mercoledì 25 giugno 2014

"Le Arti Terapie come espressione di sè" a cura di Mariacristina Guardenti


Le Arti Terapie consistono in una ricerca del benessere psicofisico attraverso l’espressione artistica dei pensieri, vissuti ed emozioni. Attraverso la messa in atto delle potenzialità personali possiamo elaborare creativamente tutte quelle sensazioni che non riescono ad emergere nel contesto quotidiano. Per mezzo dell’azione creativa l’immagine interna diventa immagine esterna, visibile e condivisibile e comunica all’altro il proprio mondo interiore emotivo e cognitivo.

Sin dalla preistoria c’è sempre stato nell’uomo il bisogno di rendere manifesto il proprio mondo interiore. L’individuo civilizzato, dotato di funzioni mentali più evolute (linguaggio, ragionamento astratto, per esempio) esprime sé stesso attraverso i concetti, le parole, i ragionamenti. Colui che invece non usa il linguaggio verbale, che ha difficoltà cognitive, relazionali, può esprimere sé stesso solo attraverso il movimento, i suoni, il colore, le forme, i disegni. Ecco perché è il mezzo di comunicazione maggiormente utilizzato dagli psicotici. Anzi, diciamo che l’Arte intesa come terapia è stata scoperta grazie a loro.
 
L’Arte permette un’espressione diretta, immediata, spontanea, arcaica ed istintiva di noi stessi che non passa attraverso l’intelletto.
I materiali e le tecniche che l’utente utilizza gli permettono di esprimere, plasmare e dare una identità precisa al problema che l’ha portato nella relazione d'aiuto; e proprio attraverso l’aiuto del falicitatore artistico è possibile raggiungere una nuova visione di tale difficoltà, un’intuizione, un insight che lo avvicini alla risoluzione.  Infatti, nell’Arti Terapie la produzione artistica non avviene in completa solitudine, è coinvolta anche una relazione tra due persone, l’ Arteterapeuta e il cliente, e nell’ambito di tale alleanza, la propria creazione viene osservata e discussa, un po’ come accade ai bambini quando mostrano il proprio disegno ai genitori, i quali, con affetto, chiedono a loro : “Oh...che cos’è?”.

L’Arteterapeuta deve saper accogliere, legittimare, amplificare i messaggi dell’altro con parole, disegni, proposte. Nel fare ciò deve avere una sensibilità estetica capace di cogliere non la bellezza, il gradevole o il piacevole ma il significativo, il comunicativo, il processo. In questo contesto i canoni di bellezza non esistono, ciò che conta è la comprensione, l’accettazione e la contemplazione di ciò che la persona intende comunicare con la propria opera.  I prodotti artistici non devono mai subire “interpretazioni”, il significato è sempre personale, privato, egocentrato e và ricercato attraverso il colloquio, cosicché sia l’utente stesso ad individuare il giusto messaggio della propria creazione.
 
Ognuno ha in sé delle risorse proprie e un potenziale autorigenerativo che va semplicemente stimolato. Le Arti Terapie svolgono questa funzione e consentono di credere e avere fiducia nelle capacità che tutti quanti noi possediamo.  È preferibile lavorare sulle risorse poiché, utilizzando le parti positive del cliente, si ottengono dei cambiamenti più facilmente e stabilmente che andando a sollecitare le parti negative, oscure.
Dal periodo storico chiamato Illuminismo in poi, sono stati privilegiati l’aspetto cognitivo, la mente, l’intelletto, la ragione, (aspetti caratteristici dell’emisfero sinistro) a discapito della creatività, della fantasia, dell’intuizione, delle percezioni sensoriali (aspetti caratteristici dell’emisfero destro).
 
In questo modo le risorse tipiche dell’emisfero destro sono state quasi completamente dimenticate con un conseguente impoverimento della capacità personale a vivere “con tutto sé stessi” la propria esistenza. Le Arti Terapie si pongono come obiettivo la riappropriazione di tale patrimonio in quanto , o perlomeno come alternativa e valido sostegno alle situazioni di difficoltà che la vita ci pone.  Attraverso un disegno, un colore, un tratto,  si può contattare l’aggressività. Con la musica si può facilitare l’espressione dei sentimenti e provocare una liberazione almeno parziale delle pressioni mentali e con la danzaterapia il corpo è libero di esprimersi con il proprio linguaggio, al di là delle convenzioni. Attraverso il  teatro si ha la possibilità di impersonare ruoli nuovi e mettersi nei panni degli altri, sperimentando situazioni diverse.
Così, le Arti Terapie, con tecniche e materiali propri, favorisce la conoscenza di sé stessi e delle potenzialità individuali e rende possibile l’integrazione di tutte le risorse di cui disponiamo per poter vivere meglio.  Le Arti Terapie quindi svolgono la funzione non solo di trattamento, ma anche di trasformazione, evoluzione e crescita dell’individuo.


Come nascono le Arti Terapie e qual è la loro storia?  La storia delle Arti creative si è spesso intrecciata, fin dall’antichità, con quella della salute mentale.  Gli antichi Egizi incoraggiavano le persone affette da disturbi mentali a “perseguire interessi artistici e frequentare concerti e balletti”.  Anche gli antichi Greci utilizzavano il teatro e la musica per favorire la catarsi, liberare le emozioni represse e ritornare ad una vita equilibrata. I Romani, invece ritenevano che lo studio della letteratura potesse alleviare le sofferenze umane e la musica alleviasse la melanconia.  Solo durante il periodo medievale l’arte intesa come cura dei disturbi emotivi subì un vero declino, sostituita dalla magia e dalla superstizione.  Dal Rinascimento in poi, in Europa, la concezione dell’arte e soprattutto dell’artista vivono una vera trasformazione. L’artista viene concepito come una figura dotata di particolare sensibilità e l’opera d’arte viene vista come una sorta di strumento terapeutico che permette l’espressione di una realtà fantastica, che altrimenti l’avrebbe potuto portare alla follia.
 
Vale la pena ricordare, durante la Rivoluzione Industriale, in Inghilterra, un approccio noto come “terapia morale”: i pazienti con disturbi mentali venivano accolti in rifugi in campagna e qui ricevevano cure, assistenza e svolgevano attività artistiche come la pittura, scultura e musica. Fu in uno di questi rifugi che Vincent Van Gogh trascorse buona parte della sua esistenza.   Nel XX secolo vengono mossi i primi passi verso le Arti Terapie così come vengono intese oggi grazie a Freud e Jung e alla psicoanalisi. L’opera artistica è concepita come l’espressione dell’inconscio e come un derivato del processo di sublimazione degli istinti di base.
Margaret Naumburg, psicoanalista e seguace di Freud, è considerata la fondatrice dell' Art Therapy in America. La relazione gioca un ruolo importante nel processo terapeutico e il prodotto artistico diviene lo strumento che rafforza tale relazione.  Un’altra fondatrice dell' Art Therapy è Edith Kramer, contemporanea della Naumburg. la quale considera l’opera d’arte come un “contenitore di emozioni” e l’atto stesso del creare come terapeutico di per sé.  Attualmente le Arti Terapie riflettono un’ampia varietà di assunti teorici che si collocano in posizioni intermedie tra la Naumburg e la Kramer e forti influenze provengono dall’approccio umanistico, gestaltico, evolutivo, corporeo, sistemico, etc
Aree d’intervento e destinatari  Le aree di intervento delle Arti Terapie sono essenzialmente tre:
-Area terapeutica 
-Area riabilitativa 
- Area preventiva ed educativa
Le Arti Terapie non solo agevolano la guarigione ma, soprattutto, promuovono il benessere.
Cos’è un laboratorio di Arti Terapie?  Il laboratorio rispetta tutte le regole del setting e appare come un ambiente molto diverso dal classico studio. Il laboratorio è uno spazio ampio, luminoso e ricchissimo di stimoli. Vi si possono trovare: carta, matite, colori, das, stoffe, lane, legno, farina, teli, burattini, strumenti musicali.
 

Nel laboratorio, su indicazioni dell’Arteterapeuta, ci si può dedicare:
- alle arti visive. Si può disegnare, colorare, modellare das o creta, utilizzare fotografie o filmati; 
- alla musicoterapia. Si può ascoltare musica per favorire una maggiore attivazione o il rilassamento;
- alla  danzaterapia, con cui di certo non si apprendono coreografie ma si impara a liberare il corpo consentendogli di esprimere pensieri, emozioni e sentimenti; 
- Alla teatroterapia che permette di comunicare con il corpo e con la voce, di osservare il mondo con gli occhi di un altro e di giocare con ciò che è finzione e ciò che è verità; 
- Alla ludoterapia. Si propongono i giochi che fanno i bambini: rubabandiera, nascondino, lanciare la palla, ecc. Il gioco allena il bambino (e anche l’adulto) alla vita e gli permette la ricerca del sé, di un sé corrispondente ai proprio bisogni.
Ed è sempre nella direzione del gioco che viene svolto il lavoro nei laboratori artistici, affinché l’Arteterapia sia vissuta come un’attività “ludica e divertente” che accompagna l’individuo in uno dei viaggi più affascinanti dell’uomo: la scoperta di se stessi.
Mariacristina Guardenti

Bibliografia:

  • Giusti E. , Piombo I. (2003), Arteterapie e Counseling espressivo. Ed. Aspic
  • Naumburg M (1966) , Dynamically oriented art therapy: its principles and practices, Grune & Stratton, New York.
  • Kramer E. (1977) Arte come terapia nell’infanzia. Ed. La Nuova Italia.
  • Ulman E. (1961), Art-therapy: problems and definition, in “Bullettin of Art-Therapy”, II, 2.
  • Warren B. (1995), Arteterapia in educazione e riabilitazione. Arti visive, danza, musica, attività teatrale, racconti, maschere e burattini. Ed. Centro studi Erickson.
 
 
 
 

 

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