazione organismo/ambiente. La sensazione è l’ingrediente base dell’esperienza, lo sfondo dal quale partiamo per organizzare il nostro funzionamento. Attraverso la combinazione delle sensazioni, l’astrazione del loro significato in termini di bisogno, e l’integrazione dell’esperienza in un’unità significativa in relazione con l’ambiente avviene la formazione della figura o Gestalt. Successivamente l’organismo può mobilizzare (mobilizzazione) il flusso di energia o di interresse in modo da prepararsi all’azione. Il comportamento o movimento che porta al contatto con i propri bisogni corporei e al loro soddisfacimento, favoriscono il completamento della figura, in seguito al quale può aver luogo il ritiro dal contatto e quindi il dissolversi di quella figura nello sfondo. Queste fasi del ciclo non sono così separate e definite come possono apparire, anzi in alcune fasi si possono incontrare elementi e aspetti di altre.

Ci sono situazioni in cui il flusso che porta dalla formazione della figura al completamento di questa nell’ambiente non può essere così scorrevole. Alcuni ambienti possono non sostenere il soddisfacimento di certi bisogni, in quanto sprovvisti delle risorse sufficienti, oppure il comportamento che corrisponde a quel bisogno può evocare una reazione ostile. Per questo motivo a volte si fa necessario rimandare l’adempimento dei bisogni e interrompere alcuni cicli di esperienza per far sì che il ritmo e la forma di contatto si adattino alla circostanze mutevoli del mondo e del nostro organismo.

Nella Psicoterapia della Gestalt la capacità di interrompere temporaneamente il processo di contatto viene considerata utile e sana, quale adattamento creativo alle vicissitudini dell’esperienza e dell’ambiente. Tuttavia la difficoltà sorge quando il ciclo di contatto viene interrotto abitualmente, in maniera inconsapevole, così che i nostri bisogni non riescono a trovare risoluzione, e questa incompletezza si manifesta come disturbo e malattia.

 

Alcuni descrivono il Ciclo del Contatto come articolato in 4 fasi, altri in 6, 7 oppure 8.

Perls identifica 5 fasi nel ciclo del contatto, che vengono suddivise in: precontatto, presa di contatto, contatto pieno, post-contatto o ritiro, vuoto fertile.

 

PRIMA FASE:

PRE-CONTATTO cosa sento ora : il mio primo vissuto nell’entrare nel  ciclo dell’esperienza

Nel momento in cui l’organismo percepisce una sensazione ed è mobilitato da uno stimolo interno o esterno, si entra nella fase del pre-contatto.

In questa fase l’organismo raduna tutte le proprie energie per soddisfare il proprio bisogno. In questa fase confluiscono sensazioni dapprima indifferenziate e poi sempre più chiare, è il momento in cui la figura emerge dallo sfondo ed il confine con l’ambiente esterno è ancora debole e permeabile.

 

SECONDA FASE:

PRESA DI CONTATTO cosa voglio e cosa non voglio : il mio desiderio e scopo implicito di tale vissuto

 Nella seconda fase, quella del contatto, il soggetto prende coscienza del proprio bisogno, inizia a delinearsi con maggiore chiarezza qual è il desiderio e come ci si può muovere per soddisfarlo. In questa fase, quindi, c’è un primo momento di orientamento in cui l’organismo focalizza il proprio bisogno ed emerge una sorta di eccitazione per sostenere l’azione necessaria per realizzare il proprio desiderio. In questo frangente l’organismo è pronto per l’esperienza di contatto.

 

TERZA FASE:

CONTATTO PIENO cosa sto facendo ora : definito dalla mia scelta e azione per soddisfare tale bisogno

 

 Si passa dunque alla terza fase, quella del contatto finale o contatto pieno, in cui l’individuo si fonde in una “confluenza sana” con l’oggetto desiderato, in un momento di forte e pieno contatto con l’ambiente esterno. Il confine con l’ambiente in questo momento è totalmente permeabile. “Il contatto finale è la meta ultima dell’instaurazione di tutto il processo di contatto, è il momento in cui organismo ed ambiente, totalmente presenti e carichi di energia adeguata entrano in una relazione di confluenza, creano e sono assorbiti da una nuova Gestalt, in cui non si sovrappongono, ma si intersecano ed integrano. L’organismo e l’ambiente perdono i propri confini e vivono pienamente l’esperienza del “noi” (…) Terminato questo momento il campo si differenzia di nuovo e quando si sono compiute le reciproche intenzionalità e organismo ed ambiente si sono soddisfatti, l’energia si riduce e i due soggetti si staccano, si separano e si avviano ad una dimensione di ritiro”. (E. Giusti, V. Rosa, Psicoterapea della gestalt, Pag.102-103).

 

QUARTA FASE:

POST-CONTATTO cosa sento dopo averlo fatto, cosa sono diventato : la mia esperienza dell’eventuale appagamento e soddisfazione conseguente alla mia azione.

Nella quarta fase, quella del ritiro o post-contatto, i confini tra l’organismo e l’ambiente esterno si sono ristabiliti e si può iniziare a rielaborare il vissuto. Se l’esperienza è stata buona, può facilitare una crescita ed uno sviluppo sano, integrandola nel proprio bagaglio di esperienze personali.

 

QUINTA FASE:

VUOTO FERTILE

Arriva infine la quinta fase, quella del vuoto fertile, in cui il ciclo si è chiuso e ci si rende disponibili per un nuovo bisogno. “Affinché l’organismo riesca a ritirarsi con naturalezza ed armonia è importante che esso abbia raggiunto il suo scopo, che possa sperimentare senza angoscia lo stato di solitudine che il ritiro comporta, fiducioso nell’ambiente e nella propria capacità di stabilire nuovi contatti nel momento in cui sentirà emergere nuovi bisogni” (E. Giusti, V. Rosa, Psicoterapia della gestalt, pag. 103).

 

MECCANISMI DI INTERRUZIONE DEL CICLO DEL CONTATTO

Un ciclo di contatto sano costituisce il presupposto per una crescita ed uno sviluppo sano della personalità. Permette all’individuo di saper riconoscere i propri bisogni e di poter soddisfarli in modo nutritivo ed arricchente, accrescendo le funzioni relazionali e sociali che consentono un aumento del proprio benessere.

Nella realtà tuttavia non sempre le cose procedono in modo lineare e congruo. Spesso accade che i cicli del contatto vengano interrotti, sia per motivi interni della personalità dell’individuo, sia per motivi esterni, cioè dall’ambiente. Queste interruzioni provocano delle gestalt incompiute e favoriscono a volte l’insorgenza di disagi psicologici o di psicopatologie. “Il bisogno principale dell’organismo è di completare le gestalt e quando, in una determinata situazione, la persona evita ciò, allora l’energia che dovrebbe essere distribuita in altri ambiti della vita, viene assorbita tutta da questa esperienza. L’ansia causata da questa situazione diventa cronica e può raggiungere un punto in cui la causa specifica della tensione viene rimossa, dando luogo a situazioni non risolte che influenzano la capacità dell’organismo di funzionare efficacemente nel proprio ambiente”. (Integrazione nelle psicoterapie e nel counseling, pag. 144).   Si può parlare dunque di meccanismi di interruzione del ciclo gestaltico, che consiste in una difesa attuata in modo inconsapevole che blocca la consapevolezza e impedisce una crescita sana ed armoniosa. I principali meccanismi di interruzione sono i seguenti: introiezione, proiezione, retroflessione, deflessione, confluenza, egotismo, proflessione.

 

1) INTROIEZIONE.

Nell’introiezione si verifica un meccanismo in base al quale la persona inghiottisce tutto ciò che viene dall’ambiente esterno, senza mettere in atto una masticazione e digestione utili all’assimilazione dell’esperienza. In pratica la persona soggetta ad introiezione viene influenzata da tutto ciò che deriva dall’esterno, senza prima aver fatto un’operazione di comprensione e scelta di ciò che è buono per l’individuo e ciò che invece non lo è. “Quando (…) tutte le norme, i principi, le idee e le abitudini che l’individuo trova nell’ambiente vengono “ingoiati” interi, senza essere destrutturati e trasformati prima di essere assimilati, l’introiezione diventa patologica. Può succedere che l’organismo scambi le pressioni ambientali per propri bisogni e desideri e che si lasci guidare da una serie di condizionamenti che niente hanno a che vedere con la sua vera natura.” (E.Giusti, V. Rosa, Psicoterapie della Gestalt, pag. 141). Secondo Perls, dunque, “nell’introiezione abbiamo spostato tanto al nostro interno il confine tra noi e il resto del mondo che non rimane quasi nulla del nostro vero essere”. (Perls, 1973, pag.42).

 

2) PROIEZIONE

Nella proiezione si innesca il meccanismo secondo il quale si attribuisce all’ambiente ciò che in realtà appartiene all’individuo. Questa attribuzione agli altri delle proprie emozioni e sentimenti avviene in quanto l’individuo non è in grado di accettarli come propri. La proiezione diventa patologica quando diviene un meccanismo di difesa abituale, prescindendo dal comportamento effettivo degli altri, mentre è sana quando permette all’individuo di mettersi nei panni dell’altro favorendo una comprensione empatica.

 

3) RETROFLESSIONE

Il meccanismo della retroflessione si verifica quando la persona rinuncia ad esprimere ciò che pensa riversando su di sé tutte le emozioni che prova. “Quando è sana la retroflessione marca l’educazione sociale, la maturità ed il controllo di sé, la capacità di contattare l’ambiente e di trarne il massimo beneficio attraverso lo spostamento delle gratificazioni e consente all’individuo di darsi da solo ciò che si aspettava dagli altri ma che non ha ottenuto (affetto, gratificazioni, sostegno, conferme, ecc.)”. (E. Giusti, V. Rosa, Psicoterapie della Gestalt, pag. 144). La retroflessione diviene invece patologica quando l’individuo rinuncia completamente allo scambio con l’ambiente esterno, isolandosi ed evitando qualsiasi contatto con l’altro.

 

4) DEFLESSIONE

La deflessione avviene quando l’individuo evita il confronto ed il contatto diretto: la persona dunque non riesce a creare una relazione con il proprio ambiente, attuando dei meccanismi di fuga o esitamento o semplicemente cambiando il soggetto delle proprie emozioni (per esempio picchio mio figlio, quando in realtà sono arrabbiato con il mio capo).

 

5) PROFLESSIONE

La proflessione è una sorta di fusione tra la proiezione e la retroflessione. Si realizza quando l’individuo fa all’altro ciò che vorrebbe gli fosse fatto. “In questo caso c’è un’eccessiva permeabilità in uscita, connotata dai corollari clinici dell’incapacità a trattenere gli impulsi e quindi a dilazionare nel tempo il soddisfacimento dei bisogni ed il raggiungimento dei desideri” (E. Giusti, V. Rosa, Psicoterapie della Gestalt, pag. 147).

 

6) CONFLUENZA

Nella confluenza si realizza una vicinanza disfunzionale. L’individuo si abbandona  e si lascia trasportare dalla corrente e diviene incapace di scegliere e di decidere autonomamente, diventa “senza confini”. Secondo Perls, la confluenza avviene quando l’individuo non avverte o riconosce i confini tra sé e l’altro, quando sente che l’ambiente diviene un tutt’ unico con se stesso, non riuscendo più a distinguere le parti dall’intero. Anche qui ci sono momenti sani di confluenza: pensiamo agli amanti, al senso di appartenenza con la comunità o ai momento di spiritualità. Successivo ai momenti di confluenza, però, ci deve essere il ritiro, che permette di masticare ed assimilare l’esperienza fatta, ma se il ritiro diventa difficile o non avviene affatto, allora la confluenza può diventare patologica, poiché non avviene mai una distinzione o differenziazione tra il sé e l’ambiente. “L’identificazione totale ed onnicomprensiva, sia dal punto di vista della relazione duale che di quella sociale, comporta l’impossibilità di qualsiasi sviluppo o crescita, perché si crea una confusione permanente che impedisce la formazione dell’identità.” (E. Giusti, V. Rosa, Psicoterapie della Gestalt, pag. 139).

 

7) EGOTISMO

Infine l’egotismo è il meccanismo secondo il quale l’individuo si ritira prima di aver concluso l’esperienza e di essersi dato il tempo di assimilarla. L’egotismo diviene patologico quando l’individuo si chiude totalmente al mondo esterno, evitando qualsiasi contatto nutriente. È sano invece, quando avviene in un momento particolare in cui l’individuo vive un processo di riappropriazione di sé, quando “il soggetto riacquista le proprie dimensioni più profonde, magari escludendo gli altri ed alimentando la propria autostima ed assertività.” (E. Giusti, V. Rosa, Psicoterapie della Gestalt, pag. 146).

 

 

 

SCHEMI ESEMPLIFICATIVI DEL CICLO, SPIRALE DEL CONTATTO:

PRE-CONTATTO---------- SENSAZIONE-----COSA SENTO ORA

PRESA DI CONTATTO----- EMOZIONE-------COSA VOGLIO O NO ORA

PIENO CONTATTO-------- AZIONE---------COSA FACCIO ORA

POST-CONTATTO-------ASSIMILAZIONE----COSA SENTO DOPO AVERLO FATTO

 

RESISTENZE:

PRE-CONTATTO--------------------CONFLUENZA e DESENSIBILIZZAZIONE

PRESA DI CONTATTO---------------INTROIEZIONE e PROIEZIONE

PIENO CONTATTO------------------RETROFLESSIONE ED EGOTISMO

 

FUNZIONI DEL CONTATTO, SOTTOINSIEMI DELL’APPARATO SENSO-MOTORIO

GUARDARE-IL COME GUARDA- COME MUOVE GLI OCCHI

ASCOLTO-INTONAZIONE-MUSICALITA’

LINGUAGGIO- COME TRASFERISCE L’ESPERIENZA NELLE PAROLE CHE USA

MOVIMENTO-CHE TIPI DI MOVIMENTO USA

POSTURA CORPOREA-TOCCO-MOTILITA’-DISTANZE

APPARENZA- COME SI VESTE, SI TRUCCA, SI CURA

 

Il ciclo del contatto è un ottimo strumento per il counselor.

Scopi del Counseling sono il raggiungimento di una maggiore consapevolezza e responsabilità, intesa come abilità a rispondere, che non vuol dire dare la risposta giusta ma quella utile per raggiungere la soddisfazione di un bisogno e per fare ciò si rende necessario sviluppare la conoscenza del cliente delle proprie dinamiche attraverso un processo di auto-osservazione. Questa crescita dovrebbe portare l’individuo a trovare soluzione ai suoi problemi personali. Un buon lavoro in tal senso, aiuta la persona a trovare modi di risposta diversi alle proprie abitudini poco o per nulla funzionanti. Aiutare il cliente a sviluppare le “ sue capacità di risposta “, la sua “ responsability”, così che possa modificare il proprio atteggiamento di fronte ai vecchi problemi e trovare nuove risposte ad essi e/o rendere accettabili limiti e sintomi.  Anche i sogni sono un modo per riportare l’attenzione delle cose non integrate, non masticate, non digerite, così come quando si applica il lavoro delle due sedie, l’obiettivo è trovare l’integrazione delle polarità, la chiusura appunto della gestalt.

Il Ciclo del Contatto è un processo di adattamento creativo del sé, per la soddisfazione di un bisogno, anche se non si può assicurarne il risultato.

Per molti studiosi e autori non possiamo fare a meno di risolvere le nostre gestalt aperte perché abbiamo un processo di autoregolazione organismica, così come non possiamo dire ad una ferita di cicatrizzarsi perché ha la sua tendenza innata a farlo comunque, nonostante noi. Come diceva Socrate:“ Siamo condannati ad essere uomini liberi “.

Quando si cerca di impedire il processo della chiusura delle gestalt, diventiamo nevrotici e si rimane all’interno di una cronica condizione che da un lato ci ferma e dall’altro ci spinge.

 

 

Il Counseling attraverso un colloquio consapevole, autentico e congruente può sostenere l’individuazione dei bisogni, l’identificazione del soggetto con essi, intuire come renderli attivi, separarli tra la molteplicità , aiutando la persona ad occuparsene uno per volta. Il cliente diventando consapevole di ciò che fa può aumentare il suo orientamento e la sua capacità di manovra. Sperimentare ed essere se stessi consente di raggiungere una comprensione e un buon contatto con sé e con l’ambiente, vedere la propria parte nel rapporto con l’intero, vedere se stessi come parte del “campo totale”

 

 

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

 Fritz Perls  - “Qui e ora”  Psicoterapia autobiografica – 1991 Sovera Multimedia

 

Edoardo Giusti e Veronica Rosa –“ Psicoterapie della Gestalt “ Integrazione pluralistica- 2006 Sovera Multimedia

 

Appunti lezione “Ciclo dell’esperienza di Contatto-Ritiro dal Contatto” Edoardo Giusti 17/01/09

 

“Gli aspetti del sé ( 3 Funzioni )”; “Le fasi del ciclo del contatto sano”; “Procedure gestaltiche”;” Modelli Operativi nella terapia della gestalt”; Dispense ASPIC del 17/01/09

 

Olimpia Armenante “Modalità di resistenza al contatto” Dispense lezione Aspic del 14/02/2009


 

 

“Ciclo del contatto e teoria del sé” Sergio Mattei Direttore istituto Gestalt e Body Work

 

Clarkson P.1989 Gestalt Counseling in action, Sage Publication , London

trad. it: “Gestal-Counseling, per una consulenza psicologica proattiva nella relazione d’aiuto” a cura di Ciarlantini P. Roma- 1992 Sovera.

 

“Integrazione nelle psicoterapie e nel counseling”, rivista semestrale di studi e ricerche, numero 13/14, 2003.

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