Da
sempre affascinata dagli studi antropologici sul “symbolum” sintesi del mistero
significante riconducibile o legato ad un
luogo un oggetto un segno od una azione, ho potuto toccare con mano il
valore intrinseco di un immagine che porta in sé e richiama suggestioni antiche
e memorie primitive, in un esperienziale da me condotto su un antico labirinto all’interno della magica
cornice boschiva presso l’Agrituirsmo Montebelli Caldana di Grosseto.
Di
fatto l’ottica antropologica che riguarda il labirinto ha sempre avuto
nelle epoche e nelle società più diverse
“valore di modello iniziatico: VITA - MORTE - RINASCITA legato all’idea
della morte come passaggio ad una nuova vita.. Rappresenta i motivi della
prova dell’iniziazione” in cui viene considerato
come una “porta” passaggio con tutte le sue aperture e chiusure, entrate e
uscite strettamente affine alla sequenza INGRESSO – PROVA – SUPERAMENTO PROVA -
USCITA.
Porta
che ha essa stessa il significato di verifica e. dove i protagonisti riescono a
superare questa, non senza difficoltà possono accedere alla prova vera e
propria del Viaggio iniziatico.
Quindi
potremmo ipotizzare il labirinto come metafora che indica “il motivo della purificazione e
dell’iniziazione dell’eroe attraverso la prova”. Il continuo vagare in luoghi labirintici
potrebbe rappresentare la condizione necessaria affinchè, superata la serie di
prove, l’iniziato possa mondarsi dalle colpe miseramente umane e placare l’ira
divina … In un mondo del tempo presente
in cui è difficile distinguere tra verità e apparenza, la via d’uscita per il
moderno Viaggiatore è frutto di una conquista lenta e faticosa quasi a
simboleggiare che lungo e pieno d’ostacoli è il cammino che conduce l’Uomo al
possesso della verità se mai questa possa essere raggiunta.
Nella
nostra vita abbiamo incontrato (chi più chi meno) in alcune circostanze una
serie di impedimenti, difficoltà, prove interminabili o peregrinazioni che ci hanno spinto ad inseguire situazioni
senza via d’uscita a scegliere soluzioni sbagliate o a ritornare spesso sui
propri passi. Ecco che il labirinto assume di volta in volta un significato
che cambia. Per alcuni metafora di assenza di una via d’uscita per altri
simbolo di un Viaggio senza limiti nel limite architettonico dato dal disegno
geometrico più o meno complesso costituito da varie linee e corsie disposte in
una spirale -oppure un quadrato- che tracciano un percorso verso il centro,
dove l’ingresso coincide con l’uscita
segnalando così fin dall’inizio la sua costituzionale ambivalenza simbolica
ovvero la vicinanza, sovrapposizione o addirittura coincidenza fra significati
opposti. Il
disordine che crea confusione nelle scelte è solo apparente ma chi entra
rischia di rimanerci intrappolato,perché il suo mistero è simile al caos
primordiale che genera un ordine, serpente arrotolato, viscere, cervello.
Investito di poteri magici dove tutto appare non lineare seppur geometrico. La
complessità fisica del percorso labirintico è quindi illusoria probabilmente
dovuta all’effetto suggestivo delle sue spire che s’avvicinano e s’allontanano
dal centro prima di giungervi. In realtà il labirinto delimita uno spazio ben
ordinato e ritmato da armonie geometriche sacre.
Geometria
sacra che contiene diversificati elementi misterici che descrivono con eleganza
fenomeni architettonici, artistici, matematici, scientifici. Negli antichi
insegnamenti di geometria sacra, la sacralità di tutte le cose nell’Universo
può essere descritta in termini di schemi geometrici provenienti dalla mano di
Dio dove molte cose contengano inaspettatamente una geometria nascosta non
ovvia a prima vista.
Secondo
Dan Winter scienziato,
pioniere della video animazione, esperto mondiale della Geometria Sacra, il
labirinto è la proiezione simbolica bidimensionale delle spirali Phi Φ ( Phi detto numero d’oro la cui proporzione è 1,618)
che fanno il toroide (è facile vederlo osservando una pigna). Il toroide
secondo questa fisica eterica sarebbe il mattone della materia e l’atomo. Il
labirinto secondo Winter è una proiezione simbolica dei giri che le spirali Phi
della luce fanno nel centrare il nucleo dell’atomo.
Di
indiscutibile complessità sono invece le tantissime valenze simboliche,
esoteriche spirituali e mistiche che agiscono da sempre sulla psiche umana. Il
labirinto è la rappresentazione figurativa di realtà astratte e coinvolgenti,
la cui traiettoria orizzontale s’interseca con un’aspirazione verticale verso
conoscenze difficilmente accessibili. Benché racchiuso in spazi apparentemente
limitati ci indica invece un viaggio oltre il limite, verso una dimensione ancora da esplorare.
Quale valore può avere il labirinto e gli inganni
ad esso collegati se non la trasformazione simbolica di espansione crescita e
sviluppo con tutti i suoi contrari. Creazione evoluzione e dissoluzione dei
meandri della mente, spirale infinita di Energia Universale, Fonte Divina, Flusso
di Vita.
Il
labirinto come emblema universale per eccellenza della ricerca dell'infinito
del non-limite da parte di noi esseri finiti e limitati. Chi lo percorre o
contempla diventa consapevole che il
confine fra umano e divino, fra finito e infinito è misteriosamente permeabile.
Non a caso la sua unica apertura,
ingresso e uscita, ci tenta irresistibilmente al transito. Questo
simbolismo, intricato e multiforme come il disegno stesso, subisce varie e
significative trasformazioni nel tempo riflettendo
così l’evoluzione del pensiero dell’uomo, la sua maturazione e il suo misurarsi con le sfide che la
coscienza e crescente conoscenza gli impongono.
Nel Laboratorio da me condotto dal
titolo “Labirinto: realtà ingannevole” avevo l’ambizioso
obiettivo di promuovere conoscenza esperienziale sul Labirinto nel bosco sostenuto dal tema del convegno “Fabula e
Realtà” a cui ho partecipato in veste di relatore esperenziale. Ho pensato di
strutturarlo come un modo consapevole di manifestare se stessi e la modalità di
incontro con l’altro all’interno di una cornice “fantastica” della campagna
Toscana. Ideato come “momento d’incontro” in cui l’opera agevola l’unità corpo mente spirito. Strutturato per dare ampia possibilità di
mettersi in gioco attraverso creatività e nuove prospettive, attivate
dall’utilizzo di materiali artistici espressivi. Da sempre, in modi diversi, il
labirinto parla della rischiosa complessità del mondo, di vita e morte, di bene
e male, di perdizione e redenzione; parla anche di solitudine, di angosce e
paure, di misteri occulti e segreti gelosamente custoditi.
Il
ripetersi di figure e forme geometriche rimandano al concetto dell’eterno
ritorno e ricordano la transitorietà della vita umana. Il Rischio in assenza di
limiti per conoscere se stessi in cui il destino diventa intrigante capriccioso
e ingannevole è stato al centro di un focus esperienziale con tempi e ritmi che
si sono sempre adattati al gruppo presente proprio per rispetto dei peculiari
movimenti del gruppo che io considero un sistema mosso e sorretto da un campo
informato che guida verso la risoluzione migliore.
Ho
impiegato la meditazione consapevole perché essa si rivela un’attitudine umana
universale. Una intenzionale e non giudicante modalità di essere attenti al
dispiegarsi dell’esperienza, nel momento presente. Qualità base della mente che
consente lucidità, visione, risonanza, empatia, resilienza. Attraverso questo
mezzo i partecipanti sono stati guidati all’interno di un Viaggio metaforico
per una consapevolezza del percorso da attraversare. L’uso delle maschere come
materiale artistico ha favorito la possibile interazione con il mistero che
avvolge il labirinto. Esercizi in gruppo e a coppie pensati per comunicare la
profondità di se stessi e una nuova modalità di interazione.
Il
risultato è stato raggiunto con emozione e coinvolgimento e sarà riproposto in
toscana con grande umiltà e riconoscimento al “genius loci” che mi ha permesso
di compiere in armonia con il sacro bosco una esperienza di alta risonanza
emotiva. Grazie.
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