L’Intelligenza emotiva è uno dei concetti più popolari
di questi ultimi anni , che apre un dibattito sul contenuto stesso della
semantica: è un insieme di abilità cognitive o un insieme di competenze,
disposizioni, abilità regolatrici di informazioni emozionali?
Cerchiamo qui di dare una definizione generica
di Intelligenza :
L’insieme delle funzioni psichiche
di un individuo, che si traducono nella capacità di riconoscere, impostare e
risolvere in modo adeguato i problemi posti dalla vita, utilizzando in modo
corretto ed efficace tutte le abilità
E l'Intelligenza Emotiva?
E' la capacità che di
percepire, identificare e riconoscere i sentimenti (EMOZIONI) propri ed altrui
in maniera precisa nel momento stesso in cui sorgono; inoltre è la modalità
funzionale di rendere fruibili queste INFORMAZIONI: emozioni e sentimenti
per guidare il proprio pensiero e le proprie azioni. -Goleman 1995-
È quindi una delle
capacità all' auto-motivazione e viene impiegata per gestire le emozioni
personali in modo costruttivo.
Per inciso … Un Counselor non dimenticherà di
sottolineare quanto sia fondamentale che …
Per poter conoscere a fondo i
sentimenti degli altri ( e quindi esercitare la professione del
Counselor) è necessario innanzitutto conoscere i "propri sentimenti".
L’abilità a comprendere le emozioni
degli altri si sviluppa in parallelo con la consapevolezza delle proprie
emozioni, con la propria abilità ad empatizzare con gli altri, e con l’abilità
a concettualizzare le cause delle emozioni e le loro conseguenze comportamentali.
Inoltre, più si apprende sulla maniera e sulle ragioni del comportamento degli
altri, più possiamo dedurre che cosa provano da un punto di vista emotivo. I
bambini piccoli iniziano a scrutare i volti degli altri (principalmente i
caregiver) per dare un significato a stimoli che per loro sono ambigui (social
referencing). Nello specifico, affinché ciò sia possibile, i bambini 1) devono
essere in grado di decodificare il significato usuale delle espressioni emotive
facciali, 2) devono comprendere quali sono le situazioni che di solito
producono emozioni, 3) devono realizzare che gli altri hanno una mente, delle intenzioni,
delle credenze, e in generale degli stati interni, 4) devono computare
un’informazione unica sull’altra persona che dovrebbe rendere comprensibile una
risposta emotiva non stereotipata o una risposta che è diversa da quella che
lui stesso avrebbe prodotto nella stessa situazione, 5) devono essere in grado
di etichettare l’esperienza emotiva in modo da poter comunicare verbalmente con
gli altri rispetto alle proprie emozioni e sentimenti (quest’ultima fa parte
della prossima abilità della competenza emotiva). A partire dai 7-8 anni di
età, i bambini iniziano a mostrare questi aspetti della propria competenza
emotiva nelle relazioni sociali e familiari.
Le conversazioni sociali sono il
principale veicolo attraverso cui i bambini imparano non solo il linguaggio
descrittivo delle emozioni, la cui acquisizione continua nella fanciullezza e
in adolescenza, ma anche come usare questo linguaggio negli scambi con gli
altri per raggiungere obiettivi sociali ed emozionali. Per quanto riguarda gli
script emotivi, questi vengono integrati nel corso dello sviluppo con il
sistema di credenze della società in cui il bambino vive; inoltre, i
comportamenti espressi in reazione ad una emozione saranno congruenti anche
alla rappresentazione del sé del bambino, e del suo ruolo sociale che sarà indubbiamente
collegato anche al genere.
Tra i diversi modelli teorici e sul
piano concettuale si riflettono i differenti approcci di cui sommariamente
andremo a dare spiegazione, inerenti l’Intelligenza Emozionale che è suscettibile
di variabili inerenti non solo in relazione all’età, all’esperienza o al
contesto, ma sottostante l’influsso diretto o no di chi osserva , studia e
tenta di dimostrare l’efficacia di una misurazione della stessa.
La teoria triarchia
dell’intelligenza . Anche Sternberg (1988, 1997, 1999), psicologo della Yale
University, ha inteso l’intelligenza non come un’abilità singola, ma come
un’entità articolata e composita, costituita da parti diverse:
• l’intelligenza analitica
(astratta), che concerne l’analisi, la valutazione e il confronto di informazioni;
• l’intelligenza pratica, che si
riferisce alla capacità di esercitare materialmente acquisizioni apprese ed
elaborate;
• l’intelligenza creativa, che
risiede nella possibilità di trovare soluzioni originali, produrre innovazioni,
scoperte, avere insight.
Il punto di equilibrio fra abilità
analitiche, pratiche e creative, consentirebbe di agire efficacemente in un
determinato contesto socioculturale.
La teoria di Sternberg (1985)
include un ulteriore articolazione in tre sottocategorie: 1) quella
componenziale che prende in considerazione l’ambiente interno dell’individuo; 2)
quella contestuale che fa riferimento all’ambiente esterno dell’individuo e che
comprende l’intelligenza sociale; 3) e la componente esperienziale, che si
rivolge sia all’ambiente interno che a quello esterno dell’individuo.
I contributi di Sternberg e di
Gardner, che rappresentano teorie dell’intelligenza tra loro integrabili, hanno
avuto ricadute applicative importanti in ambito scolastico; mentre la teoria della
triarchia invita ad utilizzare i livelli di conoscenza di base degli studenti
per sviluppare modalità creative, analitiche e pratiche, il lavoro di Gardner
ha condotto ad una revisione e ad un ampliamento dei curriculum scolastici nel
senso di una maggiore flessibilità, attribuendo importanza e dignità didattica
ad ambiti tradizionalmente meno incisivi, quali ad esempio la musica e la
psicomotricità. Ilavori di entrambi questi autori, inoltre, hanno preparato la
strada per i contributi degli attuali teorici dell’intelligenza emotiva,
Questa
‘Intelligenza emotiva’ si connette direttamente con l’Intelligenza
Intrapersonale descritta da “Howard Gardner”, poiché presuppone la
consapevolezza dei propri stati d’animo e della loro portata; la valutazione
assennata delle proprie risorse fisiche e psichiche di fronte all’evenienza
(anche emozionale) che ci si presenta.
Vediamo come H. Gardner propone le Intelligenze
Multiple
VERBALE: la parola che esplora
LOGICO-MATEMATICA: il numero che
ordina
SPAZIO-TEMPORALE: prossemica e
cronemica (percezione, organizzazione e manifestazione del tempo)
MUSICALE: il ritmo, l’armonia
CORPOREA: postura, movimento,
manipolazione
INTRAPERSONALE: la gestione e il
controllo del Sé
INTERPERSONALE: l’interazione con
gli Altri
NATURALISTICA: è vero ciò che
“vedo/tocco”
ESISTENZIALE: è vero ciò che mi serve
Se H. Gardner parla di Intelligenze
Multiple, Goleman (1998) identifica 5 classi
principali di competenze necessarie per una performance efficace a livello
emotivo, con particolare riferimento all'ambito del lavoro e delle
organizzazioni:
1
consapevolezza
delle emozioni,
sia nel Sé che negli altri, al fine di riuscire a gestire le varie situazioni,
consiste nell’essere consapevole dei propri stati interni; è la capacità
introspettiva, caratterizzata dall’auto-osservazione anche durante le emozioni
intense.
2
regolazione
delle emozioni nel Sé, autocontrollo: la capacità di ignorare emozioni spiacevoli e
sollecitare quelle piacevoli, riducendo così gli effetti negativi che alcune
emozioni possono avere sulla performance. Resistere alle tempeste emotive è uno
strumento efficace che permette di controllare lo stato emotivo personale e può
salvare da comportamenti impetuosi, soprattutto per sentimenti quali la rabbia
e la tristezza.
3
tendenze
motivazionali: permettono
di indirizzare le emozioni verso il raggiungimento degli obiettivi; Un’abilità
critica è la capacità di contenere le emozioni e ritardare gli impulsi per
posticipare la gratificazione. La capacità di auto-motivarsi è importante
soprattutto nello studio e nel lavoro.
4
empatia: la capacità dell'individuo di percepire
e provare le emozioni degli altri ( mettersi nei panni dell’Altro) al fine di
sostenerne la performance; L’empatia
richiede la capacità di comprendere come gli altri percepiscano una situazione.
Esistono due tipi di empatia: quella cognitiva associata alla capacità
di assumere il punto di vista dell’altra persona per capirne ragionamenti (per
es. durante una discussione), e quella emotiva, associata alla
capacità di riconoscere e comprendere, spesso a livello intuitivo, le emozioni
altrui cogliendo sottili messaggi non-verbali.
5
abilità
sociali: la capacità di
relazionarsi con gli altri per ottenere obiettivi comuni coerenti ai propri
valori. Esprimere i propri sentimenti e le proprie emozioni è
una competenza sociale. Le emozioni sono contagiose, noi mandiamo segnali
emotivi in ogni incontro-relazione e inconsciamente rispecchiamo il comportamento
dell’altro. Maggiore sarà la sincronia tra il nostro comportamento non verbale
e quello del nostro interlocutore, migliore sarà l’umore condiviso. Sintonizzandoci
sulla percezione emotiva dell’altro controllando i segnali personali emessi,
maggiore sarà la circolarità della comunicazione. Essere in grado di gestire le
emozioni nelle relazioni ed essere capaci di ispirare gli altri sono
caratteristiche fondamentali nel team di lavoro e nella leadership.
Sottolineiamo 3
sotto competenze:
L'auto-conoscenza come consapevolezza delle nostre emozioni.
L'auto-regolazione, come capacità di
gestire efficacemente le proprie emozioni.
L'auto-motivazione, come l’abilità di
rimanere motivati nonostante le inevitabili difficoltà, crisi e frustrazioni
che comporta il raggiungimento di un obiettivo importante per noi o la nostra
esperienza di vita in generale.
Critiche alla teoria di Goleman
Il lavoro di Goleman è stato a più riprese criticato
dalla comunità scientifica di area psicologica, in quanto carente di solide
basi oggettive. Eysenck (2000), ad esempio, commenta che le affermazioni di
Goleman, più di altre, esemplificano chiaramente l’assurda tendenza a
classificare quasi ogni tipo di comportamento come una intelligenza. Inoltre,
se le abilità da lui elencate definissero realmente l’EI, ci si aspetterebbe
una prova di una loro stretta correlazione; non solo tale prova non viene
fornita, ma lo stesso Goleman ipotizza che tali abilità potrebbero anche non
essere correlate affatto. Molti studi accademici hanno sollevato dubbi sul
lavoro di Goleman, che avrebbe avanzato ipotesi non supportate da sufficienti
evidenze scientifiche sull’influenza dell’EI nel predire effettivamente le
capacità legate alla leadership e alla vita lavorativa in generale (Antonakis,
2003 e 2004).
Esprimere le proprie emozioni: modalità non funzionali
Una madre che insegna al bambino a
non mostrare la sua delusione per un regalo non gradito della nonna, ma a
sorridere e ringraziare. In questo caso sta insegnando a suo figlio la sostituzione di un
sentimento con un altro. Ma il modo in cui gli insegna questa norma di
espressione, influirà sulla maniera in cui il bambino imparerà e metterà in
pratica la regola.
Altra norma è quella di minimizzare
l'espressione dell'emozione: per esempio quando si rimprovera il
bambino di fronte ad altre persone e quest'ultimo comincia a piangere in modo
irrefrenabile, gli chiediamo di calmarsi e di non piangere.
L' esagerazione consiste
invece nell' amplificare l'emozione che si sta sentendo, come per esempio
quando i genitori invitano un bambino timido a sorridere di più per apparire
più socievole e amichevole nei confronti degli altri.
Estremizzando. Le
persone possono gestire e canalizzare le proprie emozioni (fino all’estremo,
soffocante controllo), oppure lasciarsi andare emotivamente alle emozioni (fino
all’estremo dominio di queste ultime sui vari aspetti esistenziali).
Le due menti “A tutti gli effetti abbiamo
due menti, una che pensa, l’altra che sente. Queste due modalità della
conoscenza, così fondamentalmente diverse, interagiscono per costruire la
nostra vita mentale. La mente razionale è la modalità di comprensione della
quale siamo solitamente coscienti: dominante nella consapevolezza e nella
riflessione, capace di ponderare e di riflettere. Ma accanto ad essa c’è un
altro sistema di conoscenza – impulsivo e potente, anche se a volte illogica,
c’è la mente emozionale” (Goleman 1996:).
Come l’Intelligenza Emotiva fa parte delle
Intelligenze Multiple e come ci vengono spiegate da Gardner
Abbiamo accennato prima a Howard
Gardner, psicologo americano nato nel 1943, e la sua teoria delle intelligenze multiple. Questa
teoria ripresa poi anche da altri, ma non condivisa da tutti, è basata sulla
convinzione che gli esseri umani sono dotati di più forme di intelligenza
interconnesse tra loro e che determinano le facoltà dell’individuo su base
neurologica, staccandosi di fatto dalla teoria classica basata sulla presenza
di un fattore unitario misurabile tramite il QI.
• Per cui esiste
l’intelligenza logico-matematica, che consiste nell’abilità di
valutazione e di confronto di oggetti concreti o astratti e nell’individuare
relazioni e principi.
• L’intelligenza
linguistica, che si esprime nell’uso del linguaggio e delle parole e nella
capacità di adattare le parole al contesto e alla comunicazione della propria
idea.
• L’intelligenza
naturalistica, che permette il riconoscimento di oggetti naturali e che è
collegata alla capacità classificatoria e tassonomica.
• L’intelligenza
musicale, che si rivela nella composizione e nell’analisi di brani musicali
e nella capacità di discriminare con precisione altezza dei suoni, timbri e
ritmi. Metafora spesso usata anche in riferimento al business quando si
parla di un manager come direttore di orchestra (essere capace di coordinare
gli strumenti pur non essendo eccellente nel suonarne uno)
• L’intelligenza
visivo-spaziale, capacità di orientarsi e di rappresentare oggetti visivi
in termini di relazioni funzionali – per esempio un organigramma – percependo
idealmente le relazioni pur non avendoli a disposizione.
• L’intelligenza
cinestetica, che è la capacità manuale oltre che quella di dare istruzioni
al proprio corpo per un funzionamento ideale. E’ l’intelligenza degli atleti ma
anche degli artigiani, dei chirurghi e dei dentisti.
• L’intelligenza
esistenziale, che è la capacità di riflettere sulle questioni
universali dell’esistenza.
• Le ultime due
intelligenze sono a)l’intelligenza interpersonale e b) l’intelligenza
intrapersonale. a)La prima è la capacità di interpretare le emozioni, le
motivazioni e gli stati d’animo degli altri e l’altra, b) è la capacità di
comprendere le proprie emozioni e di incanalarle in forme socialmente
accettabili.
Queste due ultime intelligenze rappresentano l’INTELLIGENZA EMOTIVA e
nel porci la domanda qual è la differenza tra intelligenza e capacità e quella
se si nasce con l’intelligenza o si sviluppa, il professor Bianchi ci chiarisce
che esistono delle competenze, cioè comportamenti responsabili, che determinano
una prestazione eticamente e tecnicamente corretta di prestazione professionale
e che declinano le due intelligenze.
• Quindi l’Intelligenza
Intrapersonale si sviluppa attraverso l’autoconsapevolezza,
l’assertività, l’autostima, l’autorealizzazione e l’indipendenza.
• L’Intelligenza
Interpersonale è esplicabile attraverso i concetti di relazioni
interpersonali, empatia, responsabilità sociali.
A proposito di … Empatia
in particolare l’empatia, cioè la
capacità di entrare in una relazione di comprensione profonda di cosa prova e
sente l’altro, è un fenomeno essenziale delle relazioni umane e rappresenta
nella dimensione umana, la capacità di comprendere l’altro, valorizzare
l’altro, fare leva sulla diversità e utilizzare la capacità politico-sociale
definendo di fatto la linea di demarcazione tra una cattiva e una buona
comunicazione. La parola ‘empatia’ deriva dal greco empatheia, a sua volta
derivato dall'unione della preposizione en ed il sostantivo pathos, ed esprime
il concetto di compartecipazione, di sintonia tra due o più individui, tramite
l'instaurarsi di un sentimento di affetto. L’empatia è una dimensione che
ricorre in molte concettualizzazioni dell’EI e, in maniera più evidente, nei
modelli misti di Bar-On e Goleman, dove viene intesa come capacità di percepire
e riconoscere le emozioni delle altre persone, ma anche di immedesimarsi nei
loro stati emotivi e rispettarli, sulla base della comprensione dei loro segnali
emozionali, dell’assunzione della loro prospettiva soggettiva e della
condivisione dei loro sentimenti. Appare chiara l’importanza di questa dimensione
nel contesto delle relazioni sociali in quanto rende capace l’individuo di stabilire
una sintonia emotiva con le persone che lo circondano e ciò lo mette nelle
condizioni di stabilire relazioni interpersonali autentiche e appaganti basate
su una reale esperienza di condivisione e di mettere in atto comportamenti pro
sociali tesi ad una cooperazione fondamentale per l’inserimento sociale. Una
carenza in questa dimensione può comportare conseguenze variabili da difficoltà
interpersonali legate alla scarsa considerazione dei sentimenti altrui e ad un
fraintendimento delle intenzioni degli altri, a disturbi come quelli della
condotta caratterizzati da aggressività verso gli altri (come nel bullismo) o
come il disturbo narcisistico della personalità, in cui gli individui sono
completamente assorbiti da se stessi e non considerano i sentimenti di chi li
circonda.
Sulla “Comunicazione” considerazioni
conclusive
La comunicazione emotiva è
considerata il cuore di ogni relazione e, circolarmente, ogni relazione esiste
in quanto c'è comunicazione emotiva . Attraverso la consapevolezza della
comunicazione emotiva nelle relazioni la persona è in grado di riconoscere e usare
le espressioni e le esperienze emotive per differenziare le sue relazioni con
gli altri, in quanto è obbligato a considerare le conseguenze interpersonali
derivanti dalla sua comunicazione emotiva all’interno della relazione. Questo è
indice di auto-efficacia emotiva, in quanto la persona diventa capace di
perseguire i propri obiettivi nell’ambito di relazioni vis-à-vis con un’altra
persona.
Per cui un linguaggio o un
comportamento orientato verso la puntualizzazione (tipico del linguaggio
scientifico), la recriminazione (trasformare in crimine), la predica (imporre
dall’alto) e il biasimo (te l’avevo detto io) possono portare probabilmente a
posizioni di conflitto reciproco, mentre le regole di una buona comunicazione
si fondano – oltre alla capacità di governare ed esprimere le emozioni, di
essere consapevoli delle diversità che inducono i contrasti tra le persone e
della necessità di praticare la pazienza – sulla pratica del CHIEDERE
DOMANDANDO invece che AFFERMARE: la domanda può comunicare la
stessa cosa dell’affermazione, ma lascia la possibilità all’altro di
esprimersi; INDAGARE prima di SENTENZIARE: anche qui ritorna il concetto
di chiedere prima e di comprendere il contesto; EVOCARE anziché
SPIEGARE: usare metafore che parlano alle emozioni, al cuore si direbbe, e non
al razionale cioè alla mente.