sabato 20 marzo 2021

Mettere la mente in uno spazio sacro con gioia e congruenza di Mariacristina Guardenti

 

Quando arriva una crisi come quella che ci ha colto impreparati in questa primavera del  2020 compromette regole che fino a questo momento sono sembrate stabili disponendo la quotidianità del procedere nella Vita, diversamente da come noi la svolgevamo e portandoci ad un continuo rivalutare ciò che realmente ci possiamo concedere, portandoci ogni giorno a constatare le plurime separazioni: sociali  intrapersonali, affettive, amicali, lavorative e da vecchi statu quo.

Tale rottura della normale routine che ci ha mantenuto fino ad adesso in una apparente “normalità” (che in parte aveva perduto alcuni valori)   insegna, informa e porta nuove disposizioni e nuovi ordini nella nostra Vita e nella Natura.

Avendo perso quel senso di affidamento verso la saggezza atavica che da secoli ha insegnato l’impermanenza delle situazioni, dei significati, delle persone, la normalità dello stare, semplicemente “stare” non assume più alcun valore per la società di oggi così globalizzata e globalizzante “liquida”, come asserisce Zygmunt Bauman.   Nell’apprendere l’idea di modernità si è costituito un concetto di velocità sociale, con continue e affannose corse che hanno reso inadeguati i passati ritmi familiari e lavorativi, esponendoci precariamente verso una “cultura della fretta”.  L’attuale pensiero globalizzante non ha tenuto conto delle reazioni individuali di questo momento storico che vanno dall’indifferenza -figlia della negazione stessa della minaccia-,  alla paura incontrollata -che sfocia in comportamenti poco razionali-,  fino alla paralisi totale -generata dal profondo senso di abbandono da pensieri nefasti continui e da inconsci sensi di colpa-.

Non voglio entrare in merito alle statistiche epidemiologiche o alle varie dissertazioni degli esperti, ne sono pieni tutti i canali mediatici  ufficiali e no. Se avrete la pazienza di seguirmi ancora un poco nella lettura di questo articolo vorrei parlare della possibilità di tramutare ognuno di noi in un “rivoluzionario eretico” che volto alla ricerca della libertà personale ( visto che quella fisica ci  è stata tolta), si faccia promotore di un movimento individuale di  cambiamento. L’obiettivo è in direzione di una franchigia esclusiva ed interiore  nata per necessità e che porta oltre il concetto di tempo e oltre il sentore di morte che imperversa nel mondo. Una libertà che ricostruisce e completa la nostra crescita interiore rendendoci liberi.

Ciò che noi siamo attualmente, ha un misero e insoddisfacente significato se confrontato alle esigenze della totalità degli abitanti della terra; questo dovrebbe provocare in noi un profondo sussulto affinché possiamo adempiere con tenacia ad una investigazione strategica di nuove soluzioni che ci aiutino ad uscire da questa situazione di stallo. Noi tutti dovremmo poter essere veramente gli unici padroni di noi stessi, gli unici detentori dei limiti personali sociali ed ecologici, dove la crescita nella ricerca di continui e intelligenti adattamenti può farci autonomi, rispetto al tumulto di emozioni che obnubila o ottunde i nostri pensieri e svincolati dal caos generale che ci attornia. Non potendo isolarci su un monte o in prossimità di un paese esotico, la strategia impone ed esige  che restiamo presenti a noi stessi pur confinati nei nostri luoghi, siano essi case o appartamenti, soluzionando nuove tattiche di adattamento.

Ecco che diviene importante la possibilità di fare qualcosa di molto importante per noi stessi perché abbiamo la necessità di strutturare il tempo in un QUI e ORA proficuo, proprio in virtù del fatto che il tempo che possiamo esprimere su questo piano fisico è prezioso in ogni suo istante. Tempo che si avvale di una dimensione interna carica di significati diversi per ogni individuo, anche se il gestire la propria vita adesso richiede di apprezzare ogni piccolo gesto e alienare la superficialità in ognuno di noi.

La dimensione interiore può salvarci da questo periodo di forzato isolamento sociale dato che è adatta principalmente a coloro che amano l’azzardo e sono in grado di rischiare per pervenire a quella “pienezza straripante di presenza” sostenuta efficacemente da una coscienza interiore nella speranza che ognuno di noi si esponga come attore principale del personale copione di vita, oltrepassando la soglia del possibile ed esplorando il mondo interiore al di là del consentito, nel luogo in cui la “trasgressione” ci consente nuove risposte al vuoto e alla noia.   

Continuare a fare calcoli, soppesare la situazione, ascoltare notizie allarmanti porta il nostro cammino ad appesantirsi e i nostri passi a diventare piombo. Con la mente impegnata senza sosta nell’agitazione e nella pesantezza dei pensieri ricorrenti, nel  chiacchiericcio interiore dove le idee sono concetti smorti o assenti di vitalità ed energia, perdiamo forza e vigore. Allora il sopravvento diventa dominio della paura e la paura piuttosto che sostenere un processo di risanamento semmai intensifica i disturbi anche fisiologici. Ecco che diventa vitale in questa occasione rivolgersi con gentilezza verso la nostra mente, per portare riposo e condurla nella capacità di riacquistare uno stato d’animo più tranquillo.  Adoperiamoci  a fare poesia con la vita di ogni giorno.

Una mente sempre al lavoro notte e giorno, focalizzata sulle problematiche e senza via d’uscita sarà stanca, svogliata, inappetente di idee creative e soprattutto sorda, sorda alla bellezza della Vita. Se potessimo far tacere la mente come spesso a fatica riusciamo con la nostra bocca,  soprattutto quando non è necessario che sia così pressante e presente, allora si verificherebbe un prodigio di quiete silenzio e pace impensati, resi ancor più belli da questo evento inaspettato e travolgente proprio perché inatteso.

Importanza fondamentale assume il “contatto” emotivo interno mai effimero or ora declinato in senso introspettivo, una vicinanza interna con noi stessi che ci permetta di essere al contempo vulnerabili e resilienti al fine di poter affrontare le differenti criticità del momento.

Anche l’ascolto, il sostegno e il conforto reciproci o affidati ad una persona di fiducia, sono  risolutivi per fronteggiare “l’ansia anticipatoria”, particolare tipo di stato emotivo che tende a bloccare l’essere umano tramite l’attivazione di un sentimento sottostante di paura, che se protratta per un tempi eccessivamente lunghi mette in allerta il sistema neurovegetativo e riverbera negativamente nel quotidiano sommandosi all’angoscia prodotta della convinzione di una impossibilità a modificare lo stato attuale delle cose.

In realtà le cose si possono trasformare grazie anche a strategie di coping (risorse e strumenti che permettono di riorganizzare pensieri e azioni su nuove prospettive personali).  Si possono ad esempio stabilire nuove routine in virtù del fatto che ciò che è noto e prevedibile ricopre una funzione rassicurante rispetto alle incognite o alle incertezze del momento. A livello antropologico sappiamo che, fin dalla notte dei tempi, i rituali sono comportamenti codificati e ripetitivi che vengono utilizzati per esorcizzare la paura di tutto ciò che è incontrollabile e imprevedibile;  ecco che  il sorriso, il saluto,  la cortesia, segnalando le proprie intenzioni di relazione pacifica non sono mai banali, diventano pressoché necessari in questo momento in cui è essenziale esperire un nuovo modo di agire dandoci l’opportunità di rimodulare la distanza che ci separa per offrire vicinanza.

Ricordiamoci anche di coloro che in questo momento stanno attraversando un periodo di indigenza materiale ed economica e che possiamo aiutare senza porci in una situazione di superiorità ma con affetto e fratellanza. Ci sono diversi modi per sostenere le persone che conosciamo e che hanno un momento di difficoltà (non potendo aiutare tutti il sostegno sarà indirizzato a chi vicino a noi palesa delle ristrettezze) . Basta usare il cuore e modalità che non rendano chi ha bisogno in obbligo di sdebitarsi o lo facciano sentire inferiore. Non ardisco dilungarmi sulle modalità che di sicuro ognuno di noi conosce e mette in atto silenziosamente.

È utile sottolineare (alcuni già lo avranno constatato di persona) che  la ricerca compulsiva e spasmodica di informazioni a favore di fonti autorevoli e verificate per venire incontro al fabbisogno informativo atto a regolamentare il livello di incertezza,  consente di risparmiare tempo,  tempo che potrà essere dedicato ad esempio all’allenamento fisico, ad attività distensive e creative o alle diverse metodiche di rilassamento in rete si possono trovare diversi programmi ideati ed organizzati per questo scopo.

L’auspicio personale del dopo emergenza riguarda una speranza: che questa esperienza possa tradursi in una nuova vitalità non solo economico-politica ma soprattutto sociale, dove l’uomo possa nuovamente incontrarsi e condividere con maggiore consapevolezza le risorse materiali e immateriali a sua disposizione, assaporando con gratitudine la vita, nel rispetto di tutti gli esseri che popolano questo mondo,  comprendendo di avere poca influenza sulle forze della Natura che è Madre e non matrigna e ci abbraccia con grande tolleranza.

LA PREVENZIONE PRIMARIA INTEGRATA di Mariacristina Guardenti

Prevenzione Primaria condizione necessaria e fondamentale per ridurre l’incidenza di malattie, prevalentemente croniche, responsabili di disagi non solo individuali ma anche familiari. Innanzitutto vi è la questione legata alla definizione stessa di salute, condizione destinata ad essere apprezzata maggiormente in maniera percettiva (più soggettivamente che oggettivamente), la salute è stata considerata specialmente come “lo stato in assenza di malattia” definizione semplicistica e tutto sommato “deresponsabilizzante” e liberatoria. Fornire una definizione di salute per esclusione è riduttivo e scientificamente non adeguato, anche in relazione alle diverse variabili in grado di interferire con lo stato di salute dell’individuo, basti pensare alle diverse condizioni ambientali in cui opera la vita di un individuo o di una comunità o le dinamiche relazionali interindividuali.

Si è giunti pertanto all’inizio del terzo millennio, in considerazione delle nuove conoscenze socioculturali, ad un particolare concetto di salute, non meramente legato alla sopravvivenza fisica o all’assenza di malattia, ma inglobante anche gli aspetti psicologici e mentali, le condizioni naturali, ambientali, climatiche e abitative, la vita lavorativa, economica, sociale e culturale, tutti status in grado di interagire, positivamente o negativamente, con l’esistenza dell’essere umano.

La Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si fa assertrice, quindi, sin dal 1946 di questa nuova visione ed ampiezza della concezione di salute, definendola come “ uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente come assenza di malattia e di infermità”.

Secondo la Carta di Ottawa per la Promozione della salute, essa è una risorsa per la vita quotidiana, è un concetto positivo che valorizza le risorse personali e sociali, come pure le capacità fisiche dell’individuo.

Mi ha colpito l’idea di un Medico, il Dr. Bruno Gentile, che propone un rinnovato modello scientifico culturale e morale di salute pubblica, condiviso e capillare, che coinvolge Istituzioni, medici e popolazione attraverso un programma di “Prevenzione Primaria Integrata” ossia il mantenimento nel soggetto sano di uno stato di completo benessere fisico psichico e sociale, evitando o ritardando la comparsa di malattie, mediante un insieme di attività, azioni ed interventi che potenzino i fattori utili alla salute ed allontanino o correggano i fattori di rischio.

Per fare tutto ciò, egli si avvale della compilazione di un questionario interattivo chiamato “Questionario Punto Salute”, una sorta di vero e proprio “Tagliando della Salute” personalizzato, che attraverso una serie di domande mirate ha lo scopo di creare una comunicazione interattiva, in grado cioè di alimentare un dialogo “allargato” dove il soggetto protagonista del proprio racconto narrativo possa soprattutto sentirsi custode e padrone del proprio stato di salute; ne deriveranno pertanto in maniera assolutamente fisiologica, una maggiore consapevolezza soggettiva ed una maggiore percezione individuale del rischio.

L’operatore (medico o psicologo) deve essere libero, in piena coscienza e sapienza nelle proprie decisioni, senza mai dimenticare che la sua azione è volta sempre a garantire la tutela del benessere e della vita, questo nuovo apporto per restituire un nuovo slancio ad una vera e aggiornata cultura scientifica, eleggendo nel contempo la Persona quale protagonista unica del proprio destino e della propria Vita.