Che quando chiedi
all'Universo...l'Universo risponde...
Caro Giorgio mio
acceso di luce bianca,
ricoperto di nuvole rosa
...leggero sei sparito...
cancellato in modo orribile
nella foschia di un giorno sbagliato.
Congiunta a te nello spirito, oggi
penso che ti vedrò
ancora...alla fine di questa vita.
Guardami con Amore.
Dammi la tua benedizione
perché ancora resto...resto qui.
acceso di luce bianca,
ricoperto di nuvole rosa
...leggero sei sparito...
cancellato in modo orribile
nella foschia di un giorno sbagliato.
Congiunta a te nello spirito, oggi
penso che ti vedrò
ancora...alla fine di questa vita.
Guardami con Amore.
Dammi la tua benedizione
perché ancora resto...resto qui.
Chi ti dice che
"bisogna perdonare" forse guarda dalla prospettiva del più
"forte", colui che si reputa innocente. Il senza colpa. Eppure
qualche secolo fa un grande Maestro di Vita insegnava: "chi è senza
peccato scagli la prima pietra"...nessuno è senza peccato...nessuno è
innocente...ognuno di noi in parti/porzioni diverse è sempre e comunque
responsabile di se stesso. Possiamo necessariamente assumerci la responsabilità
delle azioni che andiamo facendo. Quando mi assumo la responsabilità delle mie
parole e delle mie azioni libero l'Altro dal peso dell'innocenza che deve per
forza perdonare. Auspico che il vero per-dono possiamo rivolgerlo a noi stessi
come buon regalo del Natale di oggi.
Amici che vengono...amici
che vanno... Nella vita tutto procede con un movimento continuo che insegna a
ciascuno che niente è per sempre. Il coraggio di assumersi la decisione di
scegliere se continuare o no a camminare accanto a "tizio" o
"sempronio" oltre ogni prerogativa nefasta, dice di te che sei un
Uomo o una Donna che ha sempre una libera scelta. E quando con Amore ti volti e
guardi chi hai lasciato...perché non risuona della stessa essenza fatta di
vibrazioni ...prendi in mano la tua vita e vai nella realizzazione piena del
cuore con l'animo in pace.
Sii sempre te stesso...non puoi sbagliare.
Sii sempre te stesso...non puoi sbagliare.
Mi disse:" Non
spegnere il televisore perché altrimenti..."- ma non finii la frase che
ero già sparita. Ecco come cominciare il nuovo anno...all'insegna della
disobbedienza...Fu così che chiusi la porta di casa è andai via per non tornare
più su pensieri fissi e passi fin troppo bene conosciuti. Ognuno si libera a
modo suo. Io sono partita quel giorno per un lungo Viaggio sempre e ancora in
itinere,da cui non sono ancora ritornata; mi volto solo se dimentico qualcosa o
qualcuno per poi tornare veloce alla via maestra. Di regola preferisco trottare
leggera con una piccola valigia, il mio nome da qui prende origine...La donna
con la valigia... chiedono alcuni: "cosa ci porti mai lì dentro?"- I
sogni di carta, la brezza del vento, terra marrone di casa, sguardi di persone
amate. È piccola la mia valigia...su misura per me.
Girando da una città
all'altra scendevo e salivo da un treno ad un altro trascinando la piccola
valigia che avevo portato con me. Passavo un giorno o una settimana a volte un
mese in quelle città straniere senza mai accorgermi che ancor più straniera ero
a me stessa nel mio peregrinare. Poi, ripartivo sempre sospinta da un anelito
ad "andare", dovevo andare, era l'andare stesso che mi sospingeva al
movimento. Fino a che un giorno non mi fu chiaro in maniera lampante che scappano da me e che sempre mi ritrovavo. Ovvio. Stupida che
sono. Nonostante questo l'avventura del camminare nella Vita è andata avanti
parecchio qualche millennio sano. Mi hanno accompagnato personaggi folli
normali o strani, disparati per età, appartenenza e formazione. Mi piace
dall'origine del Tutto aver contatti col "mondo" e più questo è
colorato più lo preferisco. Ognuna di queste persone incontrate mi ha regalato
qualcosa: un gesto, un motto, un credo, una strada. Qualcuno ha preso anche con
mani piene o con una sola mano da me, quale meravigliosa magia lo scambio. Nelle
città portavo vagando la mia valigia piccola e lo spirito delle cose belle
mentre culture diverse vivevo attraversando l'animo. Eppure dentro, nella mia
"essenza" quella con cui sono nata non cambiano mai le cose semmai
assumono un sapore diverso. Ogni giorno anzi più chiaro l'intento che fuggendo
per poi ritrovarmi aggiungevo un ricordo lucido e cosciente di chi ero stata e
del perché avevo scelto di camminare le strade del Tempo. Ora in questo momento
esatto dell'adesso ricordo perfettamente. Ciò che ci muove è solo l'Assoluto
Amore... per la vita, il mondo, le cose...
Lo sapevo, mentre attaccavo
il cappotto al chiodino che sbucava dal muro e strofinavo le mani una contro
l'altra per il freddo...lo sapevo.
Ho chiuso la valigia or ora sul letto premendo un poco, troppo piena di cose inutili.
Riapro e spostando le cose sul letto scelgo...come ho scelto nella vita di lasciare o prendere.
Sistemo tutto per benino sul letto piccolo e comincio la cernita. La camicia bianca la tengo insieme al golfino nero, la viola no la lascio forse anche solo per il colore che è ingombrante come il colore del 6° chakra, l'intuizione...decisamente ingombrante... lo lascio.
Poi rimetto dentro i pantaloni blu e la gonna lunga a fiori la camicetta a mezze maniche...come mezze sono le parole che ti ho detto sputandole...di fuoco avvelenato.
Lascio fuori il corpetto che oramai non posso più portare data l'età impietosa che rende la tendenza dei corpi a cadere verticalmente al suolo, la gravosità così orripilante della gravità e sì, lascio anche quell'intimo improbabile che chissà quando avrò mai messo....come improbabile sei tu così distratto e maldestro che invece ho messo e rimesso dentro al mio cuore infinite volte...oh adesso viene il bello e decido per le mie scarpe enormi che alterno a quelle con il tacco...il tacco che ti ho inflitto con rabbia violenta nel basso ventre...ma non voglio pensarci...
Sfilo gli stivaletti e li butto da una parte...come mi buttasti tu un giorno non troppo lontano così vivo che ne risento l'odore.
Ho deciso porto solo le scarpe grosse comode con la pianta larga che calzo da anni su tutto che mi permettono di camminare, di andare camminando senza farmi pesare troppo le giunture...tu pesi...sì tu...pesi ancora come un macigno dentro di me...sai... riuscirò a strapparti da dentro la pancia il petto la mente, l'ho giurato alla luna piena la scorsa notte silente.
Scende una lacrima..ma è mia?...no non può essere... chi piange è debole ed io non lo sono...sono forte adesso e sempre e solo stretta alla mia piccola valigia piena di sogni...chimere...miraggi...non meriti neppure il mio ricordo...insincero commediante da due soldi...
Ecco ti ho già dimenticato.
Ho chiuso la valigia or ora sul letto premendo un poco, troppo piena di cose inutili.
Riapro e spostando le cose sul letto scelgo...come ho scelto nella vita di lasciare o prendere.
Sistemo tutto per benino sul letto piccolo e comincio la cernita. La camicia bianca la tengo insieme al golfino nero, la viola no la lascio forse anche solo per il colore che è ingombrante come il colore del 6° chakra, l'intuizione...decisamente ingombrante... lo lascio.
Poi rimetto dentro i pantaloni blu e la gonna lunga a fiori la camicetta a mezze maniche...come mezze sono le parole che ti ho detto sputandole...di fuoco avvelenato.
Lascio fuori il corpetto che oramai non posso più portare data l'età impietosa che rende la tendenza dei corpi a cadere verticalmente al suolo, la gravosità così orripilante della gravità e sì, lascio anche quell'intimo improbabile che chissà quando avrò mai messo....come improbabile sei tu così distratto e maldestro che invece ho messo e rimesso dentro al mio cuore infinite volte...oh adesso viene il bello e decido per le mie scarpe enormi che alterno a quelle con il tacco...il tacco che ti ho inflitto con rabbia violenta nel basso ventre...ma non voglio pensarci...
Sfilo gli stivaletti e li butto da una parte...come mi buttasti tu un giorno non troppo lontano così vivo che ne risento l'odore.
Ho deciso porto solo le scarpe grosse comode con la pianta larga che calzo da anni su tutto che mi permettono di camminare, di andare camminando senza farmi pesare troppo le giunture...tu pesi...sì tu...pesi ancora come un macigno dentro di me...sai... riuscirò a strapparti da dentro la pancia il petto la mente, l'ho giurato alla luna piena la scorsa notte silente.
Scende una lacrima..ma è mia?...no non può essere... chi piange è debole ed io non lo sono...sono forte adesso e sempre e solo stretta alla mia piccola valigia piena di sogni...chimere...miraggi...non meriti neppure il mio ricordo...insincero commediante da due soldi...
Ecco ti ho già dimenticato.
Mondo piccione incatenato!
Sono di nuovo sul treno direzione Milano. Di nuovo in movimento. Fa un freddo
pieno di gelo ma ho il corpo al calduccio nel lungo cappotto che mi avvolge. Ho
solo dimenticato i guanti nel bar del piccolo paese da cui sono partita. Sono
felice, leggera, raggiante. Sto andando dalla mia Reiki Master la mia
dolcissima Maestra/Amica che conosce bene il mio cuore e custodisce da secoli
la mia Anima. Sorrido e lo sapete gente?... sembro pure bella!... lo dice lo sguardo sorpreso di quel signore là in fondo che
si è girato a guardarmi nonostante sia infagottata a mille dentro questo lungo
cappottone.
Sto arrivando Milano mia cara. Gioiello dei ricordi più intimi e struggenti. Sede di una forte e grande famiglia che imparentata con la mia ha reso il mio Viaggio vita di oggi ancora più importante e bello. Ricordi cari preziosissimi, chiusi nella memoria e rispolverati ora, adesso mentre seduta in questa amena carrozza raggiungo velocemente un'altra meta..
Arrivo.
E sarò grande.
E piena di cose da raccontare.
Stretta alla mia valigia troppo angusta per contenere tutto.
Sto arrivando Milano mia cara. Gioiello dei ricordi più intimi e struggenti. Sede di una forte e grande famiglia che imparentata con la mia ha reso il mio Viaggio vita di oggi ancora più importante e bello. Ricordi cari preziosissimi, chiusi nella memoria e rispolverati ora, adesso mentre seduta in questa amena carrozza raggiungo velocemente un'altra meta..
Arrivo.
E sarò grande.
E piena di cose da raccontare.
Stretta alla mia valigia troppo angusta per contenere tutto.
Ma tu guarda che delusione.
Credere di poter contare su Carmen e rendersi conto che invece lei mira ed ha
sempre solo mirato ai tuoi pochi e miseri spiccioli. Quanta amara e ruvida
tristezza mentre pondero siffatti pensieri.
Ero arrivata a Venezia un anno fa pensando di essere sola e di rimanerci pure, fare amicizia non è mai stato il mio forte. Da quando me ne sono andata da casa ho contato solo sulle mie forze cercando di evitare il PIÙ possibile gli altri. I contatti mi provocano l'orticaria soprattutto se sono troppo intimi sono nata per essere libera da qualsiasi vincolo.
Avevo conosciuto Carmen in un bar carinissimo vicino al centro poeticamente tra ponti e laguna. Gustavo e sorseggiavo l'ennesimo caffè espresso rimuginando a come trovare un ostello dove allocare le mie stanche membra, quando si avvicina veloce una giovane ragazza e urtandomi rovescia parte del mio caffè. Oh porca miseria! Come una furia mi giro verso di lei che mortificata mi guarda e solleva mogia mogia gli occhioni blu ciò che mi arriva come un colpo allo stomaco è la sua infinita dolcezza che scambio troppo frettolosamente per bontà.
Oggi a distanza di mesi penso a quanto mi sbagliavo su di lei.
Mi porge la mano, si presenta e il suo nome ha su di me l'effetto di una tisana calda in una fredda giornata di pioggia. A breve usciamo, mi sta portando a casa sua vuole cercare di pulire la mia camicetta dal caffè. Sorride sorniona. Rossa da morire dai capelli alla bocca carnosa. Non vorrei fidarmi dovrei fare come sempre faccio e invece forse stanca di tanta solitudine cedo, sorrido e lì mi frego con le mie mani.
Adesso mi siedo accendendo una sigaretta -dico sempre che sarà l'ultima e invece fumo ancora- mentre esalo il fumo lentamente dalla bocca socchiusa rivado veloce ai giorni in cui c io e la rossa Carmen abbiamo convissuto e ci siamo frequentate e mi dico quanto ho sbagliato a riporre la valigia piccina sulla cima di un armadio polveroso senza pensare che lasciando la confortevole amica con le cerniere in quel posto isolato avrei decretato la mia disfatta capitolando alla sua proposta di convivenza. Infatti eccomi qui a tirare le somme di una delusione. Carmen la rossa oltre ad essere una bella amica... era una ladra... ma non una ladra di illusioni e buonafede..una ladra davvero...
Ero arrivata a Venezia un anno fa pensando di essere sola e di rimanerci pure, fare amicizia non è mai stato il mio forte. Da quando me ne sono andata da casa ho contato solo sulle mie forze cercando di evitare il PIÙ possibile gli altri. I contatti mi provocano l'orticaria soprattutto se sono troppo intimi sono nata per essere libera da qualsiasi vincolo.
Avevo conosciuto Carmen in un bar carinissimo vicino al centro poeticamente tra ponti e laguna. Gustavo e sorseggiavo l'ennesimo caffè espresso rimuginando a come trovare un ostello dove allocare le mie stanche membra, quando si avvicina veloce una giovane ragazza e urtandomi rovescia parte del mio caffè. Oh porca miseria! Come una furia mi giro verso di lei che mortificata mi guarda e solleva mogia mogia gli occhioni blu ciò che mi arriva come un colpo allo stomaco è la sua infinita dolcezza che scambio troppo frettolosamente per bontà.
Oggi a distanza di mesi penso a quanto mi sbagliavo su di lei.
Mi porge la mano, si presenta e il suo nome ha su di me l'effetto di una tisana calda in una fredda giornata di pioggia. A breve usciamo, mi sta portando a casa sua vuole cercare di pulire la mia camicetta dal caffè. Sorride sorniona. Rossa da morire dai capelli alla bocca carnosa. Non vorrei fidarmi dovrei fare come sempre faccio e invece forse stanca di tanta solitudine cedo, sorrido e lì mi frego con le mie mani.
Adesso mi siedo accendendo una sigaretta -dico sempre che sarà l'ultima e invece fumo ancora- mentre esalo il fumo lentamente dalla bocca socchiusa rivado veloce ai giorni in cui c io e la rossa Carmen abbiamo convissuto e ci siamo frequentate e mi dico quanto ho sbagliato a riporre la valigia piccina sulla cima di un armadio polveroso senza pensare che lasciando la confortevole amica con le cerniere in quel posto isolato avrei decretato la mia disfatta capitolando alla sua proposta di convivenza. Infatti eccomi qui a tirare le somme di una delusione. Carmen la rossa oltre ad essere una bella amica... era una ladra... ma non una ladra di illusioni e buonafede..una ladra davvero...
Carmen andava correndo ed
io dietro di lei arrancando, col fiatone.
Rideva la marrana facevo fatica a starle dietro.
"Fermati ! "provavo a gridare ma sorda ai miei pietosi richiami correva.
A casa le chiedevo:" Prché mi porti in quei posti improbabili e rubi i tovaglioli di carta? Perché poi mi costringi a correre con te pazza e ubriaca di emozioni forti? "-
"Nessuno ti obbliga grulla!"- rispondeva spumeggiante e gorgogliava di risa la sua gola tenera.
Rideva la marrana facevo fatica a starle dietro.
"Fermati ! "provavo a gridare ma sorda ai miei pietosi richiami correva.
A casa le chiedevo:" Prché mi porti in quei posti improbabili e rubi i tovaglioli di carta? Perché poi mi costringi a correre con te pazza e ubriaca di emozioni forti? "-
"Nessuno ti obbliga grulla!"- rispondeva spumeggiante e gorgogliava di risa la sua gola tenera.
Mi
contagiava la sua gioia e il suo rubare ora apparteneva anche a me.
Per lei potevano essere
fazzoletti di carta e cucchiaini al bar, oppure biglie di plastica nei negozi
di giocattoli sempre cose rigorosamente piccole di poco valore era il suo
dictat.
-"Non capisco il piacere che provi nel fare questo e nemmeno come faccia io a tenerti dietro"- ma lei rideva e mi trascinava giù per la china perché se lei era una ladra vera di cose da poco conto io a poco a poco divenni una ladra vera ma di cose importanti.
Stavo consciamente rotolando nel baratro spinta giù all'impazzata senza remore rimorsi o rimpianti. Prendevo di tutto al supermercato, nei negozi, al mercato, bastava che fosse costoso e rischioso.
E più era costoso e rischioso e più rubavo.
Sai, esattamente come quando imitando un amico cominci a fumare e poi senza sapere come ti ritrovi tossico, io ero una tossica del rubare mentre lei rimaneva innocente di fronte alle cose mie.
Finalmente un giorno mi presero e lì fu umiliante la cosa, decisi allora di smettere, smettere con tutto, smettere anche con lei.
Chiudere, finire, prendere la mia valigia dalla cima di quell'armadio polveroso dove l'avevo riposta e ripartire senza pensare al brutto che avevo compiuto con lei e per lei. Lei che sfrontata mi baciò sulle guance dicendo sommessamente che il suo intento era sempre stato di portarmi via qualcosa e che stava con me solo per quei pochi soldi che avevo in tasca spiegò inoltre che la vera intenzione era di farmi tanto male perché a suo dire mi amava
...bel modo di amare che hai ragazza...
l'ho presa forte per le braccia stringendo con forza e l'ho scossa, sbatacchiata urlando tutta l'indignazione che in realtà non possedevo...per darmi forza.
Separarmi da lei è stato facile ma separarmi da ciò che mi offriva la sua compagnia no.
Non allo stesso modo.
Sospiro. Mi alzo. Faccio l'ultimo tiro di sigaretta e poi la spengo con il piede come se sotto la mia scarpa ci fosse lei.
-"Non capisco il piacere che provi nel fare questo e nemmeno come faccia io a tenerti dietro"- ma lei rideva e mi trascinava giù per la china perché se lei era una ladra vera di cose da poco conto io a poco a poco divenni una ladra vera ma di cose importanti.
Stavo consciamente rotolando nel baratro spinta giù all'impazzata senza remore rimorsi o rimpianti. Prendevo di tutto al supermercato, nei negozi, al mercato, bastava che fosse costoso e rischioso.
E più era costoso e rischioso e più rubavo.
Sai, esattamente come quando imitando un amico cominci a fumare e poi senza sapere come ti ritrovi tossico, io ero una tossica del rubare mentre lei rimaneva innocente di fronte alle cose mie.
Finalmente un giorno mi presero e lì fu umiliante la cosa, decisi allora di smettere, smettere con tutto, smettere anche con lei.
Chiudere, finire, prendere la mia valigia dalla cima di quell'armadio polveroso dove l'avevo riposta e ripartire senza pensare al brutto che avevo compiuto con lei e per lei. Lei che sfrontata mi baciò sulle guance dicendo sommessamente che il suo intento era sempre stato di portarmi via qualcosa e che stava con me solo per quei pochi soldi che avevo in tasca spiegò inoltre che la vera intenzione era di farmi tanto male perché a suo dire mi amava
...bel modo di amare che hai ragazza...
l'ho presa forte per le braccia stringendo con forza e l'ho scossa, sbatacchiata urlando tutta l'indignazione che in realtà non possedevo...per darmi forza.
Separarmi da lei è stato facile ma separarmi da ciò che mi offriva la sua compagnia no.
Non allo stesso modo.
Sospiro. Mi alzo. Faccio l'ultimo tiro di sigaretta e poi la spengo con il piede come se sotto la mia scarpa ci fosse lei.
Stasera
guardo la luna tonda e così grossa non l'avevo vista mai.
Anche in città si può vedere ma tu immaginati nella campagna o tra i monti che spettacolo deve essere così "gigante" maestosa.
Forse la Dea sorride materna e sorniona verso noi poveri sciocchi mortali posso sentire la sua bocca come un sipario che si apre e avvertire lo stesso fruscio che accompagna il balenare dei suoi denti diamante di luce accesi.
Io no, non sorrido proprio per niente sono furiosa e piena di rabbia.
La stessa rabbia di 20 anni fa identica.
Vedo che comincia a piovere forte tiro su il bavero mentre il freddo mi avvolge davanti dietro sui fianchi in testa. La rabbia scalda la pancia e il viso ma dentro, dentro il freddo gela le ossa.
Ho capito tutto nel momento stesso che l'ho guardato attraverso il monitor del pc, aveva un'altra il bastardo, un'altra me, un duplicato replicante di donna moderna attiva immessa nel circuito sociale più ambito perché lui adorava le donne forti piene di vita e succhiava via la linfa da loro sempre.
Lo avevo conosciuto così strappando il suo vorace succhiare ad un'altra donna ed ora un'altra donna ancora lo legava a sé non sapendo che sarebbe stata sfruttata a sua volta.
Lui ha fatto una scelta la più comoda di tutte la più vicina.
Ora faccio io la mia scelta nonostante muoia dalla voglia di piantare le unghie affilate sul suo viso fino a farlo lentamente sanguinare ripeto sommessamente a me stessa che devo avere la forza di aspettare il momento propizio.
La vendetta è un piatto che va gustato freddo questo mi hanno insegnato le donne del mio clan e ne dovrò fare tesoro, stanotte con questa luna piena mi sento come una lupa ululante di vendetta che riecheggiano l'urlo atavico chiede all'Universo di essere ascoltata.
Se tu sei cattivo io sono peggio.
Una donna tradita in questo modo ignobile diventa terribile alcuni uomini ne sono consapevoli altri no e tu sei tra coloro che ignari vanno facendo obbrobri nel mondo tu sei finito hai chiuso con me anche se ancora non lo sai.
Avevo risposto speranze come fiori di colori accesi nel giardino che ora si dimostrano vane.
Sono imbestialita anche con me stessa sento come ruggire l'anima mia al pensiero di quello che ti ho lasciato fare.
Batte scroscia la pioggia ovattando i rumori l'asfalto sembra acqua scura che rimanda bagliori di fari e lampioni.
Penetra la pioggia fin dentro gli abiti.
Quando ero ragazza adoravo ogni tipo di pioggia e più era scrosciante più mi rimettevo ad essa senza mai un riparo nemmeno un ombrello la prendevo tutta sul viso addosso le correvo incontro e non mi sono ammalata mai. Tornavo zuppa e grondante come un salice piegato dalle sue foglie ridendo dentro di me per la gioia infinita e il senso di grande libertà che mi dava mentre mia madre arrabbiatissima minacciava polmonite febbre e chissà quale altro malanno. Invece la febbre mi veniva solo quando piena di rabbia guardavo i litigi che lei faceva con mio padre e la polmonite quando non volevo più respirare perché non volevo vivere. Mai per la pioggia.
Oggi piena di graffi bruciature e ferite ancora intera inossidabile penso che seppur non eterna potrò combattere ancora per quell'ideale di giustizia trasparente~ ideale che mi rende partecipe alla vita e cittadina del mondo...sì voglio ancora lottare e poi vivere per quello in cui credo. Credo nella lealtà e nella congruenza.
Quindi combatto te che pieno di bugie affronti la vita. Codardo.
Sarò stata stupida ma ho amato di te tutto anche i tuoi difetti ed anzi quelli ti rendevano speciale ai miei occhi...in questo momento no ti vedo per ciò che sei e non per la proiezione di te che ho fatto.
Cammino sotto la pioggia le scarpe fan cic ciak come la canzone ma c'è poco da ridere.
Sono stanca stanca il passo si fa veloce e anche la mia piccola valigia pesa.
Trovo riparo sotto ad un ponte.
Un poco di tregua un respiro profondo... poi ripartito'...Milano magica città che mi hai visto ospite in questi giorni mi vedrai ripartire arrabbiata e delusa -quanto ti amo Milano mia_.
Lui ancora non lo sa ma la vendetta che ho preparato sarà terribile sento un brivido lungo la schiena.
Non senti fischiare le orecchie omuncolo...
non senti già il fiato sul collo, l'arrivo della tempesta?
Eh no...che ne sa lui che placidamente dorme avvinghiato alla sua nuova amante.
Ed io arriverò.
Inaspettata.
E lui soccombera'.
Rimetto in moto i piedi riparto incurante del rifugio improvvisato mi avvio verso la stazione.
La donna con la valigia in perenne viaggio.
Addio Milano tornerò di sicuro fra qualche tempo ma oggi devo andare verso colui che chiama la mia vendetta.
Senti? Non posso ritardare. Mi chiama forte.
Anche in città si può vedere ma tu immaginati nella campagna o tra i monti che spettacolo deve essere così "gigante" maestosa.
Forse la Dea sorride materna e sorniona verso noi poveri sciocchi mortali posso sentire la sua bocca come un sipario che si apre e avvertire lo stesso fruscio che accompagna il balenare dei suoi denti diamante di luce accesi.
Io no, non sorrido proprio per niente sono furiosa e piena di rabbia.
La stessa rabbia di 20 anni fa identica.
Vedo che comincia a piovere forte tiro su il bavero mentre il freddo mi avvolge davanti dietro sui fianchi in testa. La rabbia scalda la pancia e il viso ma dentro, dentro il freddo gela le ossa.
Ho capito tutto nel momento stesso che l'ho guardato attraverso il monitor del pc, aveva un'altra il bastardo, un'altra me, un duplicato replicante di donna moderna attiva immessa nel circuito sociale più ambito perché lui adorava le donne forti piene di vita e succhiava via la linfa da loro sempre.
Lo avevo conosciuto così strappando il suo vorace succhiare ad un'altra donna ed ora un'altra donna ancora lo legava a sé non sapendo che sarebbe stata sfruttata a sua volta.
Lui ha fatto una scelta la più comoda di tutte la più vicina.
Ora faccio io la mia scelta nonostante muoia dalla voglia di piantare le unghie affilate sul suo viso fino a farlo lentamente sanguinare ripeto sommessamente a me stessa che devo avere la forza di aspettare il momento propizio.
La vendetta è un piatto che va gustato freddo questo mi hanno insegnato le donne del mio clan e ne dovrò fare tesoro, stanotte con questa luna piena mi sento come una lupa ululante di vendetta che riecheggiano l'urlo atavico chiede all'Universo di essere ascoltata.
Se tu sei cattivo io sono peggio.
Una donna tradita in questo modo ignobile diventa terribile alcuni uomini ne sono consapevoli altri no e tu sei tra coloro che ignari vanno facendo obbrobri nel mondo tu sei finito hai chiuso con me anche se ancora non lo sai.
Avevo risposto speranze come fiori di colori accesi nel giardino che ora si dimostrano vane.
Sono imbestialita anche con me stessa sento come ruggire l'anima mia al pensiero di quello che ti ho lasciato fare.
Batte scroscia la pioggia ovattando i rumori l'asfalto sembra acqua scura che rimanda bagliori di fari e lampioni.
Penetra la pioggia fin dentro gli abiti.
Quando ero ragazza adoravo ogni tipo di pioggia e più era scrosciante più mi rimettevo ad essa senza mai un riparo nemmeno un ombrello la prendevo tutta sul viso addosso le correvo incontro e non mi sono ammalata mai. Tornavo zuppa e grondante come un salice piegato dalle sue foglie ridendo dentro di me per la gioia infinita e il senso di grande libertà che mi dava mentre mia madre arrabbiatissima minacciava polmonite febbre e chissà quale altro malanno. Invece la febbre mi veniva solo quando piena di rabbia guardavo i litigi che lei faceva con mio padre e la polmonite quando non volevo più respirare perché non volevo vivere. Mai per la pioggia.
Oggi piena di graffi bruciature e ferite ancora intera inossidabile penso che seppur non eterna potrò combattere ancora per quell'ideale di giustizia trasparente~ ideale che mi rende partecipe alla vita e cittadina del mondo...sì voglio ancora lottare e poi vivere per quello in cui credo. Credo nella lealtà e nella congruenza.
Quindi combatto te che pieno di bugie affronti la vita. Codardo.
Sarò stata stupida ma ho amato di te tutto anche i tuoi difetti ed anzi quelli ti rendevano speciale ai miei occhi...in questo momento no ti vedo per ciò che sei e non per la proiezione di te che ho fatto.
Cammino sotto la pioggia le scarpe fan cic ciak come la canzone ma c'è poco da ridere.
Sono stanca stanca il passo si fa veloce e anche la mia piccola valigia pesa.
Trovo riparo sotto ad un ponte.
Un poco di tregua un respiro profondo... poi ripartito'...Milano magica città che mi hai visto ospite in questi giorni mi vedrai ripartire arrabbiata e delusa -quanto ti amo Milano mia_.
Lui ancora non lo sa ma la vendetta che ho preparato sarà terribile sento un brivido lungo la schiena.
Non senti fischiare le orecchie omuncolo...
non senti già il fiato sul collo, l'arrivo della tempesta?
Eh no...che ne sa lui che placidamente dorme avvinghiato alla sua nuova amante.
Ed io arriverò.
Inaspettata.
E lui soccombera'.
Rimetto in moto i piedi riparto incurante del rifugio improvvisato mi avvio verso la stazione.
La donna con la valigia in perenne viaggio.
Addio Milano tornerò di sicuro fra qualche tempo ma oggi devo andare verso colui che chiama la mia vendetta.
Senti? Non posso ritardare. Mi chiama forte.
Guardo
dormire te tra le mie braccia, bella bellissima con un filo di sospiro lieve.
Rossa sulle guance, serena, distesa sul viso dolce.
Il cuore batte con unisono battito al tuo, creatura.
E così scellerata penso, di
avere ad un tratto perso,
il senso di ogni cosa, scavallato da te,
sospesa come sei tra pensieri di vetro e un sorriso d'Angelo.
il senso di ogni cosa, scavallato da te,
sospesa come sei tra pensieri di vetro e un sorriso d'Angelo.
La tua venuta a me porto, come balsamo prezioso e raro di cui
mai ne ho stanchezza.
Aspettavo attraverso vissute infinite vite, il fiore bianco
profumato di verde azzurro, sentore di bimba che illudo sia mia.
Aspetta.
Fai in modo che imprimere tu possa nella memoria tua di donna il
ricordo chi sono stata e poi...
allentati da me...
lasciami andare.
Tenersi stretti le persone vere...lasciare andare tutte le
altre...
Ci sono persone che ti bloccano, ti ostacolano, impediscono che
tu vada avanti e non è sempre perché siano mosse dalla semplicistica
definizione " invidia di te". No. Sicuramente hanno tanta paura.
Paura di perderti, di vedere che vai per la tua strada lontana lasciandole.
Mettono in atto allora quelle stesse dinamiche ricevute che hanno imparato ad
imitare dai modelli più importanti della loro vita, modelli tanto amati. E per
Amore si trovano queste persone quindi costrette a
trattenerti, semplicemente per compensare un bisogno di averti accanto a loro.
Ciò che muove tutto questo è solo l'Amore, solo per Amore accade. Non dico che
in alcuni casi non ci siano altre intenzioni forse meno nobili ma se ho capito
qualcosa di come funzionano certe dinamiche interpersonali, posso affermare che
la teoria dell'Amore è quella che desidero a me più vicina. Ciò non toglie che
lascio sempre all'"Altro" la responsabilità di ciò che mette in atto
e mi allontano...cercando nel farlo di pensare sempre e solo con Amore.
Seduta sulla panchina dissestata e smangiucchiata dalle intemperie in
Fortezza da basso a Firenze, rivolgo il mio sguardo interno ai ricordi di
quando a Milano andavo fantasticando del piatto freddo da preparare per la mia
vendetta contro di te. Pensieri che si srotolano precipitosamente pensando che niente possa essere abbastanza
per quello, tutto quello che mi hai fatto. Un uomo inutile, al solo vedersi
ridicolo, che la qui presente cretina ha raccattato dalla strada per farne il
principe della mia vita. Ma quale principe, il principe dei miei stivali.
Ora ,qui all'umido di questa fontana circolare che echeggia l’acqua a ritmo
ipnotico, non voglio proprio cucinare nessun piatto. Sono stanca, stanca delle
continue liti, delle promesse vane, delle violenze.
Stanca.
L'esperienza talvolta non comunica e non insegna niente men che mai alle
persone che come me hanno gli occhi foderati prosciutto, se non la coscia
intera, a parare ciò che è evidente sempre agli altri e mai a te che non vuoi
vedere, in questo caso io, cieca e rincretinita da chi sa quali echi familiari.
E vedere poi cosa? La mia e la tua nullità? Quindi la nostra. L’inesistenza
di un sentimento? C’è mai stato sentimento?
Sento pensieri veloci che attraverso le sinapsi provocano un guizzo, un
lampo, una rabbia acuta e penetrante co-creazione
delle disgrazie tutte, all'improvviso m'investe. Contrasta il freddo che sento
all'improvviso dentro le ossa, viene come lama sottile, si insinua attraverso
le cuciture del cappotto e giunge al corpo, alle gambe, al viso. Il cappello
non basta, dovrei avere un casco per riuscire ad isolarmi da tutto questo
freddo che batte in testa e poi giù giù nel cervello.
Un freddo che sa di notte vento e odio perché nell'imbrunire il giorno
assume forme diverse. Teatro d’ombre cinesi che illude e racconta ciò che non è
reale e non esiste provatamente.
Questa sera complicata e sibillina tinge ogni cosa di melanconica tenerezza
e giunge al mio cuore pregnante di abbandono; il giorno lascia il posto alla
notte e il buio rapisce la luce e poi la tira da parte provvisoriamente, con il
suo colore nero.
Il cielo si riempie di stelle, seduta ancora qui imbambolata e colma in
compagnia di questo stomaco chiacchierone che gorgoglia facendo coro al
subbuglio dei pensieri tremendi che ora affiorano consapevoli alla coscienza.
Se il mio amore per te mi sta portando lentamente alla morte, la morte del
mio entusiasmo, della carica gioiosa, del darmi con trasporto … dovrò prendere
la decisione di…di lasciarti e andarmene
via da te con la mia piccola valigia.
Abbandonare questo falso sogno di fantastico amore e approdare alla
conclusione.
Come ancora non so.