Le Arti Terapie
consistono in una ricerca del benessere psicofisico attraverso l’espressione
artistica dei pensieri, vissuti ed emozioni. Attraverso la messa in atto delle potenzialità
personali possiamo elaborare creativamente tutte quelle sensazioni che non
riescono ad emergere nel contesto quotidiano. Per mezzo
dell’azione creativa l’immagine interna diventa immagine esterna,
visibile e condivisibile e comunica all’altro il proprio mondo interiore
emotivo e cognitivo.
Sin dalla
preistoria c’è sempre stato nell’uomo il bisogno di rendere manifesto il
proprio mondo interiore. L’individuo civilizzato, dotato di funzioni mentali
più evolute (linguaggio, ragionamento astratto, per esempio) esprime sé stesso
attraverso i concetti, le parole, i ragionamenti. Colui che invece non usa il
linguaggio verbale, che ha difficoltà cognitive, relazionali, può esprimere sé
stesso solo attraverso il movimento, i suoni, il colore, le forme, i disegni.
Ecco perché è il mezzo di comunicazione maggiormente utilizzato dagli
psicotici. Anzi, diciamo che l’Arte intesa come terapia è stata scoperta grazie
a loro.
L’Arte permette
un’espressione diretta, immediata, spontanea, arcaica ed istintiva di noi stessi
che non passa attraverso l’intelletto.
I materiali e le tecniche che l’utente utilizza gli permettono di esprimere, plasmare e dare una identità precisa al problema che l’ha portato nella relazione d'aiuto; e proprio attraverso l’aiuto del falicitatore artistico è possibile raggiungere una nuova visione di tale difficoltà, un’intuizione, un insight che lo avvicini alla risoluzione. Infatti, nell’Arti Terapie la produzione artistica non avviene in completa solitudine, è coinvolta anche una relazione tra due persone, l’ Arteterapeuta e il cliente, e nell’ambito di tale alleanza, la propria creazione viene osservata e discussa, un po’ come accade ai bambini quando mostrano il proprio disegno ai genitori, i quali, con affetto, chiedono a loro : “Oh...che cos’è?”.
I materiali e le tecniche che l’utente utilizza gli permettono di esprimere, plasmare e dare una identità precisa al problema che l’ha portato nella relazione d'aiuto; e proprio attraverso l’aiuto del falicitatore artistico è possibile raggiungere una nuova visione di tale difficoltà, un’intuizione, un insight che lo avvicini alla risoluzione. Infatti, nell’Arti Terapie la produzione artistica non avviene in completa solitudine, è coinvolta anche una relazione tra due persone, l’ Arteterapeuta e il cliente, e nell’ambito di tale alleanza, la propria creazione viene osservata e discussa, un po’ come accade ai bambini quando mostrano il proprio disegno ai genitori, i quali, con affetto, chiedono a loro : “Oh...che cos’è?”.
L’Arteterapeuta deve saper accogliere, legittimare, amplificare i messaggi dell’altro con parole, disegni, proposte. Nel fare ciò deve avere una sensibilità estetica capace di cogliere non la bellezza, il gradevole o il piacevole ma il significativo, il comunicativo, il processo. In questo contesto i canoni di bellezza non esistono, ciò che conta è la comprensione, l’accettazione e la contemplazione di ciò che la persona intende comunicare con la propria opera. I prodotti artistici non devono mai subire “interpretazioni”, il significato è sempre personale, privato, egocentrato e và ricercato attraverso il colloquio, cosicché sia l’utente stesso ad individuare il giusto messaggio della propria creazione.
Ognuno ha in sé
delle risorse proprie e un potenziale autorigenerativo che va semplicemente
stimolato. Le Arti Terapie svolgono questa funzione e consentono di credere e
avere fiducia nelle capacità che tutti quanti noi possediamo. È preferibile lavorare sulle risorse poiché,
utilizzando le parti positive del cliente, si ottengono dei cambiamenti più
facilmente e stabilmente che andando a sollecitare le parti negative, oscure.
Dal periodo storico chiamato Illuminismo in poi, sono stati privilegiati l’aspetto cognitivo, la mente, l’intelletto, la ragione, (aspetti caratteristici dell’emisfero sinistro) a discapito della creatività, della fantasia, dell’intuizione, delle percezioni sensoriali (aspetti caratteristici dell’emisfero destro).
Dal periodo storico chiamato Illuminismo in poi, sono stati privilegiati l’aspetto cognitivo, la mente, l’intelletto, la ragione, (aspetti caratteristici dell’emisfero sinistro) a discapito della creatività, della fantasia, dell’intuizione, delle percezioni sensoriali (aspetti caratteristici dell’emisfero destro).
In questo modo
le risorse tipiche dell’emisfero destro sono state quasi completamente
dimenticate con un conseguente impoverimento della capacità personale a vivere “con tutto
sé stessi” la propria esistenza. Le Arti Terapie si pongono come obiettivo la
riappropriazione di tale patrimonio in quanto , o perlomeno come alternativa e valido sostegno
alle situazioni di difficoltà che la vita ci pone. Attraverso un disegno, un colore, un tratto, si può
contattare l’aggressività. Con la musica si può facilitare l’espressione dei
sentimenti e provocare una liberazione almeno parziale delle pressioni mentali e con la danzaterapia il corpo è libero di esprimersi con il proprio
linguaggio, al di là delle convenzioni. Attraverso il teatro si ha la possibilità di impersonare
ruoli nuovi e mettersi nei panni degli altri, sperimentando situazioni diverse.
Così,
le Arti Terapie, con tecniche e materiali propri, favorisce la conoscenza di sé
stessi e delle potenzialità individuali e rende possibile l’integrazione di tutte
le risorse di cui disponiamo per poter vivere meglio. Le Arti Terapie quindi svolgono la funzione non
solo di trattamento, ma anche di trasformazione, evoluzione e
crescita dell’individuo.
Nel laboratorio, su indicazioni dell’Arteterapeuta, ci si può dedicare:
Come nascono
le Arti Terapie e qual è la loro storia? La storia delle Arti creative si è spesso
intrecciata, fin dall’antichità, con quella della salute mentale. Gli antichi Egizi incoraggiavano le persone
affette da disturbi mentali a “perseguire interessi artistici e frequentare
concerti e balletti”. Anche gli antichi
Greci utilizzavano il teatro e la musica per favorire la catarsi, liberare le
emozioni represse e ritornare ad una vita equilibrata. I Romani, invece
ritenevano che lo studio della letteratura potesse alleviare le sofferenze
umane e la musica alleviasse la melanconia.
Solo durante il periodo medievale l’arte intesa come cura dei disturbi
emotivi subì un vero declino, sostituita dalla magia e dalla
superstizione. Dal Rinascimento in poi,
in Europa, la concezione dell’arte e soprattutto dell’artista vivono una vera
trasformazione. L’artista viene concepito come una figura dotata di particolare
sensibilità e l’opera d’arte viene vista come una sorta di strumento
terapeutico che permette l’espressione di una realtà fantastica, che altrimenti
l’avrebbe potuto portare alla follia.
Vale la pena
ricordare, durante la Rivoluzione Industriale, in Inghilterra, un approccio
noto come “terapia morale”: i pazienti con disturbi mentali venivano accolti in
rifugi in campagna e qui ricevevano cure, assistenza e svolgevano attività
artistiche come la pittura, scultura e musica. Fu in uno di questi rifugi che
Vincent Van Gogh trascorse buona parte della sua esistenza. Nel XX secolo vengono mossi i
primi passi verso le Arti Terapie così come vengono intese oggi grazie a Freud e
Jung e alla psicoanalisi. L’opera artistica è concepita come l’espressione
dell’inconscio e come un derivato del processo di sublimazione degli istinti di
base.
Margaret
Naumburg, psicoanalista e seguace di Freud, è considerata la fondatrice dell'
Art Therapy in America. La relazione gioca un ruolo
importante nel processo terapeutico e il prodotto artistico diviene lo
strumento che rafforza tale relazione.
Un’altra fondatrice dell' Art Therapy è Edith Kramer, contemporanea della
Naumburg. la quale considera l’opera d’arte come un “contenitore di emozioni” e
l’atto stesso del creare come terapeutico di per sé. Attualmente le Arti Terapie riflettono un’ampia
varietà di assunti teorici che si collocano in posizioni intermedie tra la
Naumburg e la Kramer e forti influenze provengono dall’approccio umanistico,
gestaltico, evolutivo, corporeo, sistemico, etc
Aree
d’intervento e destinatari
Le aree di intervento delle Arti Terapie sono essenzialmente tre:
-Area terapeutica
-Area
riabilitativa
- Area
preventiva ed educativa
Le Arti Terapie
non solo agevolano la guarigione ma, soprattutto, promuovono il benessere.
Cos’è un
laboratorio di Arti Terapie?
Il laboratorio rispetta tutte le regole del
setting e appare come un ambiente molto diverso dal classico studio. Il laboratorio è uno spazio ampio, luminoso e ricchissimo di
stimoli. Vi si possono trovare: carta, matite, colori, das, stoffe, lane,
legno, farina, teli, burattini, strumenti musicali.
Nel laboratorio, su indicazioni dell’Arteterapeuta, ci si può dedicare:
- alle arti visive. Si può
disegnare, colorare, modellare das o creta, utilizzare fotografie o
filmati;
- alla musicoterapia.
Si può ascoltare musica per favorire una maggiore attivazione o il
rilassamento;
- alla danzaterapia,
con cui di certo non si apprendono coreografie ma si impara a liberare il corpo
consentendogli di esprimere pensieri, emozioni e sentimenti;
- Alla teatroterapia
che permette di comunicare con il corpo e con la voce, di osservare il mondo
con gli occhi di un altro e di giocare con ciò che è finzione e ciò che è
verità;
- Alla ludoterapia. Si
propongono i giochi che fanno i bambini: rubabandiera, nascondino, lanciare la
palla, ecc. Il gioco allena il bambino (e anche l’adulto) alla vita e gli
permette la ricerca del sé, di un sé corrispondente ai proprio bisogni.
Ed è sempre
nella direzione del gioco che viene svolto il lavoro nei laboratori artistici,
affinché l’Arteterapia sia vissuta come un’attività “ludica e divertente” che
accompagna l’individuo in uno dei viaggi più affascinanti dell’uomo: la
scoperta di se stessi.
Bibliografia:
- Giusti E. , Piombo I. (2003), Arteterapie e
Counseling espressivo. Ed. Aspic
- Naumburg M (1966) , Dynamically
oriented art therapy: its principles and practices, Grune &
Stratton, New York.
- Kramer E. (1977) Arte come terapia
nell’infanzia. Ed. La Nuova Italia.
- Ulman E. (1961), Art-therapy:
problems and definition, in “Bullettin of Art-Therapy”, II, 2.
- Warren B. (1995), Arteterapia in educazione e
riabilitazione. Arti visive, danza, musica, attività teatrale, racconti,
maschere e burattini. Ed. Centro studi Erickson.
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