In
tempi e luoghi diversi il processo economico ha trovato la sua collocazione istituzionale
e ha mutato i rapporti tra società ed economia che sono comprensibili in un
ottica antropologica di transazioni condivise che giustificano le relazioni
interpersonali.
Questo
in parte quanto sottolinea Polany nella sua opera “ la grande trasformazione
1944” richiamandosi ai contributi dell’antropologia (Malinowski Mauss Boas )
cerca di mostrare che il motivo del guadagno non è “naturale” per l’uomo. Le
economie primitive non sarebbero comprensibili se si attribuissero ai loro
protagonisti motivazioni utilitaristiche. Esse funzionano invece sulla base di
complesse reti di obbligazioni condivise che motivano il comportamento
individuale.
Il
perseguire un guadagno è diventato importante solo negli ultimi secoli con il
crescere dell’economia di mercato che spinge a ricercare una azione economica
ispirata al guadagno non vi è quindi una “naturale propensione al guadagno”
nell’uomo. I beni, secondo l’autore sono soggetti a tre principi
fondamentali che possono regolare le
attività: produzione, redistribuzione e scambio di mercato; nelle società dove
prevalgono reciprocità e redistribuzione non vi è la “ricerca“ del guadagno ma
una forma di integrazione che passa attraverso la reciprocità e la redistribuzione.
Un esempio di reciprocità: genitori con i figli e viceversa,
uno scambio non mediato dalla moneta e avviene tra soggetti che sono legati da un
vincolo extraeconomico. Reciprocità quindi come forma di integrazione basata
sugli scambi per rinforzare i legami sociali, quando prevale i beni e i servizi
vengono scambiati sulla base di aspettive che prevedono il ricevere altri beni
e servizi fissati da norme sociali condivise (le quali prevedono anche i tempi
e i modi). Sono regolate da istituzioni che perseguono chi non le rispetta, a
differenza dello stato e del mercato che costruiscono transazioni impersonali e
universali. Oltre agli scambi familiari vi è la reciprocità fra estranei (donazioni,
volontariato) attraverso il “dono” e la reciprocità si crea un sentimento di fiducia
tra chi opera. L’esempio di reciprocità della sottoscritta è il volontariato
come clown di corsia che in cambio riporta un sentimento di utilità sociale e
costituisce una continuità di legame con l’Associazione, con i colleghi e con
le persone con cui entro in relazione.
Un esempio di redistribuzione: Quando organizzazioni sociali più complesse come lo stato, attraverso le tasse e la spesa pubblica, redistribuisce risorse e potere d’acquisto (trarre il maggior beneficio possibile dalla stessa quantità di denaro o dalle risorse messe a disposizione). E’ una azione che si genera quando un centro organizzato è in grado di raccogliere risorse e ridistribuirle, secondo determinati criteri, tra i membri di una data collettività. Una forma di integrazione che sottende una solidarietà tra estranei e prevede un centro politico che dispone del potere per far accettare le modalità di trasferimento e allocazione dei beni da redistribuire ai membri della società secondo determinate regole. Come meccanismi di redistribuitività pubblici usa: una politica fiscale, tasse e trasferimenti monetari; una politica sociale che fornisce prestazioni previdenziali, sevizi sociali e sanitari. L’esempio personale è la raccolta di fondi, organizzata da una Comunità di volontariato di cui faccio parte, che è stata utilizzata per una organizzazione che si occupa di bambini disabili.
Se
in un’economia moderna l’economia ruota intorno al mercato - che costituisce
l’elemento centrale e qualificante del sistema di produzione, distribuzione e
consumo, -l’economia e il
mercato non coincidono: reciprocità e redistribuzione continuano ad essere
forme di scambio strutturate su logiche distinte, non orientate all’efficienza
e che in questo modo contribuiscono a rispondere a bisogni diversi.
Possiamo
quindi sostenere che Reciprocità e Redistribuzione svolgono un ruolo di
equilibrio per completare il ruolo che ha lo “scambio di mercato” a volte
troppo desocializzante (allentamento progressivo dei legami sociali, declino
del senso comunitario, disaffezione verso le istituzioni politiche, fenomeni di
intolleranza).
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