giovedì 12 dicembre 2019

STATISTICA DESCRITTIVA: MISURE DI VARIABILITA' a cura di Mariacristina Guardenti


Sai ched’è la statistica? È ‘na cosa che serve pe’ fa’ un conto in generale de la gente che nasce, che sta male, che more, che va in carcere e che sposa. Ma pe’ me la statistica curiosa è dove c’entra la percentuale, pe’ via che, lì, la media è sempre eguale puro co’ la persona bisognosa. Me spiego: da li conti che se fanno secondo le statistiche d’adesso risurta che te tocca un pollo all’anno: e, se nun entra ne le spese tue, t’entra ne la statistica lo stesso perché c’è un antro che ne magna due. Trilussa

Premessa

Se, accanto alla media, Trilussa avesse calcolato anche un indice di variabilità questo gioiellino di sonetto non sarebbe mai stato scritto.

La statistica è una scienza che ha come obiettivo lo studio quantitativo (numeri) e qualitativo (caratteri) di un fenomeno collettivo, di un gruppo di persone o un gruppo di oggetti; insegna ad individuare i modi in cui un fenomeno si manifesta, a descriverlo sinteticamente e a trarne da esso conclusioni più generali per fenomeni più ampi; si interessa inoltre della raccolta e dell'analisi dei dati e dell'interpretazione dei risultati.  
Ci  consente di: formulare leggi, fare previsioni su determinati fenomeni e grazie ai suoi risultati, di operare scelte proficue e prendere decisioni per risolvere problematiche oggetto dell’indagine statistica, che raccoglie ed analizza dati e numeri.


Si divide in:

Statistica Descrittiva studia il fenomeno relativo ad un Campione che trae informazioni sull’intera Popolazione.  E come studia il fenomeno? Descrivendo la massa dei dati sperimentali con pochi numeri o grafici significativi. Fotografa cioè una data situazione e ne riassume le caratteristiche salienti (contenuto statistico). Deve quindi sintetizzare tramite pochi valori(INDICI o INDICATORI) un vasto numero di misure. In questo tipo di statistica è possibile valutare in modo sintetico la distribuzione dei dati  non soltanto mediante gli indici di posizione (Media, Moda, Mediana, Quantili) ma anche grazie agli indici di variabilità (o dispersione).

Statistica Induttiva o Inferenziale estende i risultati ottenuti su un campione alla intera Popolazione. Le indicazioni (che siano valide per l’intera popolazione) sono state tratte dal campione per fare previsioni di tipo probabilistico su situazioni future o comunque incerte.

La statistica non sarebbe necessaria se nella popolazione sussistesse assenza di variabilità e un singolo elemento, una sola unità campionaria sarebbe bastante a determinare tutto ciò che vogliamo osservare su quella popolazione.

Poiché la popolazione si presenta eterogenea per caratteri e forme per prendere informazioni sul campione -che deve essere rappresentativo della stessa- servono informazioni sulla variabilità.



In genere si riassumono le osservazioni di un fenomeno facendo la loro media (in particolare quella aritmetica). Tuttavia pochi sanno che la media, da sola, è poco espressiva del fenomeno, perché in due popolazioni rilevate, a parità di media, possono corrispondere osservazioni completamente diverse, come distanza dalla media stessa. In questi casi, pur in presenza della stessa media, la popolazione che ha osservazioni più distanti è scarsamente rappresentabile dalla sola media, come indice sintetico di dimensione.

Esemplificando, una popolazione composta da due sole grandezze, 4 e 6, ha media aritmetica 5, ma anche una popolazione composta da 1 e 9 ha media 5. Tuttavia mentre la media 5 costituisce una discreta approssimazione di 4 e 6, essa non rappresenta allo stesso modo le grandezze 1 e 9, perché queste sono eccessivamente lontane dalla loro media.

Sarebbe quindi sempre opportuno, in tutte le rilevazioni, accompagnare la media da un altro indice, detto di variabilità, che esprime appunto quanto il fenomeno è variabile rispetto alla media, così da dare maggiori informazioni a chi intende leggere le caratteristiche dell’intera popolazione partendo dalla sua rappresentazione sintetica.

In altre parole se rappresentiamo un fenomeno, oltre che dalla sua media, anche dalla misura della sua variabilità, mitighiamo il difetto comunicativo insito nella media del “pollo di Trilussa”, il quale sosteneva – giustamente – che la statistica per cui un italiano mangia un pollo ogni anno è formata da chi ne mangia due e da chi non ne mangia nessuno.



Abbiamo visto che la media è una misura della localizzazione centrale della distribuzione (potremmo dire il centro di gravità). I valori medi sono indici importanti per la descrizione sintetica di un fenomeno statistico. Hanno però il limite di non darci alcuna informazione sulla distribuzione dei dati. Come abbiamo visto sopra con l’esempio di prima, popolazioni con la stessa media possono avere un grado molto diverso di variazione dei dati.

Quindi una maniera per esprimere questa variazione è quello di utilizzare la media come punto di riferimento di ciascun valore, e successivamente calcolare la deviazione di ciascun dato dalla media (il suo “scarto” dalla media) e valutare la diversità esistente tra le osservazioni attraverso le  Misure di Variabilità dette anche indici statistici di Dispersione e che sono:

Campo di Variazione detto anche Range;  Devianza; Varianza;  Deviazione Standard; Coefficiente di variazione (variabilità relativa)



Campo di Variazione detto anche “gamma” della variabile: il Campo di variazione o range, rappresenta l’ampiezza dell’intervallo dei dati  e corrisponde alla differenza fra la modalità più grande e la modalità più piccola della distribuzione. Fornisce un’idea dello spazio all’interno del quale si muove il fenomeno, ma non dice nulla sulla variabilità all’interno dell’intervallo. Infatti tiene conto dei suoi due valori estremi e trascura tutti gli altri.



Devianza: è un indice di dispersione dei dati. Si usa per descrivere sinteticamente una distribuzione statistica quantitativa ed in particolar modo la misura con la quale i suoi valori sono distanti da un valore centrale (media o mediana). Si calcola facendo la somma dei quadrati degli scarti della media aritmetica.



Varianza: È una misura di sintesi della dispersione dei valori osservati intorno ad un valore di riferimento, o baricentro, qual è la media aritmetica.  L' obiettivo è quello di misurare la variabilità, cioè vedere quanta "diversità" c'è tra le modalità (manifestazioni concrete) del fenomeno che stiamo studiando. Un modo di procedere, allora, potrebbe essere questo: confrontare ogni modalità con la media (in termini di differenza, ovviamente), ELEVANDO AL QUADRATO TALI DIFFERENZE,  e sommando tutte queste differenze al quadrato, in modo tale da avere una misura di sintesi che mi dica quanto le modalità sono diverse tra loro. POI, DIVIDO PER N, CIOE’ PER IL NUMERO DI MODALITA’.

La Varianza è anche conosciuta come deviazione standard quadratica ed è indicata con la lettera greca sigma al quadrato σ². Perchè eleviamo al quadrato tutte le differenze, che in Statistica vengono chiamate "scarti"? .Se proviamo a fare la somma delle differenze (= scarti ) senza elevarle al quadrato, vediamo che il risultato sarà sempre zero, Il motivo risiede nelle proprietà della media aritmetica: la somma degli scarti dalla media è sempre zero.  Proprio perchè somma di quantità al quadrato (non negative), la Varianza è sempre maggiore o uguale a zero, E NON PUO’ MAI ESSERE NEGATIVA

Questa misura che caratterizza molto bene la variabilità di una popolazione, ha lo svantaggio di essere una grandezza quadratica (al quadrato) e quindi non direttamente confrontabile con la media o con gli altri valori della distribuzione.  Per trovare una misura espressa nella stessa unità d i misura della variabile di partenza è sufficiente estrarre la radice quadrata della varianza ed ecco ottenuta la



Deviazione Standard detta anche scarto quadratico medio, parente della Varianza perché si ottiene calcolando la radice quadrata della Varianza è una misura di distanza dalla Media e quindi ha sempre un valore positivo ed esprime la misura della dispersione della variabile casuale intorno alla media. Essa indica quanto, in media, ciascun elemento si discosta dalla media aritmetica. Se la deviazione standard ( σ ) è grande, i valori della distribuzione sono dispersi.  Viceversa, se la deviazione standard è piccola, i valori sono concentrati vicino alla media.

Lo scarto quadratico medio, basato sui quadrati degli scarti, dimostra di possedere un’enorme utilità nella statistica, per due motivi fondamentali:  1) riflette la dispersione dei punteggi così che la variabilità di diverse distribuzioni può essere messa a confronto in termini di scarto quadratico medio;  2) consente un’interpretazione precisa dei punteggi entro la distribuzione. 



Il Coefficiente di Variazione (detto anche coefficiente di dispersione) è un indicatore statistico di dispersione relativa, serve per confrontare tra loro indici non confrontabili (ad es due unità di misura diversa come il dollaro e l’euro) calcolato come rapporto tra la deviazione standard e la media della distribuzione. È anche detto coefficiente di dispersione.

giovedì 25 luglio 2019

RACCONTO BREVE: Seduta sulla panchina di Fortezza da basso a Firenze ritorno ai ricordi di quando ero a Milano e andavo fantasticando su come preparare il piatto freddo della mia vendetta contro di te


Che quando chiedi all'Universo...l'Universo risponde...

Caro Giorgio mio
acceso di luce bianca,
ricoperto di nuvole rosa
...leggero sei sparito...
cancellato in modo orribile
nella foschia di un giorno sbagliato.
Congiunta a te nello spirito, oggi
penso che ti vedrò
ancora...alla fine di questa vita.
Guardami con Amore.
Dammi la tua benedizione
perché ancora resto...resto qui.



Chi ti dice che "bisogna perdonare" forse guarda dalla prospettiva del più "forte", colui che si reputa innocente. Il senza colpa. Eppure qualche secolo fa un grande Maestro di Vita insegnava: "chi è senza peccato scagli la prima pietra"...nessuno è senza peccato...nessuno è innocente...ognuno di noi in parti/porzioni diverse è sempre e comunque responsabile di se stesso. Possiamo necessariamente assumerci la responsabilità delle azioni che andiamo facendo. Quando mi assumo la responsabilità delle mie parole e delle mie azioni libero l'Altro dal peso dell'innocenza che deve per forza perdonare. Auspico che il vero per-dono possiamo rivolgerlo a noi stessi come buon regalo del Natale di oggi.

Amici che vengono...amici che vanno... Nella vita tutto procede con un movimento continuo che insegna a ciascuno che niente è per sempre. Il coraggio di assumersi la decisione di scegliere se continuare o no a camminare accanto a "tizio" o "sempronio" oltre ogni prerogativa nefasta, dice di te che sei un Uomo o una Donna che ha sempre una libera scelta. E quando con Amore ti volti e guardi chi hai lasciato...perché non risuona della stessa essenza fatta di vibrazioni ...prendi in mano la tua vita e vai nella realizzazione piena del cuore con l'animo in pace.
Sii sempre te stesso...non puoi sbagliare.



Mi disse:" Non spegnere il televisore perché altrimenti..."- ma non finii la frase che ero già sparita. Ecco come cominciare il nuovo anno...all'insegna della disobbedienza...Fu così che chiusi la porta di casa è andai via per non tornare più su pensieri fissi e passi fin troppo bene conosciuti. Ognuno si libera a modo suo. Io sono partita quel giorno per un lungo Viaggio sempre e ancora in itinere,da cui non sono ancora ritornata; mi volto solo se dimentico qualcosa o qualcuno per poi tornare veloce alla via maestra. Di regola preferisco trottare leggera con una piccola valigia, il mio nome da qui prende origine...La donna con la valigia... chiedono alcuni: "cosa ci porti mai lì dentro?"- I sogni di carta, la brezza del vento, terra marrone di casa, sguardi di persone amate. È piccola la mia valigia...su misura per me.



Girando da una città all'altra scendevo e salivo da un treno ad un altro trascinando la piccola valigia che avevo portato con me. Passavo un giorno o una settimana a volte un mese in quelle città straniere senza mai accorgermi che ancor più straniera ero a me stessa nel mio peregrinare. Poi, ripartivo sempre sospinta da un anelito ad "andare", dovevo andare, era l'andare stesso che mi sospingeva al movimento. Fino a che un giorno non mi fu chiaro in maniera lampante che scappano da me e che sempre mi ritrovavo. Ovvio. Stupida che sono. Nonostante questo l'avventura del camminare nella Vita è andata avanti parecchio qualche millennio sano. Mi hanno accompagnato personaggi folli normali o strani, disparati per età, appartenenza e formazione. Mi piace dall'origine del Tutto aver contatti col "mondo" e più questo è colorato più lo preferisco. Ognuna di queste persone incontrate mi ha regalato qualcosa: un gesto, un motto, un credo, una strada. Qualcuno ha preso anche con mani piene o con una sola mano da me, quale meravigliosa magia lo scambio. Nelle città portavo vagando la mia valigia piccola e lo spirito delle cose belle mentre culture diverse vivevo attraversando l'animo. Eppure dentro, nella mia "essenza" quella con cui sono nata non cambiano mai le cose semmai assumono un sapore diverso. Ogni giorno anzi più chiaro l'intento che fuggendo per poi ritrovarmi aggiungevo un ricordo lucido e cosciente di chi ero stata e del perché avevo scelto di camminare le strade del Tempo. Ora in questo momento esatto dell'adesso ricordo perfettamente. Ciò che ci muove è solo l'Assoluto Amore... per la vita, il mondo, le cose...



Lo sapevo, mentre attaccavo il cappotto al chiodino che sbucava dal muro e strofinavo le mani una contro l'altra per il freddo...lo sapevo.
Ho chiuso la valigia or ora sul letto premendo un poco, troppo piena di cose inutili.
Riapro e spostando le cose sul letto scelgo...come ho scelto nella vita di lasciare o prendere.
Sistemo tutto per benino sul letto piccolo e comincio la cernita. La camicia bianca la tengo insieme al golfino nero, la viola no la lascio forse anche solo per il colore che è ingombrante come il colore del 6° chakra, l'intuizione...decisamente ingombrante... lo lascio.
Poi rimetto dentro i pantaloni blu e la gonna lunga a fiori la camicetta a mezze maniche...come mezze sono le parole che ti ho detto sputandole...di fuoco avvelenato.
Lascio fuori il corpetto che oramai non posso più portare data l'età impietosa che rende la tendenza dei corpi a cadere verticalmente al suolo, la gravosità così orripilante della gravità e sì, lascio anche quell'intimo improbabile che chissà quando avrò mai messo....come improbabile sei tu così distratto e maldestro che invece ho messo e rimesso dentro al mio cuore infinite volte...oh adesso viene il bello e decido per le mie scarpe enormi che alterno a quelle con il tacco...il tacco che ti ho inflitto con rabbia violenta nel basso ventre...ma non voglio pensarci...
Sfilo gli stivaletti e li butto da una parte...come mi buttasti tu un giorno non troppo lontano così vivo che ne risento l'odore.
Ho deciso porto solo le scarpe grosse comode con la pianta larga che calzo da anni su tutto che mi permettono di camminare, di andare camminando senza farmi pesare troppo le giunture...tu pesi...sì tu...pesi ancora come un macigno dentro di me...sai... riuscirò a strapparti da dentro la pancia il petto la mente, l'ho giurato alla luna piena la scorsa notte silente.
Scende una lacrima..ma è mia?...no non può essere... chi piange è debole ed io non lo sono...sono forte adesso e sempre e solo stretta alla mia piccola valigia piena di sogni...chimere...miraggi...non meriti neppure il mio ricordo...insincero commediante da due soldi...
Ecco ti ho già dimenticato.



Mondo piccione incatenato! Sono di nuovo sul treno direzione Milano. Di nuovo in movimento. Fa un freddo pieno di gelo ma ho il corpo al calduccio nel lungo cappotto che mi avvolge. Ho solo dimenticato i guanti nel bar del piccolo paese da cui sono partita. Sono felice, leggera, raggiante. Sto andando dalla mia Reiki Master la mia dolcissima Maestra/Amica che conosce bene il mio cuore e custodisce da secoli la mia Anima. Sorrido e lo sapete gente?... sembro pure bella!... lo dice lo sguardo sorpreso di quel signore là in fondo che si è girato a guardarmi nonostante sia infagottata a mille dentro questo lungo cappottone.
Sto arrivando Milano mia cara. Gioiello dei ricordi più intimi e struggenti. Sede di una forte e grande famiglia che imparentata con la mia ha reso il mio Viaggio vita di oggi ancora più importante e bello. Ricordi cari preziosissimi, chiusi nella memoria e rispolverati ora, adesso mentre seduta in questa amena carrozza raggiungo velocemente un'altra meta..
Arrivo.
E sarò grande.
E piena di cose da raccontare.
Stretta alla mia valigia troppo angusta per contenere tutto.

Ma tu guarda che delusione. Credere di poter contare su Carmen e rendersi conto che invece lei mira ed ha sempre solo mirato ai tuoi pochi e miseri spiccioli. Quanta amara e ruvida tristezza mentre pondero siffatti pensieri.
Ero arrivata a Venezia un anno fa pensando di essere sola e di rimanerci pure, fare amicizia non è mai stato il mio forte. Da quando me ne sono andata da casa ho contato solo sulle mie forze cercando di evitare il PIÙ possibile gli altri. I contatti mi provocano l'orticaria soprattutto se sono troppo intimi sono nata per essere libera da qualsiasi vincolo.
Avevo conosciuto Carmen in un bar carinissimo vicino al centro poeticamente tra ponti e laguna. Gustavo e sorseggiavo l'ennesimo caffè espresso rimuginando a come trovare un ostello dove allocare le mie stanche membra, quando si avvicina veloce una giovane ragazza e urtandomi rovescia parte del mio caffè. Oh porca miseria! Come una furia mi giro verso di lei che mortificata mi guarda e solleva mogia mogia gli occhioni blu ciò che mi arriva come un colpo allo stomaco è la sua infinita dolcezza che scambio troppo frettolosamente per bontà.
Oggi a distanza di mesi penso a quanto mi sbagliavo su di lei.
Mi porge la mano, si presenta e il suo nome ha su di me l'effetto di una tisana calda in una fredda giornata di pioggia. A breve usciamo, mi sta portando a casa sua vuole cercare di pulire la mia camicetta dal caffè. Sorride sorniona. Rossa da morire dai capelli alla bocca carnosa. Non vorrei fidarmi dovrei fare come sempre faccio e invece forse stanca di tanta solitudine cedo, sorrido e lì mi frego con le mie mani.
Adesso mi siedo accendendo una sigaretta -dico sempre che sarà l'ultima e invece fumo ancora- mentre esalo il fumo lentamente dalla bocca socchiusa rivado veloce ai giorni in cui c io e la rossa Carmen abbiamo convissuto e ci siamo frequentate e mi dico quanto ho sbagliato a riporre la valigia piccina sulla cima di un armadio polveroso senza pensare che lasciando la confortevole amica con le cerniere in quel posto isolato avrei decretato la mia disfatta capitolando alla sua proposta di convivenza. Infatti eccomi qui a tirare le somme di una delusione. Carmen la rossa oltre ad essere una bella amica... era una ladra... ma non una ladra di illusioni e buonafede..una ladra davvero...

Carmen andava correndo ed io dietro di lei arrancando, col fiatone.
Rideva la marrana facevo fatica a starle dietro.
"Fermati ! "provavo a gridare ma sorda ai miei pietosi richiami correva.
A casa le chiedevo:" Prché mi porti in quei posti improbabili e rubi i tovaglioli di carta? Perché poi mi costringi a correre con te pazza e ubriaca di emozioni forti? "-
"Nessuno ti obbliga grulla!"- rispondeva spumeggiante e gorgogliava di risa la sua gola tenera.

Mi contagiava la sua gioia e il suo rubare ora apparteneva anche a me.

Per lei potevano essere fazzoletti di carta e cucchiaini al bar, oppure biglie di plastica nei negozi di giocattoli sempre cose rigorosamente piccole di poco valore era il suo dictat.
-"Non capisco il piacere che provi nel fare questo e nemmeno come faccia io a tenerti dietro"- ma lei rideva e mi trascinava giù per la china perché se lei era una ladra vera di cose da poco conto io a poco a poco divenni una ladra vera ma di cose importanti.
Stavo consciamente rotolando nel baratro spinta giù all'impazzata senza remore rimorsi o rimpianti. Prendevo di tutto al supermercato, nei negozi, al mercato, bastava che fosse costoso e rischioso.
E più era costoso e rischioso e più rubavo.
Sai, esattamente come quando imitando un amico cominci a fumare e poi senza sapere come ti ritrovi tossico, io ero una tossica del rubare mentre lei rimaneva innocente di fronte alle cose mie.
Finalmente un giorno mi presero e lì fu umiliante la cosa, decisi allora di smettere, smettere con tutto, smettere anche con lei.
Chiudere, finire, prendere la mia valigia dalla cima di quell'armadio polveroso dove l'avevo riposta e ripartire senza pensare al brutto che avevo compiuto con lei e per lei. Lei che sfrontata mi baciò sulle guance dicendo sommessamente che il suo intento era sempre stato di portarmi via qualcosa e che stava con me solo per quei pochi soldi che avevo in tasca spiegò inoltre che la vera intenzione era di farmi tanto male perché a suo dire mi amava
...bel modo di amare che hai ragazza...
l'ho presa forte per le braccia stringendo con forza e l'ho scossa, sbatacchiata urlando tutta l'indignazione che in realtà non possedevo...per darmi forza.
Separarmi da lei è stato facile ma separarmi da ciò che mi offriva la sua compagnia no.
Non allo stesso modo.
Sospiro. Mi alzo. Faccio l'ultimo tiro di sigaretta e poi la spengo con il piede come se sotto la mia scarpa ci fosse lei.



Stasera guardo la luna tonda e così grossa non l'avevo vista mai.
Anche in città si può vedere ma tu immaginati nella campagna o tra i monti che spettacolo deve essere così "gigante" maestosa.
Forse la Dea sorride materna e sorniona verso noi poveri sciocchi mortali posso sentire la sua bocca come un sipario che si apre e avvertire lo stesso fruscio che accompagna il balenare dei suoi denti diamante di luce accesi.
Io no, non sorrido proprio per niente sono furiosa e piena di rabbia.
La stessa rabbia di 20 anni fa identica.
Vedo che comincia a piovere forte tiro su il bavero mentre il freddo mi avvolge davanti dietro sui fianchi in testa. La rabbia scalda la pancia e il viso ma dentro, dentro il freddo gela le ossa.
Ho capito tutto nel momento stesso che l'ho guardato attraverso il monitor del pc, aveva un'altra il bastardo, un'altra me, un duplicato replicante di donna moderna attiva immessa nel circuito sociale più ambito perché lui adorava le donne forti piene di vita e succhiava via la linfa da loro sempre.
Lo avevo conosciuto così strappando il suo vorace succhiare ad un'altra donna ed ora un'altra donna ancora lo legava a sé non sapendo che sarebbe stata sfruttata a sua volta.
Lui ha fatto una scelta la più comoda di tutte la più vicina.
Ora faccio io la mia scelta nonostante muoia dalla voglia di piantare le unghie affilate sul suo viso fino a farlo lentamente sanguinare ripeto sommessamente a me stessa che devo avere la forza di aspettare il momento propizio.
La vendetta è un piatto che va gustato freddo questo mi hanno insegnato le donne del mio clan e ne dovrò fare tesoro, stanotte con questa luna piena mi sento come una lupa ululante di vendetta che riecheggiano l'urlo atavico chiede all'Universo di essere ascoltata.
Se tu sei cattivo io sono peggio.
Una donna tradita in questo modo ignobile diventa terribile alcuni uomini ne sono consapevoli altri no e tu sei tra coloro che ignari vanno facendo obbrobri nel mondo tu sei finito hai chiuso con me anche se ancora non lo sai.
Avevo risposto speranze come fiori di colori accesi nel giardino che ora si dimostrano vane.
Sono imbestialita anche con me stessa sento come ruggire l'anima mia al pensiero di quello che ti ho lasciato fare.
Batte scroscia la pioggia ovattando i rumori l'asfalto sembra acqua scura che rimanda bagliori di fari e lampioni.
Penetra la pioggia fin dentro gli abiti.
Quando ero ragazza adoravo ogni tipo di pioggia e più era scrosciante più mi rimettevo ad essa senza mai un riparo nemmeno un ombrello la prendevo tutta sul viso addosso le correvo incontro e non mi sono ammalata mai. Tornavo zuppa e grondante come un salice piegato dalle sue foglie ridendo dentro di me per la gioia infinita e il senso di grande libertà che mi dava mentre mia madre arrabbiatissima minacciava polmonite febbre e chissà quale altro malanno. Invece la febbre mi veniva solo quando piena di rabbia guardavo i litigi che lei faceva con mio padre e la polmonite quando non volevo più respirare perché non volevo vivere. Mai per la pioggia.
Oggi piena di graffi bruciature e ferite ancora intera inossidabile penso che seppur non eterna potrò combattere ancora per quell'ideale di giustizia trasparente~ ideale che mi rende partecipe alla vita e cittadina del mondo...sì voglio ancora lottare e poi vivere per quello in cui credo. Credo nella lealtà e nella congruenza.
Quindi combatto te che pieno di bugie affronti la vita. Codardo.
Sarò stata stupida ma ho amato di te tutto anche i tuoi difetti ed anzi quelli ti rendevano speciale ai miei occhi...in questo momento no ti vedo per ciò che sei e non per la proiezione di te che ho fatto.
Cammino sotto la pioggia le scarpe fan cic ciak come la canzone ma c'è poco da ridere.
Sono stanca stanca il passo si fa veloce e anche la mia piccola valigia pesa.
Trovo riparo sotto ad un ponte.
Un poco di tregua un respiro profondo... poi ripartito'...Milano magica città che mi hai visto ospite in questi giorni mi vedrai ripartire arrabbiata e delusa -quanto ti amo Milano mia_.
Lui ancora non lo sa ma la vendetta che ho preparato sarà terribile sento un brivido lungo la schiena.
Non senti fischiare le orecchie omuncolo...
non senti già il fiato sul collo, l'arrivo della tempesta?
Eh no...che ne sa lui che placidamente dorme avvinghiato alla sua nuova amante.
Ed io arriverò.
Inaspettata.
E lui soccombera'.
Rimetto in moto i piedi riparto incurante del rifugio improvvisato mi avvio verso la stazione.
La donna con la valigia in perenne viaggio.
Addio Milano tornerò di sicuro fra qualche tempo ma oggi devo andare verso colui che chiama la mia vendetta.
Senti? Non posso ritardare. Mi chiama forte.

Guardo dormire te tra le mie braccia, bella bellissima con un filo di sospiro lieve.

Rossa sulle guance, serena, distesa sul viso dolce.

Il cuore batte con unisono battito al tuo, creatura.

E così scellerata penso, di avere ad un tratto perso,
il senso di ogni cosa, scavallato da te,
sospesa come sei tra pensieri di vetro e un sorriso d'Angelo.

La tua venuta a me porto, come balsamo prezioso e raro di cui mai ne ho stanchezza.

Aspettavo attraverso vissute infinite vite, il fiore bianco profumato di verde azzurro, sentore di bimba che illudo sia mia.

Aspetta.

Fai in modo che imprimere tu possa nella memoria tua di donna il ricordo chi sono stata e poi...

allentati da me...

lasciami andare.



Tenersi stretti le persone vere...lasciare andare tutte le altre...

Ci sono persone che ti bloccano, ti ostacolano, impediscono che tu vada avanti e non è sempre perché siano mosse dalla semplicistica definizione " invidia di te". No. Sicuramente hanno tanta paura. Paura di perderti, di vedere che vai per la tua strada lontana lasciandole. Mettono in atto allora quelle stesse dinamiche ricevute che hanno imparato ad imitare dai modelli più importanti della loro vita, modelli tanto amati. E per Amore si trovano queste persone quindi costrette a trattenerti, semplicemente per compensare un bisogno di averti accanto a loro. Ciò che muove tutto questo è solo l'Amore, solo per Amore accade. Non dico che in alcuni casi non ci siano altre intenzioni forse meno nobili ma se ho capito qualcosa di come funzionano certe dinamiche interpersonali, posso affermare che la teoria dell'Amore è quella che desidero a me più vicina. Ciò non toglie che lascio sempre all'"Altro" la responsabilità di ciò che mette in atto e mi allontano...cercando nel farlo di pensare sempre e solo con Amore.



Seduta sulla panchina dissestata e smangiucchiata dalle intemperie in Fortezza da basso a Firenze, rivolgo il mio sguardo interno ai ricordi di quando a Milano andavo fantasticando del piatto freddo da preparare per la mia vendetta contro di te. Pensieri che si srotolano precipitosamente  pensando che niente possa essere abbastanza per quello, tutto quello che mi hai fatto. Un uomo inutile, al solo vedersi ridicolo, che la qui presente cretina ha raccattato dalla strada per farne il principe della mia vita. Ma quale principe, il principe dei miei stivali.

Ora ,qui all'umido di questa fontana circolare che echeggia l’acqua a ritmo ipnotico, non voglio proprio cucinare nessun piatto. Sono stanca, stanca delle continue liti, delle promesse vane, delle violenze.

Stanca.

L'esperienza talvolta non comunica e non insegna niente men che mai alle persone che come me hanno gli occhi foderati prosciutto, se non la coscia intera, a parare ciò che è evidente sempre agli altri e mai a te che non vuoi vedere, in questo caso io, cieca e rincretinita da chi sa quali echi familiari.

E vedere poi cosa? La mia e la tua nullità? Quindi la nostra. L’inesistenza di un sentimento? C’è mai stato sentimento?

Sento pensieri veloci che attraverso le sinapsi provocano un guizzo, un lampo,  una rabbia acuta e penetrante co-creazione delle disgrazie tutte, all'improvviso m'investe. Contrasta il freddo che sento all'improvviso dentro le ossa, viene come lama sottile, si insinua attraverso le cuciture del cappotto e giunge al corpo, alle gambe, al viso. Il cappello non basta, dovrei avere un casco per riuscire ad isolarmi da tutto questo freddo che batte in testa e poi giù giù nel cervello.

Un freddo che sa di notte vento e odio perché nell'imbrunire il giorno assume forme diverse. Teatro d’ombre cinesi che illude e racconta ciò che non è reale e non esiste provatamente.

Questa sera complicata e sibillina tinge ogni cosa di melanconica tenerezza e giunge al mio cuore pregnante di abbandono; il giorno lascia il posto alla notte e il buio rapisce la luce e poi la tira da parte provvisoriamente, con il suo colore nero.

Il cielo si riempie di stelle, seduta ancora qui imbambolata e colma in compagnia di questo stomaco chiacchierone che gorgoglia facendo coro al subbuglio dei pensieri tremendi che ora affiorano consapevoli alla coscienza.

Se il mio amore per te mi sta portando lentamente alla morte, la morte del mio entusiasmo, della carica gioiosa, del darmi con trasporto … dovrò prendere la decisione di…di  lasciarti e andarmene via da te con la mia piccola valigia.

Abbandonare questo falso sogno di fantastico amore e approdare alla conclusione.

Come ancora non so.


il piccione beccava sull'asfalto una briciola, ai miei occhi nascosta, il suo tubare accompagnava leve il tremolio del respiro. Con gli occhi rivolti al cielo ringrazio.                                                  M.G.

EFFETTI PSICOLOGICI DELLA SEPARAZIONE di Mariacristina Guardenti


Se la separazione fa male ai genitori sono i figli a soffrirne di più con conseguenze affettivo-comportamentali durante la fase della crescita.

La conflittualità tra i genitori interrompe bruscamente lo sviluppo psicologico dei figli, produce stress e ansia, paura e sensi di colpa che compromettono in maniera permanente la formazione della loro identità. Non è un caso se diversi studi longitudinali hanno rilevato la presenza persistente dei severi effetti del divorzio anche sul lungo termine, cioè lungo l'intera esistenza di queste persone. L’aspetto principale che mette in luce la separazione è decisamente il vissuto di lutto, un trauma da stress che ha le caratteristiche di essere non controllabile, imprevedibile, minaccia l'integrità psico-fisica, scatena paura, ansia anche in modo cumulativo. causa cambiamenti radicali nella vita delle persone, determina disturbi psicologici, emotivi o affettivi finanche cronici. La separazione dei genitori è per i figli un grande lutto su più livelli: muore l’idea di famiglia, il senso di appartenenza a qualcosa di cui i ragazzi hanno molto bisogno; muore l’illusione del per sempre, dell’amore di mamma e papà come esempio di solidità; muore il senso di protezione (soprattutto in seguito all’uscita di casa del papà), muoiono i sogni, i desideri, la leggerezza. Molti bambini, nei casi più fortunati adolescenti, vedono morire di colpo la propria infanzia. Durante e dopo la separazione, sempre più spesso, bisogna crescere in fretta, imparare ad autoconsolarsi, a badare a se stessi a trecentossanta gradi perché gli adulti sono impegnati a fare altro”. Assistere alla disgregazione del proprio nucleo familiare non solo per gli adulti, ma anche e soprattutto per i figli, comporta certamente un cambiamento in termini di equilibri già strutturati e una destabilizzazione affettiva. I propri punti di riferimento fino ad allora fermi e stabili, quali possono essere una casa e le persone del contesto familiare, diventano incerti e inconsistenti. Ciò produce, in chi vive tale situazione, uno scompenso emotivo non indifferente. Una personalità in formazione subirà uno sbilanciamento che produrrà delle problematiche sul piano psicologico. Non è raro che i figli di genitori separati manifestino sintomi depressivi, di ansia, di isolamento. Tale sofferenza ha un significato particolare poiché può capitare che si addossino la colpa di quanto accaduto. Due genitori, che interrompono i loro rapporti e non si dedicano più assieme all’educazione dei propri figli, contribuiscono allo sviluppo di problematiche esistenziali quali l’ansia da separazione, difficoltà scolastiche o di comportamento che si protrarranno per lungo tempo. I ragazzi si chiudono in se stessi e gli adolescenti diventano più aggressivi e ribelli. Allo stesso tempo può succedere che uno dei due genitori faccia di tutto per allontanare i propri figli dall’altro genitore interferendo in ogni situazione e denigrando l’altro facendolo risultare un cattivo genitore che non ha più amore da donare. Questo fenomeno a cui consegue un malessere viene definito PAS cioè sindrome da alienazione parentale, molto studiata negli ultimi anni che sottolinea il ruolo importante del genitore ‘alienante’ che mette in atto una sorta di ‘lavaggio del cervello’ che conduce i figli a perdere completamente il contato con gli affetti ma soprattutto l’obiettività nei confronti dell’altro genitore verso cui saranno rivolti invece paura, diffidenza e odio. La separazione dei genitori non sempre rappresenta per il figlio un evento dannoso per il suo sviluppo: a volte costituisce un'esperienza per osservare e sperimentare come gli adulti risolvono i conflitti, affrontano il disaccordo, litigano e sanno separarsi. Tutti questi aspetti, con la loro intensa e specifica tonalità affettiva, vengono introiettati dal ragazzo. Durante la separazione, il ragazzo non è solo osservatore, ma entra a far parte di un “gioco” familiare in quanto chiamato ad assumersi ruoli differenti, conteso, costretto a schierarsi con l'uno o l'altro genitore, a mediare il conflitto, ecc. Comunicare al proprio figlio la decisione di separarsi, motivandola realisticamente e univocamente, è utile a contenere le paure e le angosce del ragazzo, permettendogli di riconoscerle e confrontarle con una percezione condivisa dal genitore. In molte circostanze, si osserva una  difficoltà dell'adulto ad assumersi questa responsabilità e la tendenza a chiedere al figlio di sostenere le proprie ragioni contro quelle del partner, con l’effetto di costringerlo a schierarsi e a non riconoscere il valore affettivo dell’altro.  Sperimentare la separazione non è traumatico per i figli di quei genitori che riescono a dare continuità al legame parentale, accordandosi sulle scelte più opportune per loro, mantenendo un coerente riferimento affettivo ed educativo, conservando intatta nella mente dei ragazzi quella immagine rassicurante così importante per la loro crescita e riuscendo ad offrire loro un aiuto per affrontare la sofferenza del cambiamento. Tuttavia, la separazione dei genitori rappresenta un'esperienza “ad alto impatto emotivo” per il ragazzo e, per questo motivo, è spesso causa iniziale di sofferenza psicologica.

In quelle situazioni caratterizzate da elevata ostilità tra i coniugi, il ragazzo rischia di essere coinvolto nel confitto genitoriale, sia per ottenere legalmente il suo collocamento, sia per un reciproco sentimento di rivalsa. Il “figlio conteso” sperimenta i pressanti e fastidiosi tentativi di alleanza che ognuno dei due genitori vuole instaurare con lui a scapito dell'altro e ciò si ripercuote sulla relazione con entrambi.

La separazione dei genitori è vissuta dal ragazzo con una miscela di emozioni che toccano il senso di abbandono, la rabbia, la frustrazione, l'impotenza, sentimenti simili al dolore provato di fronte alla morte di una persona cara. In questi momenti, i bambini sperimentano un profondo senso di solitudine, un isolamento legato alla difficoltà di rivolgersi all'adulto, completamente assorbito dal conflitto e provato dalla propria sofferenza, per condividere i propri vissuti emotivi ed ottenere conforto. Il figlio necessita dunque, nella fase di rottura tra i suoi genitori, di stabilità e continuità nelle sue relazioni affettive, di sentirsi protetto dalle figure genitoriali che devono essere in grado di pensare a lui, in modo costruttivo. Partendo da questa premessa, è evidente che delineare gli effetti e gli aspetti psicologici della separazione sui figli sia fortemente connesso alla capacità dei genitori di elaborare tale situazione: non è tanto l’evento critico in sé ad essere fonte di stress, ma sono le modalità e le strategie con cui gli individui affrontano tale evento a determinarne gli esiti.

Molti ricercatori hanno evidenziato che il bambino, all’interno di un percorso di separazione coniugale, può assumere diversi ruoli:

 di stabilizzatore/mediatore della conflittualità tra i coniugi,

 di caretaker (prendersi cura di) nei confronti del genitore percepito come più fragile. I ruoli genitoriali sono rovesciati: un figlio può accettare coscientemente la responsabilità di badare a un genitore che non si sente bene o che è incapace di assumere la propria funzione in modo adeguato. Prendersi cura di un genitore emotivamente dipendente è un grosso peso per un figlio. Può rivelarsi molto difficile, per figli sensibili e coscienziosi, liberasi da questo fardello e andare avanti con la propria vita normale.

 di capro espiatorio, nel tentativo di mantenere unita la coppia genitoriale.

    Tale ruolo trae origine dalla storia delle relazioni familiari e dal legame di attaccamento con ciascun genitore e dallo sviluppo delle modalità affettive ed educative degli adulti di riferimento.

     I disagi psicologici, che possono essere considerati normali reazioni all’evento traumatico della separazione, si diversificano a seconda dell’età:

dai 0 a 3 anni: i neonati sono i più protetti dalle conseguenze immediate della separazione dei genitori, sempre che venga garantita loro una relazione di attaccamento stabile e sicura almeno da parte di uno dei genitori. Possono reagire con evidenti regressioni comportamentali: disturbi del comportamento, perdita del controllo degli sfinteri precedentemente acquisiti, suzione del pollice e/o dei capelli, condotte auto-consolatorie. La separazione suscita in loro diverse emozioni tra le quali la collera, la frustrazione e l’abbandono;

dai 3 ai 6 anni: i bambini appaiono molto confusi e insicuri per quanto riguarda i cambiamenti nella loro vita familiare, alcuni si aggrappano alla speranza che i genitori possano tornare insieme e si creano delle fantasie per trovare conforto in esse. Altri bambini avvertono  rabbia/aggressività connessa al senso di perdita e di rifiuto che possono reprimere o manifestare nei confronti degli altri, mordendo i compagni di scuola, distruggendo oggetti, andando alla ricerca di animaletti da “uccidere”.  I bambini possono esprimere la propria ansia e insicurezza anche attraverso comportamenti regressivi sul piano delle autonomie personali e/o mostrare comportamenti eccessivamente dipendenti (pianto facile ed improvviso, stati d’irritabilità, alterazione del ciclo sonno – veglia e dell’alimentazione).

dai 6 ai 10 anni, i bambini in questa fase acquistano maggiore coscienza delle cause e delle conseguenze della separazione ed è più facile che si schierino dalla parte di uno dei genitori in conflitto. Possono manifestare diverse reazioni: profondo senso di perdita, rifiuto, vulnerabilità e solitudine, sentimenti di vergogna, risentimento per il comportamento dei genitori, forte rabbia e scatti d’ira, dolore e tristezza intensa, sintomi somatici (mal di testa, dolori allo stomaco, stress), frequenti difficoltà di apprendimento, il rifiuto di andare a scuola, silenzio persistente, comportamento trasgressivo, blocco delle reazioni con l’esterno.

dagli 11 ai 17 anni: i figli più grandi possono essere caricati di una responsabilità crescente per i fratelli più piccoli e delle pretese di un genitore emotivamente dipendente. Frequentemente i genitori si aspettano che i figli più grandi prendano le loro decisioni riguardo alle visite o alla scelta di vivere con uno dei due genitori. I ragazzi sperimentano una situazione di conflitto fra il desiderio di vedere un genitore assente e quello di portare avanti attività con i coetanei. Alcuni manifestano cadute improvvise delle performance scolastiche, relazioni instabili con i coetanei; altri, invece, rafforzano un modello comportamentale con l’incremento delle attività sociali e didattiche all’interno della scuola. Spesso gli adolescenti provano anche paura di creare legami a lungo termine e di fidarsi delle persone, chiusura in loro stessi, fino ad arrivare a manifestare alcune condotte autolesive (suicidi dimostrativi, assunzione di droghe) o devianti. Sono carichi di rabbia e in generale oscillano fra sentimenti contrastanti, idealizzando spesso la relazione uomo - donna. Per aiutarli a superare questo momento dovete evitare che si incattiviscano prendendo le parti dell'uno o dell'altro e biasimando il genitore che ritengono colpevole



L’assistere alle liti familiari, urla e pianti, provoca sentimenti contrastanti: paura per sé, per i genitori, eccitazione, angoscia, paura di perdere le proprie figure di attaccamento. Per far fronte a questi sentimenti penosi, il ragazzo riattiva modalità di pensiero “primitive” che avevano la conseguenza di calmare l’angoscia, che gli consentono di esercitare un controllo magico e onnipotente sull’ambiente. Per questo motivo, capita spesso che il ragazzo, giunga ad attribuire a sé, attraverso qualche disubbidienza o sentimento rabbioso e distruttivo, la decisione dei genitori di separarsi. A volte però l’ambiente familiare, invece di sostenere il ragazzo in queste sue elaborazioni, permettendogli di pensare che la separazione è una scelta degli adulti, gli conferma più o meno esplicitamente la sua responsabilità in questa decisione.

L’esperienza nella mediazione familiare mi ha portato ad osservare che la sofferenza del ragazzo nelle cause di separazione:

• aumenta tanto più elevata è la conflittualità tra i genitori;

• aumenta se un genitore abdica ad esercitare le sue funzioni;

• peggiora se il bambino è usato come strumento per attaccare o ferire l’altro genitore;

• peggiora se i conflitti tra i genitori riguardano lui stesso, la sua educazione, le scelte che lo riguardano;

• può generare angoscia e patologia se i conflitti sono continui, segnati da aggressività verbale o fisica.

Tutta l’energia emotiva che i bambini e i ragazzi investono per reagire alla conflittualità genitoriale provoca una distorsione sia delle emozioni che degli aspetti della vita e dei bisogni della loro età. Alcuni ragazzi provano vergogna per la loro situazione familiare e quindi si isolano difensivamente dalle amicizie. Può risultare impossibile riconoscersi in un modello di identificazione sessuale che è stato pesantemente svalutato dal conflitto, e quindi il bambino, per mantenere un senso del proprio valore, è costretto ad identificarsi col modello materno e ad operare scelte oggettuali in contrasto con il proprio genere. L'interiorizzazione di modelli maschili e femminili non adeguati compromette, inoltre, la possibilità di costruire, in età adulta, legami affettivi significativi e duraturi.

Un ragazzo che assiste alle scenate di rabbia, alle manifestazioni di violenza, fisica o verbale, tra i suoi genitori, o tra genitori e figli, viene sempre danneggiato. A volte alcune coppie in aperto e continuo conflitto non si separano “per il bene del bambino”, esponendolo così ad il grave danno, ossia vivere in un clima di tensione e di violenza psicologica, dove i significati dell’affetto sono mischiati a quelli dell’ira e del disprezzo. I danni sono gravi anche se lui non è oggetto di aggressioni dirette poiché è costretto ad assistere passivamente alla violenza, come se fosse seduto su di una polveriera che può esplodere improvvisamente.  Alla luce dell'esperienza clinica maturata, ritengo fondamentale sensibilizzare i genitori a sforzarsi di empatizzare con la sofferenza della propria “creatura”, riconoscendole il diritto di essere amata e riconosciuta nei suoi bisogni emotivo-affettivi.   La vera causa delle difficoltà emotive e comportamentali nei ragazzi non è l’avere o meno dei genitori separati, quanto piuttosto l’avere dei genitori in conflitto tra loro. Il figlio paga la paura dell'abbandono, teme per la sua sicurezza e si chiede chi si prenderà cura di lui.

10  REGOLE DA RISPETTARE

1 Comunicare: La comunicazione della nostra intenzione di separarci va fatta, per quanto possibile, insieme, usando parole semplici, adeguate all’età dei figli, quando ci sentiremo sicuri della nostra decisione e pronti a parlarne con sufficiente serenità e senza fatto che con la separazione non stanno perdendo i genitori. Sta comunque ai fatti, non alle parole, dar loro la certezza.

2 Dialogare: Diamo la possibilità ai figli di esprimere la loro sofferenza e aiutiamoli più con i fatti che con le parole. Dimostriamoci disponibili a parlare con loro ogni volta che lo richiederanno. Se parlano poco o non fanno domande o non reagiscono, non illudiamoci che chi tace acconsente. Prepariamoci dunque a rispondere ai loro eventuali perché in ogni momento e non sentiamoci sollevati se i figli non ci hanno posto domande. Non umiliamo i figli ignorando o non tenendo nella dovuta considerazione le loro ragioni, come se la giovane età impedisse loro di essere nel giusto. E anche se nel giusto non fossero, abituiamoli alla libertà di pensiero e di parola, sia pure nel rispetto delle dovute forme (che anche noi dovremo usare nei loro confronti).

3 Mantenere le proprie responsabilità: Manteniamo sempre la nostra comune responsabilità genitoriale a partire dal momento della decisione di separarci, nella comunicazione con i figli, le nostre famiglie d’origine e chiunque altro. Non perdiamoci di vista dietro le carte bollate e non lasciamo che altri prendano decisioni che spettano a noi due, insieme. Se siamo certi di non star mentendo, facciamo in modo che i nostri figli sappiano che ogni sforzo è stato fatto per tenere in piedi la nostra unione. Sottolineiamo che la separazione è interamente frutto della nostra decisione e che loro non ne hanno alcuna responsabilità. Non inibiamo nei figli i ricordi positivi del loro passato con l’uno, l’altro o entrambi i genitori. Accettiamo che riemergano anche i loro ricordi negativi aiutandoli a collocarli in una storia in evoluzione e a individuare prospettive di cambiamento e di miglioramento.

4 Non screditare l’altro genitore: Non usiamo i figli come giudici o arbitri dei nostri comportamenti sollecitando da loro un’opinione su chi di noi abbia ragione o torto. Non screditiamo né denigriamo l’altro genitore agli occhi dei figli anche, e soprattutto, se assente. Non impediamo loro di comunicare con il genitore non affidatario, anche segnalando più o meno apertamente la nostra disapprovazione quando i figli cercano di farlo. Non svalutiamo sistematicamente le idee e la pratica educativa dell’altro genitore. Teniamo a mente che non è sempre vero che il passato determina meccanicamente il futuro e che dunque l’altro genitore “non cambierà mai”. Bambini e ragazzi non amano sentir denigrare un genitore, tanto più quando a farlo è l’altro genitore. Apprezzano, invece, il comportamento franco e leale degli adulti perché, anche se mostra una differenza di opinioni, è molto più rassicurante di una critica fatta dietro le spalle.

5 Rimanere leali nei confronti dell’altro genitore : Non cerchiamo l’alleanza o la complicità dei figli contro l’altro genitore né istighiamoli contro di lui o lei atteggiandoci a vittime. Non fingiamo di accettare le decisioni dell’altro genitore mentre in realtà le boicottiamo. Non critichiamo per partito preso né ridicolizziamo i risultati delle decisioni e delle azioni dell’altro genitore. Ogni volta che esistono ragioni valide è meglio che padre e madre si parlino direttamente senza usare in alcun modo i figli per trasmettersi messaggi ostili in forma indiretta. Non sballottiamo i figli come pacchi postali né parcheggiamoli davanti alla porta di casa o presso vicini e parenti per evitare di incontrare il genitore che li prenderà in consegna. Il momento del passaggio delle consegne da un genitore all’altro è tra i più delicati della vicenda della separazione e per i figli è una cartina di tornasole per capire se possono contare sulla collaborazione di padre e madre o se invece hanno due genitori in lotta tra loro.

6 Evitare manifestazioni di aggressività : Non è la differenza di opinioni tra noi che può danneggiare i figli. Le differenze sono fonte di fertilità, al contrario delle fittizie unanimità o delle volontà imposte con la violenza o con l’inganno. Bambini e ragazzi osservano come noi riusciamo a convivere con le nostre diversità, e imparano. Se, evitando compromessi ingiusti, saremo riusciti a non trasformare i conflitti in guerre, avremo dato ai nostri figli un buon esempio. Evitiamo dunque manifestazioni di esasperata aggressività, soprattutto in presenza dei figli. Questo non è un invito all’ipocrisia, ma piuttosto al rispetto dei limiti di sopportazione e di comprensione consentiti dall’età dei bambini e dei ragazzi. Evitiamo inoltre di usare i figli come ostaggi, messaggeri, spie o testimoni contro un genitore. Non sottoponiamoli a interrogatori su ciò che ha fatto l’altro genitore. Non minacciamo apertamente o implicitamente ritorsioni se non si schiereranno dalla nostra parte. Impediamo che, salvo casi di eccezionale gravità e comunque in condizioni di massima protezione del loro equilibrio psicologico, i figli siano portati in tribunale a testimoniare contro un genitore. Non utilizziamoli per dire ciò che noi non vogliamo o possiamo dire all’altro genitore. Asteniamoci da ogni ricatto affettivo. Il periodo trascorso con i genitori dovrebbe essere ricordato come uno dei rarissimi esempi di affetto gratuito incontrati nella vita.

7  Prendere insieme le decisioni importanti: Non prendiamo decisioni importanti di interesse comune senza consultarci e, se possibile, accordarci con l’altro genitore. Entrambi i genitori devono sempre reciprocamente informarsi in tempo utile, e non essere informati da altri, circa le questioni che più interessano la crescita dei figli: salute, scuola, tempo libero, relazioni significative, cambiamenti importanti nella vita degli stessi genitori (lavoro, residenza, abitudini, nuovi partner).

8 Attenzione ai nuovi partner: È inopportuno presentare ai figli eventuali nostri nuovi partner senza aver prima concordato tra noi le modalità e i tempi più adatti ai bambini e ai ragazzi. Non presentiamoli come futuri genitori. Non mettiamo in competizione genitori e nuovi partner ma adoperiamoci perché stabiliscano buoni e affettuosi rapporti con i nostri figli.

9 Festeggiare insieme: Festeggiamo insieme, ogni volta che è possibile, compleanni e feste e cerchiamo di essere presenti agli eventi importanti che vedono i figli in qualche modo protagonisti. Andiamo insieme a parlare con gli insegnanti, con i medici, con gli allenatori sportivi e con tutte le figure significative nella vita dei figli.

10 Rispettare i confini generazionali: Essere affettuosi non implica l’incapacità di dire «no» se la situazione lo esige. Non risarciamo i figli con comportamenti controproducenti (regali, concessioni, eccessiva indulgenza). Evitiamo di diventare “genitori della domenica” concedendo ai figli ciò che in altre condizioni non concederemmo. Manteniamo la disciplina e le abitudini della nostra cultura. Non usiamo i figli come confidenti per sfogare su di loro le nostre ansie, tensioni e sofferenze. Non lasciamo che siano i figli a prendere da soli decisioni che spetterebbero a noi genitori. Manteniamo le promesse.

Essere Consapevole di Mariacristina Guardenti



La “dedizione” agli altri è a scapito della nostra felicità. Siamo tutti concentrati nel dover essere piuttosto che dedicarci ad incontrare noi stessi là dove siamo davvero. Mettiamo molta energia nel guardarci attraverso gli occhi degli altri misurando la nostra autostima sulla base della loro accettazione invece di testimoniare la nostra bellezza, la nostra forza, la nostra unicità. Ci dedichiamo a mostrare, e con fatica, tutti i nostri lati migliori invece che semplicemente essere veri, spingiamo la nostra vita verso l’etica della correttezza invece che esporci direttamente con l’ambiente, il gruppo, l’altro. E quando le persone non si comportano come pensiamo dovrebbero comportarsi, visto tutta la fatica e i sacrifici che facciamo per essere accettati, andiamo in collera, ci abbattiamo o peggio ancora ci vendichiamo. Giustifichiamo i nostri scoppi emotivi  o le nostre risposte arrabbiate basandoci sulle azioni degli altri e facendo ciò agiamo esattamente come la persona che si è scagliata per prima contro di noi. Quando diamo agli altri il potere di schiacciare il  bottone delle nostre emozioni diventiamo loro schiavi senza rendercene conto.

L’imperativo: “Dedicati a te stesso” è concepito per colmare il divario tra il rifiuto di sé e la vera accettazione , tra pensare ed ESSERE, tra desiderare e DIVENTARE.

Quando mi dedico a me stesso dichiaro all’universo che al di fuori di me non esiste nessun tesoro nascosto, nessun salvatore perché sono io il tesoro che sto cercando, e sto aspettando soltanto me stesso.

Lascia andare pensieri parole e azioni che favoriscono autodistruzione e il giudizio su te stesso, stai usando il tuo immenso potere contro di te. Questo tipo di negazione emozionale, mentale e fisica può assumere diverse forme: dire di sì quando in realtà vuoi dire di no; avere relazioni che non nutrono al contrario prosciugano; pensare e credere a pensieri che tolgono entusiasmo ed energia, la tua energia il tuo entusiasmo.

Quando ti dedichi al tuo VERO ed autentico sé questa autenticità ti accompagna per tutta la vita.

“Devo essere sicuro di piacere a tutti” “ Devo essere salvato” sono modelli profondamente radicati nel nostro essere, tuttavia questa consapevolezza non sempre ci aiuta a sganciarci totalmente da questi pensieri o convinzioni perché la vita presenta inevitabilmente nuovi e inaspettati cambiamenti.

Ogni volta che sono disposto a guardarmi dentro con sincera e congruente accettazione in ogni esperienza, ostacolo, relazione imparo ad usare tutta questa esperienza consapevolmente per scoprire chi sono davvero.

La  per dedicarmi a me stesso c’è una sola semplice mossa da compiere amare tutto ciò che sono difetti compresi la difficoltà sta nel dedicarmi a me stesso nella misura in cui sono disposto a lasciare andare il passato e ogni idea secondo cui “dovrei” essere diverso da quello che sono in questo momento.

Adattarsi ai cambiamenti può fare la differenza, ignorare lottare o combattere un cambiamento ci fa soffrire e lo riporta più vivido che mai nella nostra quotidianità, e siccome non possiamo avere sempre il controllo su come e quando avvengono i cambiamenti, possiamo altresì scegliere che rapporto avere con essi perché se il cambiamento è inevitabile e fa parte della vita che scorre, la trasformazione è una scelta cosciente. Da vittima del cambiamento a co-creatore del cambiamento.

Oggi il potere è definito da come appari, da quanto denaro guadagni, da chi frequenti e da quanta carriera stai facendo. In una struttura di scarsità e paura le persone forti sono quelle che in un modo o nell’altro hanno acquisito le risorse esteriori disponibili più ricercate o migliori. Siano esse fama, denaro o bellezza.

Anche dopo aver raggiunto alcune cose che pensavamo di volere, la nostra lotta con il potere non finisce e non riusciamo a vedere la follia che questa corsa contiene.

Dalla prospettiva della vera abbondanza e nella connessione interiore con il proprio sé l’amore e  l’autenticità le persone potenti sono quelle che hanno la connessione più forte con le loro risorse interiori

Quando diveniamo consapevoli delle abitudini e delle credenze che non ci servono ma che ostinatamente tratteniamo, possiamo scegliere di nuovo e prendere decisioni consapevoli che sostengono e nutrono chi siamo veramente.

C’è una aspirazione profonda che ci chiede di spezzare le catene delle nostre paure, di superare le opinioni della gente per ritrovare la nostra innata felicità.

Dentro l’essenza ti sussurra di ricordare la tua luce e salutare l’immagine di qualcuno che non sei. Quando accetti e onori te stesso smetti immediatamente di avere bisogno di sentirti diverso e vedi la perfetta e unica “creazione” che incarni. E  tutto ciò che rappresenti è bellissimo, tu sei magnifico perfino nelle parti che vorresti fossero diverse. Adesso lasciando le aspettative puoi incarnare il tuo potere.

Acquisire un nuovo potere significa fare ciò che può finalmente essere fatto in accordo con la parte interiore che si riconosce in grado di fronteggiare la vita e avere il coraggio di sciogliere il groviglio di situazioni limitanti e giudizi interiori.

E’ arrivato il momento di essere consapevole.

Le Costellazioni Familiari Sistemiche Spirituali di Mariacristina Guardenti


 I Movimenti dell’Anima

La famiglia è un sistema (campo energetico relazionale) governato da determinate norme e regole che si perpetuano nel tempo.

Attraverso questa particolare metodologia si arriva a rappresentare il sistema famiglia, ad evidenziarne le dinamiche non conosciute che producono sofferenza  e ogni elemento utile per prendersi cura delle ferite individuali e generazionali perché il nostro ripetere conflitti e situazioni di malessere spesso deriva da fardelli familiari che non ci appartengono ma che abbiamo ereditato insieme al corredo genetico.

Questo metodo messo a punto da Bert Hellinger (psicologo, antropologo e scrittore di fama mondiale) consente di scoprire consapevolizzare e sciogliere problematiche familiari che si trasmettono di generazione in generazione e sono causa di disturbi,  disagi e conflitti che rendono difficile una buona qualità della vita.

 Il fondatore delle costellazioni familiari, iniziò a esporre le proprie teorie intorno al 1980, influenzando una serie di studi successivi fra cui quelli della francese Anne Schützenberger, autrice della tecnica “sindrome degli Antenati”. L’autore tedesco sostiene che le nostre vite sarebbero condizionate da ingiustizie, privazioni, violenze, esclusioni subite dagli antenati. Queste “dinamiche inconsce” influenzerebbero tutti i settori esistenziali: amore, lavoro, rapporto col denaro, successo personale, salute.

Secondo il “metodo Hellinger “possiamo guarire prendendo consapevolezza dei blocchi familiari questo garantirebbe non solo la guarigione individuale ma addirittura la guarigione dell’intera famiglia. In che modo? Esistono varie scuole che reinterpretano il metodo a seconda del proprio orientamento, in generale il soggetto viene indirizzato a osservare la rappresentazione scenica dei propri livelli inconsci. In questo modo è indotto al dialogo con i diversi sistemi familiari così da facilitare la scoperta dell’origine del disagio e/o dei sintomi correlati. Una volta individuato questo nodo, l’elemento mancante viene reintegrato oppure si opera per sciogliere il nodo e rimettere ordine nel sistema non in equilibrio. Questo lavoro, quando consentito, ci permette di illuminare dinamiche di cui eravamo già coscienti oppure altre completamente ignorate dalla nostra parte conscia.

Una volta che il blocco viene riconosciuto, il livello di coscienza lo rielabora e lo assimila, permettendo la “guarigione”. Il metodo in questione viene definito sistemico perché prende in considerazione un sistema, nel caso specifico la famiglia in cui il singolo individuo è importante in funzione di qualcosa di più grande, il sistema stesso. Nella visione sistemico familiare il singolo viene considerato come parte di un gruppo, il sistema appunto e questo approccio permette di individuare connessioni e legami con gli altri componenti della famiglia. Una volta emerse tali dinamiche che appartengono all’anima collettiva della famiglia il soggetto può riconoscere la realtà per ciò che è e darsi pace.

Gli accenti sono chiaramente spirituali quando Hellinger sostiene che le costellazioni familiari sono tenute insieme da un'”anima familiare comune” lui fa riferimento a un'”Anima più Grande”. Ecco quindi i MOVIMENTI DELL’ANIMA che sottolineano la nuova direzione in cui si stanno avviando le Costellazioni Familiari. 



Chi o cosa guida nella costellazione familiare spirituale? Risposta di Bert Hellinger

E’ evidente che nelle costellazioni familiari spirituali, i rappresentanti e il conduttore vengono posseduti e guidati da un altro potere. Dove vengono guidati? Oltre tutte le separazioni, per cui quelli che erano separati e disuniti, vengono riuniti . Questo potere è un potere dell’amore che annulla tutte le separazioni. Cosa significa ciò nello specifico? Quelle distinzioni che noi spesso poniamo in primo piano di buono e cattivo o di appartenenza o esclusione non valgono più. Ciò che noi abbiamo appreso nella psicoterapia, passa in secondo piano e con questo tutto ciò che volevamo raggiungere con la nostra buona coscienza e buona volontà. Tutto ciò sembra indipendente dalle nostre rappresentazioni usuali e dai nostri abituali pensieri. Nelle costellazioni familiari spirituali tutto scorre davanti ai nostri occhi, senza interventi esterni, come una chiara rivelazione, come l’intervento di un altro potere, di un potere spirituale. Il rappresentante e il costellatore si comportano come medium, agiscono attraverso altre forze che portano a soluzioni finora impedite. Cosa succede con la costellazione famigliare di un tempo? Mantiene ancora il suo valore, anche se con dei limiti che vengono superati, infatti costellatori e partecipanti si avventurano guidati in qualcosa di più grande. Si avventurano oltre la loro sfera personale, verso i movimenti dello spirito che sono superiori e alla cui guida si sottomettono. Perdono con ciò qualcosa? Tutti loro ottengono qualcosa.





Per cambiare un avvenimento della propria vita bisogna aver accesso all'Anima

Mariacristina Guardenti