giovedì 25 luglio 2019

Il labirinto e la realtà ingannevole di Mariacristina Guardenti


Da sempre affascinata dagli studi antropologici sul “symbolum” sintesi del mistero significante riconducibile o legato ad un  luogo un oggetto un segno od una azione, ho potuto toccare con mano il valore intrinseco di un immagine che porta in sé e richiama suggestioni antiche e memorie primitive, in un esperienziale da me condotto su un antico labirinto all’interno della magica cornice boschiva presso l’Agrituirsmo Montebelli Caldana di Grosseto.

Di fatto l’ottica antropologica che riguarda il labirinto ha sempre avuto nelle epoche e nelle società più diverse  “valore di modello iniziatico: VITA - MORTE - RINASCITA legato all’idea della morte come passaggio ad una nuova vita.. Rappresenta i motivi della prova  dell’iniziazione” in cui viene considerato come una “porta” passaggio con tutte le sue aperture e chiusure, entrate e uscite strettamente affine alla sequenza INGRESSO – PROVA – SUPERAMENTO PROVA - USCITA.

Porta che ha essa stessa il significato di verifica e. dove i protagonisti riescono a superare questa, non senza difficoltà possono accedere alla prova vera e propria del Viaggio iniziatico.

Quindi potremmo ipotizzare il labirinto come metafora che indica  “il motivo della purificazione e dell’iniziazione dell’eroe attraverso la prova”.  Il continuo vagare in luoghi labirintici potrebbe rappresentare la condizione necessaria affinchè, superata la serie di prove, l’iniziato possa mondarsi dalle colpe miseramente umane e placare l’ira divina …  In un mondo del tempo presente in cui è difficile distinguere tra verità e apparenza, la via d’uscita per il moderno Viaggiatore è frutto di una conquista lenta e faticosa quasi a simboleggiare che lungo e pieno d’ostacoli è il cammino che conduce l’Uomo al possesso della verità se mai questa possa essere raggiunta.

Nella nostra vita abbiamo incontrato (chi più chi meno) in alcune circostanze una serie di impedimenti, difficoltà, prove interminabili o peregrinazioni  che ci hanno spinto ad inseguire situazioni senza via d’uscita a scegliere soluzioni sbagliate o a ritornare spesso sui propri passi. Ecco che il labirinto assume di volta in volta un significato che cambia. Per alcuni metafora di assenza di una via d’uscita per altri simbolo di un Viaggio senza limiti nel limite architettonico dato dal disegno geometrico più o meno complesso costituito da varie linee e corsie disposte in una spirale -oppure un quadrato- che tracciano un percorso verso il centro, dove l’ingresso  coincide con l’uscita segnalando così fin dall’inizio la sua costituzionale ambivalenza simbolica ovvero la vicinanza, sovrapposizione o addirittura coincidenza fra significati opposti. Il disordine che crea confusione nelle scelte è solo apparente ma chi entra rischia di rimanerci intrappolato,perché il suo mistero è simile al caos primordiale che genera un ordine, serpente arrotolato, viscere, cervello. Investito di poteri magici dove tutto appare non lineare seppur geometrico. La complessità fisica del percorso labirintico è quindi illusoria probabilmente dovuta all’effetto suggestivo delle sue spire che s’avvicinano e s’allontanano dal centro prima di giungervi. In realtà il labirinto delimita uno spazio ben ordinato e ritmato da armonie geometriche sacre.

Geometria sacra che contiene diversificati elementi misterici che descrivono con eleganza fenomeni architettonici, artistici, matematici, scientifici. Negli antichi insegnamenti di geometria sacra, la sacralità di tutte le cose nell’Universo può essere descritta in termini di schemi geometrici provenienti dalla mano di Dio dove molte cose contengano inaspettatamente una geometria nascosta non ovvia a prima vista.

Secondo Dan Winter scienziato, pioniere della video animazione, esperto mondiale della Geometria Sacra, il labirinto è la proiezione simbolica bidimensionale delle spirali Phi Φ  ( Phi detto numero d’oro la cui proporzione è 1,618) che fanno il toroide (è facile vederlo osservando una pigna). Il toroide secondo questa fisica eterica sarebbe il mattone della materia e l’atomo. Il labirinto secondo Winter è una proiezione simbolica dei giri che le spirali Phi della luce fanno nel centrare il nucleo dell’atomo.

Di indiscutibile complessità sono invece le tantissime valenze simboliche, esoteriche spirituali e mistiche che agiscono da sempre sulla psiche umana. Il labirinto è la rappresentazione figurativa di realtà astratte e coinvolgenti, la cui traiettoria orizzontale s’interseca con un’aspirazione verticale verso conoscenze difficilmente accessibili. Benché racchiuso in spazi apparentemente limitati ci indica invece un viaggio oltre il limite, verso una dimensione  ancora da esplorare.

Quale  valore può avere il labirinto e gli inganni ad esso collegati se non la trasformazione simbolica di espansione crescita e sviluppo con tutti i suoi contrari. Creazione evoluzione e dissoluzione dei meandri della mente, spirale infinita di Energia Universale, Fonte Divina, Flusso di Vita.

Il labirinto come emblema universale per eccellenza della ricerca dell'infinito del non-limite da parte di noi esseri finiti e limitati. Chi lo percorre o contempla  diventa consapevole che il confine fra umano e divino, fra finito e infinito è misteriosamente permeabile. Non a caso la sua unica apertura,  ingresso e uscita, ci tenta irresistibilmente al transito. Questo simbolismo, intricato e multiforme come il disegno stesso, subisce varie e significative trasformazioni nel tempo  riflettendo così l’evoluzione del pensiero dell’uomo, la sua maturazione e  il suo misurarsi con le sfide che la coscienza e crescente conoscenza gli impongono.

Nel Laboratorio da me condotto dal titolo “Labirinto: realtà ingannevole” avevo l’ambizioso obiettivo di promuovere conoscenza esperienziale sul Labirinto nel bosco sostenuto dal tema del convegno “Fabula e Realtà” a cui ho partecipato in veste di relatore esperenziale. Ho pensato di strutturarlo come un modo consapevole di manifestare se stessi e la modalità di incontro con l’altro all’interno di una cornice “fantastica” della campagna Toscana. Ideato come “momento d’incontro” in cui l’opera agevola l’unità corpo mente spirito.  Strutturato per dare ampia possibilità di mettersi in gioco attraverso creatività e nuove prospettive, attivate dall’utilizzo di materiali artistici espressivi. Da sempre, in modi diversi, il labirinto parla della rischiosa complessità del mondo, di vita e morte, di bene e male, di perdizione e redenzione; parla anche di solitudine, di angosce e paure, di misteri occulti e segreti gelosamente custoditi.

Il ripetersi di figure e forme geometriche rimandano al concetto dell’eterno ritorno e ricordano la transitorietà della vita umana. Il Rischio in assenza di limiti per conoscere se stessi in cui il destino diventa intrigante capriccioso e ingannevole è stato al centro di un focus esperienziale con tempi e ritmi che si sono sempre adattati al gruppo presente proprio per rispetto dei peculiari movimenti del gruppo che io considero un sistema mosso e sorretto da un campo informato che guida verso la risoluzione migliore.

Ho impiegato la meditazione consapevole perché essa si rivela un’attitudine umana universale. Una intenzionale e non giudicante modalità di essere attenti al dispiegarsi dell’esperienza, nel momento presente. Qualità base della mente che consente lucidità, visione, risonanza, empatia, resilienza. Attraverso questo mezzo i partecipanti sono stati guidati all’interno di un Viaggio metaforico per una consapevolezza del percorso da attraversare. L’uso delle maschere come materiale artistico ha favorito la possibile interazione con il mistero che avvolge il labirinto. Esercizi in gruppo e a coppie pensati per comunicare la profondità di se stessi e una nuova modalità di interazione.  

Il risultato è stato raggiunto con emozione e coinvolgimento e sarà riproposto in toscana con grande umiltà e riconoscimento al “genius loci” che mi ha permesso di compiere in armonia con il sacro bosco una esperienza di alta risonanza emotiva. Grazie.

Nessun commento:

Posta un commento