venerdì 3 aprile 2015

PARLIAMO DI INTELLIGENZA EMOTIVA a cura di Mariacristina Guardenti



 
L’Intelligenza emotiva è uno dei concetti più popolari di questi ultimi anni , che apre un dibattito sul contenuto stesso della semantica: è un insieme di abilità cognitive o un insieme di competenze, disposizioni, abilità regolatrici di informazioni emozionali?

Cerchiamo qui di dare una definizione  generica di Intelligenza :

L’insieme delle funzioni psichiche di un individuo, che si traducono nella capacità di riconoscere, impostare e risolvere in modo adeguato i problemi posti dalla vita, utilizzando in modo corretto ed efficace tutte le abilità  

E l'Intelligenza Emotiva? 

E' la capacità che di percepire, identificare e riconoscere i sentimenti (EMOZIONI) propri ed altrui in maniera precisa nel momento stesso in cui sorgono; inoltre è la modalità funzionale di rendere fruibili queste INFORMAZIONI: emozioni e sentimenti  per guidare il proprio pensiero e le proprie azioni. -Goleman 1995-

È quindi una delle capacità all' auto-motivazione e viene impiegata per gestire le emozioni personali in modo costruttivo.

Per inciso …  Un Counselor non dimenticherà di sottolineare quanto sia fondamentale che …

Per poter conoscere a fondo i sentimenti degli altri  ( e quindi esercitare la professione del Counselor) è necessario innanzitutto conoscere i "propri sentimenti".

L’abilità a comprendere le emozioni degli altri si sviluppa in parallelo con la consapevolezza delle proprie emozioni, con la propria abilità ad empatizzare con gli altri, e con l’abilità a concettualizzare le cause delle emozioni e le loro conseguenze comportamentali. Inoltre, più si apprende sulla maniera e sulle ragioni del comportamento degli altri, più possiamo dedurre che cosa provano da un punto di vista emotivo. I bambini piccoli iniziano a scrutare i volti degli altri (principalmente i caregiver) per dare un significato a stimoli che per loro sono ambigui (social referencing). Nello specifico, affinché ciò sia possibile, i bambini 1) devono essere in grado di decodificare il significato usuale delle espressioni emotive facciali, 2) devono comprendere quali sono le situazioni che di solito producono emozioni, 3) devono realizzare che gli altri hanno una mente, delle intenzioni, delle credenze, e in generale degli stati interni, 4) devono computare un’informazione unica sull’altra persona che dovrebbe rendere comprensibile una risposta emotiva non stereotipata o una risposta che è diversa da quella che lui stesso avrebbe prodotto nella stessa situazione, 5) devono essere in grado di etichettare l’esperienza emotiva in modo da poter comunicare verbalmente con gli altri rispetto alle proprie emozioni e sentimenti (quest’ultima fa parte della prossima abilità della competenza emotiva). A partire dai 7-8 anni di età, i bambini iniziano a mostrare questi aspetti della propria competenza emotiva nelle relazioni sociali e familiari.

Le conversazioni sociali sono il principale veicolo attraverso cui i bambini imparano non solo il linguaggio descrittivo delle emozioni, la cui acquisizione continua nella fanciullezza e in adolescenza, ma anche come usare questo linguaggio negli scambi con gli altri per raggiungere obiettivi sociali ed emozionali. Per quanto riguarda gli script emotivi, questi vengono integrati nel corso dello sviluppo con il sistema di credenze della società in cui il bambino vive; inoltre, i comportamenti espressi in reazione ad una emozione saranno congruenti anche alla rappresentazione del sé del bambino, e del suo ruolo sociale che sarà indubbiamente collegato anche al genere.

Tra i diversi modelli teorici e sul piano concettuale si riflettono i differenti approcci di cui sommariamente andremo a dare spiegazione, inerenti l’Intelligenza Emozionale che è suscettibile di variabili inerenti non solo in relazione all’età, all’esperienza o al contesto, ma sottostante l’influsso diretto o no di chi osserva , studia e tenta di dimostrare l’efficacia di una misurazione della stessa.

La teoria triarchia dell’intelligenza . Anche Sternberg (1988, 1997, 1999), psicologo della Yale University, ha inteso l’intelligenza non come un’abilità singola, ma come un’entità articolata e composita, costituita da parti diverse:

• l’intelligenza analitica (astratta), che concerne l’analisi, la valutazione e il confronto di informazioni;

• l’intelligenza pratica, che si riferisce alla capacità di esercitare materialmente acquisizioni apprese ed elaborate;

• l’intelligenza creativa, che risiede nella possibilità di trovare soluzioni originali, produrre innovazioni, scoperte, avere insight.

Il punto di equilibrio fra abilità analitiche, pratiche e creative, consentirebbe di agire efficacemente in un determinato contesto socioculturale.

La teoria di Sternberg (1985) include un ulteriore articolazione in tre sottocategorie: 1) quella componenziale che prende in considerazione l’ambiente interno dell’individuo; 2) quella contestuale che fa riferimento all’ambiente esterno dell’individuo e che comprende l’intelligenza sociale; 3) e la componente esperienziale, che si rivolge sia all’ambiente interno che a quello esterno dell’individuo.

I contributi di Sternberg e di Gardner, che rappresentano teorie dell’intelligenza tra loro integrabili, hanno avuto ricadute applicative importanti in ambito scolastico; mentre la teoria della triarchia invita ad utilizzare i livelli di conoscenza di base degli studenti per sviluppare modalità creative, analitiche e pratiche, il lavoro di Gardner ha condotto ad una revisione e ad un ampliamento dei curriculum scolastici nel senso di una maggiore flessibilità, attribuendo importanza e dignità didattica ad ambiti tradizionalmente meno incisivi, quali ad esempio la musica e la psicomotricità. Ilavori di entrambi questi autori, inoltre, hanno preparato la strada per i contributi degli attuali teorici dell’intelligenza emotiva,

Questa ‘Intelligenza emotiva’ si connette direttamente con l’Intelligenza Intrapersonale descritta da “Howard Gardner”, poiché presuppone la consapevolezza dei propri stati d’animo e della loro portata; la valutazione assennata delle proprie risorse fisiche e psichiche di fronte all’evenienza (anche emozionale) che ci si presenta.

Vediamo come H. Gardner propone le Intelligenze Multiple

VERBALE: la parola che esplora

LOGICO-MATEMATICA: il numero che ordina

SPAZIO-TEMPORALE: prossemica e cronemica (percezione, organizzazione e manifestazione del tempo)

MUSICALE: il ritmo, l’armonia

CORPOREA: postura, movimento, manipolazione

INTRAPERSONALE: la gestione e il controllo del Sé

INTERPERSONALE: l’interazione con gli Altri

NATURALISTICA: è vero ciò che “vedo/tocco”

ESISTENZIALE: è vero ciò che mi serve

Se H. Gardner parla di Intelligenze Multiple, Goleman (1998) identifica 5 classi principali di competenze necessarie per una performance efficace a livello emotivo, con particolare riferimento all'ambito del lavoro e delle organizzazioni:


1      consapevolezza delle emozioni, sia nel Sé che negli altri, al fine di riuscire a gestire le varie situazioni, consiste nell’essere consapevole dei propri stati interni; è la capacità introspettiva, caratterizzata dall’auto-osservazione anche durante le emozioni intense. 

        

2      regolazione delle emozioni nel Sé, autocontrollo: la capacità di ignorare emozioni spiacevoli e sollecitare quelle piacevoli, riducendo così gli effetti negativi che alcune emozioni possono avere sulla performance. Resistere alle tempeste emotive è uno strumento efficace che permette di controllare lo stato emotivo personale e può salvare da comportamenti impetuosi, soprattutto per sentimenti quali la rabbia e la tristezza.

 

3      tendenze motivazionali: permettono di indirizzare le emozioni verso il raggiungimento degli obiettivi; Un’abilità critica è la capacità di contenere le emozioni e ritardare gli impulsi per posticipare la gratificazione. La capacità di auto-motivarsi è importante soprattutto nello studio e nel lavoro.

 

4      empatia: la capacità dell'individuo di percepire e provare le emozioni degli altri ( mettersi nei panni dell’Altro) al fine di sostenerne la performance; L’empatia richiede la capacità di comprendere come gli altri percepiscano una situazione. Esistono due tipi di empatia: quella cognitiva associata alla capacità di assumere il punto di vista dell’altra persona per capirne ragionamenti (per es. durante una discussione), e quella emotiva, associata alla capacità di riconoscere e comprendere, spesso a livello intuitivo, le emozioni altrui cogliendo sottili messaggi non-verbali.

 

5      abilità sociali: la capacità di relazionarsi con gli altri per ottenere obiettivi comuni coerenti ai propri valori. Esprimere i propri sentimenti e le proprie emozioni è una competenza sociale. Le emozioni sono contagiose, noi mandiamo segnali emotivi in ogni incontro-relazione e inconsciamente rispecchiamo il comportamento dell’altro. Maggiore sarà la sincronia tra il nostro comportamento non verbale e quello del nostro interlocutore, migliore sarà l’umore condiviso. Sintonizzandoci sulla percezione emotiva dell’altro controllando i segnali personali emessi, maggiore sarà la circolarità della comunicazione. Essere in grado di gestire le emozioni nelle relazioni ed essere capaci di ispirare gli altri sono caratteristiche fondamentali nel team di lavoro e nella leadership.

Sottolineiamo  3 sotto competenze:

L'auto-conoscenza come consapevolezza delle nostre emozioni.

L'auto-regolazione, come  capacità di gestire efficacemente le proprie emozioni.

L'auto-motivazione, come  l’abilità di rimanere motivati nonostante le inevitabili difficoltà, crisi e frustrazioni che comporta il raggiungimento di un obiettivo importante per noi o la nostra esperienza di vita in generale.

Critiche alla teoria di Goleman

Il lavoro di Goleman è stato a più riprese criticato dalla comunità scientifica di area psicologica, in quanto carente di solide basi oggettive. Eysenck (2000), ad esempio, commenta che le affermazioni di Goleman, più di altre, esemplificano chiaramente l’assurda tendenza a classificare quasi ogni tipo di comportamento come una intelligenza. Inoltre, se le abilità da lui elencate definissero realmente l’EI, ci si aspetterebbe una prova di una loro stretta correlazione; non solo tale prova non viene fornita, ma lo stesso Goleman ipotizza che tali abilità potrebbero anche non essere correlate affatto. Molti studi accademici hanno sollevato dubbi sul lavoro di Goleman, che avrebbe avanzato ipotesi non supportate da sufficienti evidenze scientifiche sull’influenza dell’EI nel predire effettivamente le capacità legate alla leadership e alla vita lavorativa in generale (Antonakis, 2003 e 2004).

 

 

Esprimere le proprie emozioni: modalità non funzionali

Una madre che insegna al bambino a non mostrare la sua delusione per un regalo non gradito della nonna, ma a sorridere e ringraziare. In questo caso sta insegnando a suo figlio la sostituzione di un sentimento con un altro. Ma il modo in cui gli insegna questa norma di espressione, influirà sulla maniera in cui il bambino imparerà e metterà in pratica la regola.

                Altra norma è quella di minimizzare l'espressione dell'emozione: per esempio quando si rimprovera il bambino di fronte ad altre persone e quest'ultimo comincia a piangere in modo irrefrenabile, gli chiediamo di calmarsi e di non piangere.

                L' esagerazione consiste invece nell' amplificare l'emozione che si sta sentendo, come per esempio quando i genitori invitano un bambino timido a sorridere di più per apparire più socievole e amichevole nei confronti degli altri.

 Estremizzando. Le persone possono gestire e canalizzare le proprie emozioni (fino all’estremo, soffocante controllo), oppure lasciarsi andare emotivamente alle emozioni (fino all’estremo dominio di queste ultime sui vari aspetti esistenziali).

Le due menti  “A tutti gli effetti abbiamo due menti, una che pensa, l’altra che sente. Queste due modalità della conoscenza, così fondamentalmente diverse, interagiscono per costruire la nostra vita mentale. La mente razionale è la modalità di comprensione della quale siamo solitamente coscienti: dominante nella consapevolezza e nella riflessione, capace di ponderare e di riflettere. Ma accanto ad essa c’è un altro sistema di conoscenza – impulsivo e potente, anche se a volte illogica, c’è la mente emozionale” (Goleman 1996:).

Come l’Intelligenza Emotiva fa parte delle Intelligenze Multiple e come ci vengono spiegate da Gardner

Abbiamo accennato prima a Howard Gardner, psicologo americano nato nel 1943, e la sua  teoria delle intelligenze multiple. Questa teoria ripresa poi anche da altri, ma non condivisa da tutti, è basata sulla convinzione che gli esseri umani sono dotati di più forme di intelligenza interconnesse tra loro e che determinano le facoltà dell’individuo su base neurologica, staccandosi di fatto dalla teoria classica basata sulla presenza di un fattore unitario misurabile tramite il QI.

•       Per cui esiste l’intelligenza logico-matematica, che consiste nell’abilità di valutazione e di confronto di oggetti concreti o astratti e nell’individuare relazioni e principi.

•       L’intelligenza linguistica, che si esprime nell’uso del linguaggio e delle parole e nella capacità di adattare le parole al contesto e alla comunicazione della propria idea.

•       L’intelligenza naturalistica, che permette il riconoscimento di oggetti naturali e che è collegata alla capacità classificatoria e tassonomica.

•       L’intelligenza musicale, che si rivela nella composizione e nell’analisi di brani musicali e nella capacità di discriminare con precisione altezza dei suoni, timbri e ritmi.  Metafora spesso usata anche in riferimento al business quando si parla di un manager come direttore di orchestra (essere capace di coordinare gli strumenti pur non essendo eccellente nel suonarne uno)

•       L’intelligenza visivo-spaziale, capacità di orientarsi e di rappresentare oggetti visivi in termini di relazioni funzionali – per esempio un organigramma – percependo idealmente le relazioni pur non avendoli a disposizione.

•       L’intelligenza cinestetica, che è la capacità manuale oltre che quella di dare istruzioni al proprio corpo per un funzionamento ideale. E’ l’intelligenza degli atleti ma anche degli artigiani, dei chirurghi e dei dentisti.

•       L’intelligenza esistenziale, che è la capacità di riflettere sulle questioni universali  dell’esistenza.

•       Le ultime due intelligenze sono a)l’intelligenza interpersonale e b) l’intelligenza intrapersonale. a)La prima è la capacità di interpretare le emozioni, le motivazioni e gli stati d’animo degli altri e l’altra, b) è la capacità di comprendere le proprie emozioni e di incanalarle in forme socialmente accettabili.

                Queste due ultime intelligenze rappresentano l’INTELLIGENZA EMOTIVA e nel porci la domanda qual è la differenza tra intelligenza e capacità e quella se si nasce con l’intelligenza o si sviluppa, il professor Bianchi ci chiarisce che esistono delle competenze, cioè comportamenti responsabili, che determinano una prestazione eticamente e tecnicamente corretta di prestazione professionale e che declinano le due intelligenze.

•       Quindi l’Intelligenza Intrapersonale si sviluppa attraverso l’autoconsapevolezza,  l’assertività, l’autostima, l’autorealizzazione e l’indipendenza.

•       L’Intelligenza Interpersonale è esplicabile attraverso i concetti di relazioni interpersonali, empatia, responsabilità sociali.

A proposito di  … Empatia

in particolare l’empatia, cioè la capacità di entrare in una relazione di comprensione profonda di cosa prova e sente l’altro, è un fenomeno essenziale delle relazioni umane e rappresenta nella dimensione umana, la capacità di comprendere l’altro, valorizzare l’altro, fare leva sulla diversità e utilizzare la capacità politico-sociale definendo di fatto la linea di demarcazione tra una cattiva e una buona comunicazione. La parola ‘empatia’ deriva dal greco empatheia, a sua volta derivato dall'unione della preposizione en ed il sostantivo pathos, ed esprime il concetto di compartecipazione, di sintonia tra due o più individui, tramite l'instaurarsi di un sentimento di affetto. L’empatia è una dimensione che ricorre in molte concettualizzazioni dell’EI e, in maniera più evidente, nei modelli misti di Bar-On e Goleman, dove viene intesa come capacità di percepire e riconoscere le emozioni delle altre persone, ma anche di immedesimarsi nei loro stati emotivi e rispettarli, sulla base della comprensione dei loro segnali emozionali, dell’assunzione della loro prospettiva soggettiva e della condivisione dei loro sentimenti. Appare chiara l’importanza di questa dimensione nel contesto delle relazioni sociali in quanto rende capace l’individuo di stabilire una sintonia emotiva con le persone che lo circondano e ciò lo mette nelle condizioni di stabilire relazioni interpersonali autentiche e appaganti basate su una reale esperienza di condivisione e di mettere in atto comportamenti pro sociali tesi ad una cooperazione fondamentale per l’inserimento sociale. Una carenza in questa dimensione può comportare conseguenze variabili da difficoltà interpersonali legate alla scarsa considerazione dei sentimenti altrui e ad un fraintendimento delle intenzioni degli altri, a disturbi come quelli della condotta caratterizzati da aggressività verso gli altri (come nel bullismo) o come il disturbo narcisistico della personalità, in cui gli individui sono completamente assorbiti da se stessi e non considerano i sentimenti di chi li circonda.

Sulla “Comunicazione” considerazioni conclusive

La comunicazione emotiva è considerata il cuore di ogni relazione e, circolarmente, ogni relazione esiste in quanto c'è comunicazione emotiva . Attraverso la consapevolezza della comunicazione emotiva nelle relazioni la persona è in grado di riconoscere e usare le espressioni e le esperienze emotive per differenziare le sue relazioni con gli altri, in quanto è obbligato a considerare le conseguenze interpersonali derivanti dalla sua comunicazione emotiva all’interno della relazione. Questo è indice di auto-efficacia emotiva, in quanto la persona diventa capace di perseguire i propri obiettivi nell’ambito di relazioni vis-à-vis con un’altra persona.

Per cui un linguaggio o un comportamento orientato verso la puntualizzazione (tipico del linguaggio scientifico), la recriminazione (trasformare in crimine), la predica (imporre dall’alto) e il biasimo (te l’avevo detto io) possono portare probabilmente a posizioni di conflitto reciproco, mentre le regole di una buona comunicazione si fondano –  oltre alla capacità di governare ed esprimere le emozioni, di essere consapevoli delle diversità che inducono i contrasti tra le persone e della necessità di praticare la pazienza –   sulla pratica del CHIEDERE DOMANDANDO invece che  AFFERMARE: la domanda può comunicare la stessa cosa dell’affermazione, ma lascia la possibilità all’altro di esprimersi; INDAGARE prima di SENTENZIARE: anche qui ritorna il concetto di chiedere prima e di comprendere il contesto; EVOCARE anziché SPIEGARE: usare metafore che parlano alle emozioni, al cuore si direbbe, e non al razionale cioè alla mente.

 

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